Nell’era dei social vince chi urla di più. Suor Chiara: “Per dialogare bisogna essere disarmati”

Cara suor Chiara
Papa Francesco ha rivolto ai giornalisti e ai comunicatori un invito ad ascoltare. Mi occupo con altri volontari del bollettino della mia parrocchia e mi chiedo concretamente cosa voglia dire. In realtà mi sembra che l’ascolto manchi anche semplicemente tra la gente, quante volte capita di fraintendere quello che le persone dicono anche in buona fede e nelle attività della comunità cristiana! Che cosa ne pensate? Un caro saluto, vi ringrazio e vi chiedo se potete di pregare per me.
Angelo

La capacità di ascoltare sta attraversando una profonda crisi, caro Angelo! In molti ambiti della nostra vita, in molte situazioni concrete delle nostre comunità e della nostra società, dimostriamo di non essere molto disponibili al dialogo e al confronto fraterno. Se osserviamo attentamente ci rendiamo conto di quanto la preoccupazione di prevalere sugli altri serpeggi in modo subdolo e che il gridare sia diventato spesso l’unico modo per comunicare tra di noi; ci illudiamo che gridando sempre più forte, e a volte persino “sbraitando”, possiamo dominare sugli altri e esserne i vincitori.

Quel silenzio “buono” che fa spazio agli altri

L’antico proverbio “Il bel tacere non fu mai scritto” sembra proprio fuori moda, un miraggio lontano, impossibile da raggiungere. Non mi riferisco al tacere fine a sé stesso, segno, spesse volte, di distacco dai propri fratelli o di risentimento, ma quel silenzio che permette di ascoltare e di riflettere prima di rispondere; insomma, quello necessario per dialogare

Nell’era dei social dove “tutto” deve essere detto subito e dove vince chi urla di più, gli sfoghi verbali spesso sono come un fiume in piena che, rompendo gli argini, provocano ovunque grandi disastri, privandoci della possibilità di costruire relazioni.

Spesse volte, inoltre, ci poniamo in ascolto di colui che ci sta parlando, preoccupati innanzitutto di ribattere per zittire il presunto avversario oppure ascoltiamo “prigionieri” di preconcetti mentali o distorsioni emotive ed affettive. Il rischio, allora, è di fraintendere.

“Sentiamo”, ma non ascoltiamo oppure lo facciamo dal nostro punto di vista, forse troppo rigidi nelle nostre posizioni, incapaci di ammettere che la verità si cerca insieme.

Ognuno guarda la realtà da un punto di vista diverso

Per dialogare in modo corretto è necessario essere consapevoli che nessuno è padrone della verità e che ciascuno guarda la realtà da un punto di vista diverso, la interpreta con categorie differenti e la esprime con linguaggio e simbologie proprie. È indispensabile guardare l’altro come a un fratello e non come a un nemico, spogliandoci delle nostre aspettative per aprirci alla novità che egli ci comunica, pronti anche a rendere ragione delle proprie scelte, del proprio parere, delle proprie decisioni se è necessario. 

Il dialogo implica virtù particolari, quali ad esempio, la povertà di spirito, l’umiltà, la mitezza, la comprensione e il coraggio, senza le quali la comunicazione diventa un monologo, oppure uno sfogo inutile, che dà adito a fraintendimenti e che causa malcontento e divisioni.

Questi atteggiamenti interiori, però, non sono “farina del nostro sacco”, ma dono dello Spirito santo e proteggono la comunità da inutili divisioni, alleanze o prese di posizioni che, a volte, rasentano l’ideologia. 

Per dialogare bisogna essere disarmati

San Francesco e santa Chiara d’Assisi hanno intuito molto bene che per dialogare è indispensabile essere poveri interiormente e disarmati; quando, infatti, non si ha nulla da difendere, né la propria immagine, il proprio io, le proprie idee e nemmeno il proprio Dio, si è disponibili ad accogliere ogni persona e ad entrare in relazione con lei, anche se diversa da noi per carattere, sensibilità, lingua, scelta di vita e perfino religione. 

La sfida che ci attende ogni giorno è grande e impegnativa perché coinvolge le dimensioni interiori di entrambi gli interlocutori: non lasciamoci scoraggiare “gettando la spugna” difronte ai presunti fallimenti relazionali

Buon cammino, carissimo Angelo! Buon impegno! 

E non preoccuparti: la nostra preghiera per te è assicurata.