Ponte Nossa, il vescovo ai volontari Caritas: il nemico più temibile è l’individualismo

Nel santuario della Madonna delle Lacrime di Ponte Nossa c’è un grande coccodrillo imbalsamato. La leggenda narra che fu posto nella chiesa da un mercante come ex voto, per la protezione ottenuta dall’aggressione di questo feroce rettile, sul punto di sbranarlo, mentre poi l’uomo sarebbe riuscito a ucciderlo e a riportarne le spoglie. Il suo gesto – che la storia sia vera o no – riporta a un elemento fondamentale: il senso di appartenenza a una comunità, che oggi saremmo tentati di porre in antitesi con l’individualismo corrente.

Solitudine, gioco d’azzardo, droga, ma anche tante difficoltà nel mantenere in equilibrio il bilancio familiare: sono questi i problemi più comuni tra le persone che si rivolgono al Centro d’ascolto interparrocchiale di Ponte Nossa. 

Ai nostri tempi è l’individualismo, però, il nemico più temibile, come ha sottolineato il vescovo monsignor Francesco Beschi incontrando i volontari in una tappa del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 2 della Cet 2 Alta Valle Seriana: “È una condizione autodistruttiva, che regge finché va tutto bene, finché non ci troviamo nella condizione di dover dipendere da altri”. Come risposta a questa tendenza dominante, sottolinea il vescovo, “è importante far crescere una cultura della solidarietà e della fraternità, che si traduce nel volersi bene, perdonarsi ma anche aiutarsi a vicenda, è la sorgente di un bene offerto a tutti”.

Un Centro d’ascolto interparrocchiale per cinque comunità

Fanno riferimento a questo Centro d’ascolto interparrocchiale cinque comunità della zona: oltre a Ponte Nossa anche Ponte Selva, Premolo, Gorno e Oneta. “Fra i volontari – ha spiegato Damiano, il coordinatore – ci sono alcuni giovani, e questo fa ben sperare per il futuro”.

Il Centro coordina l’azione delle diverse realtà che contribuiscono a offrire risposte alle fragilità del territorio.

Il Centro missionario gestisce un emporio dove abiti e oggetti usati trovano nuova vita: “C’è chi ci dona materiali che non usa più, come coperte, materassi, utensili da cucina e indumenti, purché siano in buono stato – ha chiarito Giuliana, rappresentante del gruppo -. Noi li sistemiamo e li mettiamo a disposizione. Chi ne ha bisogno può ritirarli in cambio di un’offerta. I fondi che raccogliamo vengono destinati a progetti di solidarietà”.

L’associazione “Il buon samaritano” a servizio della parrocchia

C’è poi l’associazione parrocchiale “Il buon samaritano” che, come ha affermato Mauro, il responsabile “serve la comunità nelle sue necessità concrete”, con una particolare attenzione agli anziani, alle famiglie in difficoltà, alle emergenze abitative. Franco Battista, di Ponte Nossa, è il referente dell’attività locale della comunità “Promozione umana” fondata da don Chino Pezzoli, e si occupa di formazione, di prevenzione delle dipendenze e di assistenza alle famiglie.

“Ci appoggiamo – ha raccontato – al Centro d’ascolto di Fiorano, dove si svolgono incontri di auto e mutuo aiuto, con la guida di una psicologa. Viene offerta anche la possibilità di colloqui individuali per chi sta cercando sostegno in un momento di emergenza. Abbiamo instaurato legami con tutte le comunità della Valle Seriana alle quali offriamo ogni mese articoli di approfondimento a tema per i notiziari parrocchiali. Da vent’anni svolgiamo volontariato alla Stazione di Bergamo ogni sabato pomeriggio”.

Volontari in affanno di fronte a una realtà complessa

Ogni azione contribuisce a creare un quadro ricco e variegato, in continuo mutamento. I volontari a volte si sentono in affanno di fronte a una realtà sempre più complessa: “Sappiamo – ha aggiunto Damiano – di non riuscire a raggiungere tutte le famiglie in difficoltà, molte non si rivolgono a noi per pudore”.

Ci vorrebbero, come ha chiarito Mauro “un ascolto e un’attenzione diffusa in tutta la comunità, per poter affiancare in modo tempestivo le persone più fragili”.

L’importante, come ha ribadito monsignor Beschi, al di là di ciò che viene fatto concretamente, è mantenere una consapevolezza delle motivazioni e del senso delle attività: “Questi sono problemi sociali, che riguardano tutti”.

L’originalità del contributo di una comunità cristiana

In che termini – si è chiesto il vescovo – la comunità cristiana deve farsene carico? “Ce ne occupiamo perché siamo cristiani, condividendo il cammino con persone che non lo sono, affiancando le istituzioni pubbliche che sono in prima fila, ma tenendo presente che la carità non può sostituire la giustizia sociale. Bisogna chiedersi quale può essere il contributo originale delle nostre comunità, far crescere la cultura della solidarietà, attingendo dal Vangelo il proprio sguardo fondamentale”, perché la Chiesa “non si può ridurre a organizzazione”.

“Non possiamo confonderla – ha aggiunto il parroco di Ponte Nossa don Alessandro Angioletti – con una onlus come tante”.

Anche nelle piccole comunità dell’Alta Valle Seriana la società è cambiata rispetto al passato e si sentono la necessità e l’urgenza di recuperare la cultura del volontariato: “La spinta decisiva – ha concluso il vescovo, manifestando gratitudine per tutto l’impegno, il tempo e l’energia profusa dai volontari – arriva dall’atmosfera che una comunità cristiana riesce a creare”.