Papa Francesco: è giusto che chi ha sbagliato possa redimersi

Vaticano, 3 novembre 2021: udienza generale di Papa Francesco in Aula Paolo VI - foto SIR/Marco Calvarese

“Senza questa rivoluzione della tenerezza rischiamo di rimanere imprigionati in una giustizia che non permette di rialzarsi facilmente e che confonde la redenzione con la punizione”. 

È il monito del Papa, che al termine della catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di San Giuseppe, padre nella tenerezza, ha ricordato in modo particolare “i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono in carcere”.

“È giusto che chi ha sbagliato paghi per il proprio errore, ma è altrettanto più giusto che chi ha sbagliato possa redimersi dal proprio errore”, ha ribadito Francesco, secondo il quale “non possono esserci condanne senza una finestra di speranza: qualsiasi condanna  ha sempre una finestra di speranza”.

Non possono esserci condanne senza speranza

“Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle carcerati, e preghiamo per loro, perché trovino in quella finestra di speranza una via di uscita verso una vita migliore”, l’invito ai presenti. Infine, una preghiera: “San Giuseppe, padre nella tenerezza, insegnaci ad accettare di essere amati proprio in ciò che in noi è più debole. Fa’ che non mettiamo nessun impedimento tra la nostra povertà e la grandezza dell’amore di Dio. Suscita in noi il desiderio di accostarci al Sacramento della Riconciliazione, per essere perdonati e anche resi capaci di amare con tenerezza i nostri fratelli e le nostre sorelle nella loro povertà. Sii vicino a coloro che hanno sbagliato e per questo ne pagano il prezzo; aiutali a trovare, insieme alla giustizia, anche la tenerezza per poter ricominciare. Insegna loro che primo modo di ricominciare è domandare sinceramente perdono per sentire la carezza del Padre”.

“Dio non si spaventa dei nostri peccati, è più grande dei nostri peccati, è padre, è un amore tenero”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla figura di San Giuseppe, padre nella tenerezza.

“Dio non è spaventato dai nostri peccati”

“Dio non è spaventato dai nostri peccati: dai nostri errori, dalle nostre cadute, ma è spaventato dalla chiusura del nostro cuore, dalla nostra mancanza di fede nel suo amore”, ha fatto notare il Papa, commentando la parabola del Padre misericordioso, raccontata nel Vangelo di Luca: “E’ spaventato dalla nostra mancanza di fede nel suo amore. C’è una grande tenerezza nell’esperienza dell’amore di Dio. Ed è bello pensare che il primo a trasmettere a Gesù questa realtà sia stato proprio Giuseppe”.

Poi Francesco, a braccio, ha raccontato l’esperienza di un gruppo di giovani, che “sono stati colpiti dalla parola del Padre misericordioso e hanno deciso di fare un’opera di teatro pop con questa storia. E l’hanno fatta bene”.

“Alla fine – ha proseguito Francesco – c’è un amico che ascolta figlio che si era allontanato dal padre e che voleva tornare a casa, ma aveva paura che il papà lo cacciasse via e lo punisse. E l’amico gli dice: ‘Manda un messaggero, e dì che tu vuoi tornare a casa. E se papà ti accetta, che metta un fazzoletto bianco alla finestra, così tu lo vedrai da lontano’. Così è stato fatto, e l’opera continua fino al momento in cui il figlio entra nella strada finale e si vede la casa. Alza gli occhi e vede la casa piena di fazzolettini bianchi”.

“Così è la misericordia di Dio”, ha commentato il Papa: “non si spaventa nostro passato, delle nostre coese brutte, soltanto si spaventa della chiusura. Tutti noi abbiamo conti da risolvere, ma fare i conti con Dio è una cosa bellissima, perché noi cominciamo  parlare e lui ci abbraccia. La tenerezza”.