Gromo e Gandellino, un percorso per le famiglie: la fede nella vita di tutti i giorni

La vita delle famiglie e la buona novella del Vangelo di Gesù che si intrecciano e si abbracciano. Perché la fede abita la vita vissuta, che si scopre luogo di grazia. E allora anche la Santa Messa per le famiglie non è un rito distante, ma un momento denso di significato. 

I parroci di Gromo e Gandellino, in alta Val Seriana, da qualche mese hanno avviato un percorso dedicato alle giovani famiglie delle loro parrocchie, che prevede una Santa Messa celebrata in un modo un po’ particolare, una volta al mese.

“Siamo partiti con una Messa aggiuntiva, destinata alle famiglie, a Natale e Pasqua, che era necessaria per la diminuzione dei posti in chiesa a causa delle normative Covid – inizia a raccontare don Ruben Capovilla, parroco di Gandellino e Gromo San Marino -. Da lì abbiamo continuato questa proposta, con questa Messa celebrata circa una volta al mese: la prepariamo insieme io e don Ivan Alberti, parroco di Gromo, e la proponiamo nello stesso giorno sia a Gandellino sia a Gromo”.

Tutto è pensato partendo dalla sensibilità e dalle esigenze dei più piccoli. “Seguiamo innanzitutto il rito dei fanciulli: la Messa è ridotta all’essenziale, agli elementi minimi più semplici. La durata è dunque minore: di solito mezz’ora o poco più. Vengono sottolineate alcune parti e viene proposto un metodo che parte dalla vita. Si comincia riflettendo su realtà o situazioni che le persone vivono, utilizzando frasi e fotografie: l’abbiamo fatto per il tema della stima, per il lavoro, per gli abbracci. Questi cinque minuti iniziali aiutano a far comprendere una realtà della nostra vita e in particolare delle nostre famiglie. C’è poi l’incontro con la Parola di Dio, il Vangelo, e con Gesù Cristo che si offre nell’Eucaristia. Curiamo molto il silenzio e invitiamo spesso a gesti concreti, come scrivere qualcosa o andare dai propri famigliari a dire qualcosa”.

Partire dalla propria esperienza per accogliere proprio lì la Parola di Dio e il suo corpo offerto. “Diamo molta importanza all’introduzione perché altrimenti sembra che la Messa sia staccata dalla propria vita. Allo stesso modo ha molta importanza anche la benedizione finale. Abbiamo cercato di curare un piccolo percorso legato a figure di santi: nelle prime tre tappe abbiamo guardato a san Francesco, al beato Palazzolo e a santa Teresa di Calcutta come campioni di abbracci, di spese e di stima. Da lì riceviamo l’invito ad andare nel mondo”.

La sfida vera è riuscire a comunicare anche ai più piccoli. “Bisogna trovare le poche parole essenziali da dire, il lavoro più grosso è quello. L’omelia dura pochi minuti: ci sono alcune parole all’inizio, alcune dopo il Vangelo, e ancora prima della consacrazione, del Padre nostro e della Comunione”.

Nata dall’emergenza Covid, l’esperienza della Messa delle famiglie si sta radicando sempre di più dentro queste comunità dell’alta Val Seriana. “Non si è trattato di un semplice ripiego, ha rivelato molti aspetti positivi anche per noi: impieghi molto più tempo a preparare la Messa che a celebrarla, ma è una sfida per provare a parlare il linguaggio delle famiglie e a camminare insieme a loro. Non è niente di speciale, ma si lega bene anche al tema scelto dalla Diocesi per quest’anno: la famiglia è il luogo dove la vita accade”.