I miei primi giorni di Didattica A Distanza del 2022 (no, non ne esco bene)

Dicono “mal comune mezzo gaudio” ma no, in questo caso non funziona. Non mi consola sapere che ci siamo dentro in tanti. Stamattina ho intercettato lo sguardo della mia vicina di casa, affacciata alla finestra: “Anche tu in DaD?”.

“Sì cavoli, siamo al secondo giorno e già non ne posso più. Dobbiamo farne dieci in totale, mi sale l’ansia”.

“Quanto ti capisco. Io non solo ho la figlia in DaD, ma nell’asilo privato in cui lavoro mi hanno detto di starmene a casa senza retribuzione per una settimana. Poi boh. E’ tutto assurdo. Qui in paese sono a casa i bambini di ben quattro classi, per due positivi. Così non se ne esce, sono demoralizzata”.

Demoralizzata. La parola che meglio descrive ciò che provo.

GIORNO ZERO

Non ti rendi conto delle cose finché non ti succedono. L’altra mattina porto i miei figlia a scuola, poi corro in ufficio. La notizia che in classe c’è un positivo arriva verso ora pranzo. “La classe è posta in sorveglianza sanitaria”. Sono le 13.00, andrò a prendere mia figlia alle 16.00, poi dovrò entro sera farle fare un tampone. Chiamo tutte le farmacie della zona e mi rendo conto che l’impresa non sarà facile. Intanto dovrei lavorare, ma il chiodo fisso ce l’ho in testa, se Alice verrà blindata in casa per 10 giorni a me resta ben poco da programmare.

Arrivata a scuola, mia figlia sa già cosa l’aspetta ed è disperata, perché a 6 anni e mezzo il tampone lo odia, e ha ragione. Ci mettiamo in coda nella farmacia giusta, ne usciamo con un fantastico esito negativo, che ormai suona come una vittoria, un sospiro di sollievo, un trofeo da esibire. I bambini in attesa in coda lo sanno, ti chiedono se sei positivo o negativo e tu pensi “oddio, dove stiamo arrivando”. Il positivo che ormai è l’unico vero negativo, da additare, da accusare. Beh, in ogni caso poco conta, perché Alice i 10 giorni a casa se li farà comunque. I casi in classe sono due, quindi tutti in DaD. Didattica a distanza che, dopo oltre due anni di pandemia, è ancora del tutto inadeguata a far da supplente alla didattica di bambini di prima o seconda elementare. Mandano l’orario via mail, domani si comincia alle 9.00 con la prima lezione online del 2022.

GIORNO 1

Corri corri corri. Porti a scuola Tommaso, lasci a casa da sola Alice che intanto si veste e fa colazione. Saluti Tommy davanti al cancello della scuola alle 8.30, riparti al volo e torni. A casa Alice ha già predisposto tutto, con link vari e pc, peccato che dalla scuola non sia ancora giunto nessun segno. Sono le 9.00. Attendi. Alle 9.44 la comunicazione “urgente” che la maestra non è riuscita a collegarsi. Ti sale la rabbia. Perché dopo tre anni di DaD alla scuola non perdoni più nulla. Pretendi organizzazione. Pretendi rispetto per il genitore che è costretto a fare equilibrismi col lavoro. Pretendi rispetto per tua figlia che è in attesa. La mattinata passa con tanti dubbi e nessuna certezza.

GIORNO 2

Corri corri corri. Tommaso va a scuola, Alice si veste, si pettina, è pronta per la DaD. “Vedi che brava?! Mica come te che ne staresti in pigiama tanto chissenefrega”, pensi tra te e te. Così provi a tirarti insieme. Ci colleghiamo a Classroom, sembra incredibile ma forse tutto funziona.

“Alice, esco un attimo per una telefonata di lavoro, torno subito”. Perché ovviamente in casa il cellulare non prende, quindi corri fuori e chiami con la frenesia di un SuperEroe che in cinque minuti salverà il mondo. Domande, amletici dubbi, questioni infinite da risolvere, clienti che pretendono, lavoro da inventare e ricreare col massimo della fantasia possibile, efficienza e lucidità al top da simulare, altra gente da chiamare. Ma torni a casa e in giardino trovi Alice in lacrime che cerca di scavalcare la recinzione: “Mamma! Mi si è spento il computer proprio mentre la maestra mi faceva una domanda!!! Ho provato a venirti a cercare”.

Ti senti uno schifo. Ecco, tua figlia aveva bisogno di te e tu non c’eri. La consoli, tornate al pc, tutto riparte. Non si capisce se lezione successiva ci sia, nessun segno dalla maestra, che compare magicamente dopo venti minuti. “Scusate bambini, non funziona il computer, sto usando il cellulare”. Alle 11.15 è già tutto finito. Per oggi solo due orette lorde e via, le insegnanti sono in difficoltà.

Tu devi finire un progetto. Devi scrivere tre articoli. E hai davanti tua figlia che ti guarda speranzosa: “Ci compriamo due brioches? Giochi con me?”. Chiudi tutto, tanto è inutile. E’ ormai ora di pranzo, cucini e in modo indegno molli tua figlia davanti a un meraviglioso cartone animato. Sì, sei una pessima madre. Ma devi pur sopravvivere.