“Siate misericordiosi”. Le celebrazioni per la Giornata del Malato a Sotto il Monte

Sarà la parrocchia di Sotto il Monte ad accogliere quest’anno le celebrazioni diocesane per la 30ª Giornata mondiale del malato, che ricorre venerdì 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes. Tema della Giornata, scelto da Papa Francesco, è «“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso“ (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità».

Questo il programma delle celebrazioni nella chiesa parrocchiale-santuario di Sotto il Monte. Alle 15,30 Rosario, seguito alle 16 dalla Messa solenne, presieduta dal vicario generale monsignor Davide Pelucchi, durante la quale sarà amministrato il Sacramento dell’unzione degli ammalati.

Alle 20,30 Rosario meditato e processione-fiaccolata nel Giardino della Pace, guidati da don Michelangelo Finazzi, direttore dell’Ufficio diocesano pastorale della salute  (le celebrazioni saranno trasmesse anche sulla pagina Facebook del santuario).

Una giornata istituita da Giovanni Paolo II nel 1992

«Con lo scopo di creare un “un momento speciale di preghiera e di condivisione, di offerta della sofferenza” — racconta monsignor Claudio Dolcini, parroco di Sotto il Monte — nel 1992 Papa Giovanni Paolo II decise di istituire la Giornata mondiale del malato, da celebrarsi l’11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes. L’invito di Gesù Cristo a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso a medici, infermieri, tecnici di laboratorio, addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre».

La celebrazione a livello mondiale si svolge ogni anno in un santuario o in una basilica in una nazione del mondo. Quest’anno era stato scelto il santuario della Madonna di Chapi ad Arequipa in Perù, ma a causa della pandemia si è optato per la basilica di San Pietro. Nel suo messaggio per la Giornata, Papa Francesco ricorda come l’attenzione pastorale ai malati si è sempre più consolidata, anche se «molta strada rimane da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno».

La pandemia accentua la solitudine dei malati

Il Pontefice, facendo propria una frase del filosofo Lévinas («Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro»), ricorda che «quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso si fa più urgente. Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena?». Questo rende ancora più fondamentale la presenza di testimoni della carità di Dio «che sulle ferite dei malati versano l’olio della consolazione e il vino della speranza».