Ogna, Alta Valle Seriana. Una piccola comunità di suore con la porta aperta

La sveglia suona di prima mattina nella casa delle suore delle Poverelle a Ogna. Alle sette suor Luiselide, la superiora, è già sulla soglia della scuola dell’infanzia parrocchiale di Villa d’Ogna ad attendere i bambini. 

Per le religiose dell’istituto fondato dal beato Luigi Palazzolo – che il 15 maggio sarà proclamato santo – accogliere vuol dire anche aiutare i piccoli a sfilarsi il cappotto, sistemare un bottone del grembiulino, donare una carezza e una parola gentile a chi ha nostalgia di casa.

In questo palazzo, donato alla congregazione dai conti Moroni, dopo la pandemia sono rimaste tre suore: con la superiora ci sono anche suor Franchina e Suor Marcella. “Le vocazioni sono molto diminuite – sottolinea suor Luiselide – questa è l’unica comunità rimasta nella zona”. 

Nell’ambito del pellegrinaggio pastorale nella fraternità 2 della Cet (Comunità ecclesiale territoriale) 2 dell’Alta Val Seriana, il vescovo monsignor Francesco Beschi ha celebrato nei giorni scorsi il rosario nella cappella, realizzata quando l’edificio è stato trasformato in un convento, abbellita da alcuni dipinti dell’artista bergamasca Cosetta Arzuffi.

La vocazione dell’accoglienza: all’inizio c’era un orfanotrofio

“Questo spazio ha cambiato aspetto e funzione molte volte – sottolinea suor Luiselide – è stato prima un orfanotrofio, poi un convento. Prima della pandemia, quando siamo arrivate noi tre, nel 2019, ospitava religiose anziane autosufficienti, ma da quando è iniziata la pandemia si è reso necessario trasferirne la maggior parte in strutture più adatte. In tutto questo tempo c’è sempre stata almeno una suora che collaborava con la scuola dell’infanzia parrocchiale, che in passato apparteneva all’istituto, e aiutava la parrocchia nella catechesi. Abbiamo realizzato in questo modo il carisma della congregazione che abbraccia sia l’educazione sia l’accoglienza degli ultimi, quelli che non hanno altri a cui rivolgersi”. 

Il palazzo ha stanze ampie e luminose, che mostrano ancora le sue origini di residenza nobiliare, anche con gli arredi sobri e funzionali di oggi.

Si sviluppa su tre piani, conta 17 camere e trenta posti letto. Ci sono un’ampia cucina, una dispensa, grandi saloni con alte volte ora usati come sale riunioni per gruppi e associazioni della zona, ma anche per accogliere le lezioni di danza delle bambine del paese.

“Purtroppo – sottolinea suor Luiselide – quest’anno a causa della pandemia i corsi non sono ancora ripartiti”. 

Nuovi modi, nuove forme: nel tempo tante trasformazioni

La missione dell’accoglienza non si ferma, cambia soltanto forma: “Ci è capitato di ospitare ritiri, anche di un giorno soltanto, esercizi spirituali, gruppi degli oratori, associazioni, scout. Offriamo la possibilità di usare la cucina in autogestione, oppure, se necessario, per la preparazione dei pasti ci danno una mano alcune volontarie della parrocchia. Pochi giorni fa abbiamo accolto la comunità Il Mantello di Torre Boldone. Avvengono qui anche gli incontri del gruppo “La Casa” di pastorale familiare”.

Suor Luiselide è originaria di Filago: “Sono entrata nella congregazione delle Suore delle Poverelle nel ’63 e ho festeggiato il cinquantesimo di vita religiosa nel 2015. Mi sono occupata a lungo degli orfani e poi dei bambini della scuola materna, come direttrice e poi come insegnante. Se tornassi indietro rifarei tutto: sono felice della mia scelta e di come si è realizzata la mia vocazione”. 

Un forte legame con la comunità locale

C’è un forte legame con la comunità locale: “Ogni giorno una di noi va in parrocchia per collaborare con le attività quotidiane, le celebrazioni e la catechesi. Ci prendiamo cura anche dei paramenti liturgici, svolgendo lavori di cucito e di ricamo. Queste attività ci hanno tenuto compagnia nei lunghi mesi del lockdown, quando non potevamo uscire né avere contatti con l’esterno. Questa zona è stata colpita duramente, ci sono stati tanti morti e avvertivamo il dolore di non poter confortare le famiglie in momenti così difficili. Il paese è piccolo e c’è una buona partecipazione alle attività della comunità, comprese le Messe serali celebrate nella nostra cappella. Nessuna di noi è giovane, purtroppo, ma continuiamo con gioia la nostra opera seguendo ciò che dice il beato Palazzolo, che ci invita a essere sempre disponibili. Dove altri non arrivano ci siamo noi, con la nostra povertà. La nostra casa ha la porta aperta”.