Quattro parrocchie, duemila abitanti, un solo parroco: l’unità pastorale della Val del Riso e la bellezza di camminare insieme

Pellegrinaggio pastorale Val del Riso

Quattro parrocchie, molto diverse tra loro. Un unico parroco. Un’Unità pastorale avviata ormai da quattordici anni. Gorno, Oneta, Cantoni d’Oneta e Chignolo d’Oneta hanno complessivamente poco più di 2.000 parrocchiani. Dal 2017 a guidare l’Unità pastorale della Val del Riso c’è don Federico Chiappini.

“L’Unità Pastorale qui ha rappresentato un impegno e anche una fatica: non era un’idea facile da capire e da mettere in pratica – inizia a raccontare don Federico -. Si tratta di quattro parrocchie molto diverse: Gorno è quella più grande, il cui territorio corrisponde al Comune, ha circa 1.500 abitanti; Oneta è sui 450, poi ci sono le altre due che non arrivano nemmeno a 100 abitanti, Cantoni d’Oneta e Chignolo d’Oneta. Sono situazioni molto diverse: Gorno, pur essendo sullo stesso Comune, è una parrocchia frammentata, ci sono nove chiese, manca un centro identificato in cui ritrovarsi, mentre le altre ce l’hanno. La vita parrocchiale è molto diversa”.

Il percorso dell’Unità Pastorale ha comportato dei cambiamenti. “Ogni parrocchia ha la sua vita liturgica, ma ci sono delle attività proposte insieme, come la formazione dei catechisti e alcuni momenti celebrativi, tra cui il sacramento della Cresima per i ragazzi. L’Unità pastorale si esprime anche in un organismo, il Consiglio dell’Unità pastorale, costituito al posto dei quattro consigli pastorali. Ad esso si affianca un altro organismo generale, l’Equipe educativa. Anche gli oratori prevedono alcune attività insieme: la più importante è quella del CRE, ma ci sono anche le iniziative della settimana di don Bosco”.

La pandemia, un duro colpo: “Su molti fronti ci siamo fermati”

La pandemia ha rappresentato un duro colpo per tutti. “In questi due anni di Covid su molti fronti ci siamo fermati: il ritrovarsi nel coordinamento è l’aspetto che ha sofferto di più. Non siamo riusciti per adesso a riattivare iniziative a livello di Unità pastorale e questo ci manca”.

Ma in questo le esperienze dedicate ai ragazzi hanno rappresentato alcune delle gioie più belle del cammino compiuto fin qui. “Per quanto riguarda il CRE lo scorso anno abbiamo fatto esperienza di modalità nuove, utilizzando le due strutture degli oratori di Gorno e Oneta: tutti i ragazzi hanno vissuto momenti sia a Gorno sia a Oneta, anche con la fatica degli spostamenti, ma seguendo la linea di attività comuni”.

La configurazione geografica delle parrocchie rappresenta, senza dubbio, una difficoltà in più. “C’è la fatica legata agli spostamenti, oltre alle caratteristiche diverse delle singole parrocchie. Quelle piccole vivono una vita che si identifica di più attorno alla chiesa, mentre si vive in modo diverso a Gorno, dove la situazione è più complessa, forse più ricca ma meno coesa. C’è qualche difficoltà a rapportarsi. 

Chiuse le scuole del comune di Oneta, i bambini vanno a Gorno

Negli ultimi anni è accaduto anche un passaggio difficile a livello civile: sono state chiuse le scuole nel Comune di Oneta, ora tutti i bambini si recano nel plesso di Gorno.

Da una parte questo costringe a trovarsi insieme ma è stato un passaggio sofferto, ha tolto le scuole ad un Comune e non è stato facile accettarlo. È aumentata la paura che Gorno assorbisse tutta la realtà delle altre comunità”.

Non è facile nemmeno per un parroco, pur con la collaborazione di un religioso monfortano come vicario parrocchiale, riuscire a gestire tutti gli impegni. “La fatica dei preti è venire incontro alla richiesta della comunità di avere ancora una vita parrocchiale distinta. Penso al numero delle celebrazioni: per adesso possiamo continuare così ma diventa sempre più difficile continuare la situazione delle parrocchie autonome. Fino a poco tempo avevamo un altro aiuto stabile, che ora è venuto meno. In estate abbiamo ancora un aiutante ma non sappiamo fino a quando riusciremo. Tra sabato sera e domenica abbiamo nove messe festive, a cui in estate se ne aggiungo altre presso i santuari, quello del Crocifisso all’inizio della valle e quello della Madonna del Frassino in cima, che rappresentano un riferimento comune per la valle”.

Alcuni incontri vissuti negli anni scorsi hanno fatto già sperimentare, però, la bellezza di camminare insieme. “Si sono organizzati momenti che hanno visto il ritrovarsi di tutta la comunità: penso alla giornata della vita, che prevede una celebrazione comune con tutte le famiglie dei bambini appena battezzati, o ad un’altra esperienza fatta, legata al territorio: la giornata di salvaguardia del creato, che per tre anni a settembre ha rappresentato un ritrovo per tutte le parrocchie al santuario della Madonna del Frassino”.