Vertova, la San Vincenzo e l’avventura di aprire un nuovo centro d’ascolto: “La carità riguarda tutti”

In questo tempo di riflessione e narrazione in cui le Associazioni sono state coinvolte in merito al cammino sinodale avviato nello scorso ottobre, le Conferenze territoriali della San Vincenzo sono state interpellate per dare il loro contributo e la Conferenza di Vertova ha voluto portare all’attenzione una sua esperienza concreta di azione e coinvolgimento territoriale, che oggi sentono come un segno della sinodalità che Papa Francesco ci chiede di percorrere.

Luigi Gualdi, vincenziano storico della Conferenza locale, per anni impegnato attivamente nell’Amministrazione Comunale e oggi impegnato anche come tesoriere dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Centrale della Associazione, ci rende partecipi di questa esperienza.

“Qualche anno fa, quando il parroco don Giovanni Bosio ha pensato di aprire un Centro di Ascolto per accogliere i bisogni di tutti coloro che bussavano alla sua porta, non ha voluto aprire un servizio ex novo, scegliendo invece di confrontarsi con i volontari già attivi nella parrocchia.  Così interpellata, la San Vincenzo ha dato subito la propria disponibilità per garantire la propria presenza insieme ad altri volontari della parrocchia.

Accanto alla tradizionale visita presso le famiglie fragili, ci sembrava utile offrire un luogo dedicato all’ ascolto dei bisogni di quelle persone che difficilmente ci avrebbero aperto la propria casa. Avere una sede fissa ha permesso di strutturare meglio l’aiuto e ci ha dato maggiore fiducia e affidabilità nei rapporti col Servizio Sociale Comunale. Una maggior visibilità nella comunità ha permesso di sensibilizzarla ai bisogni dei più fragili.

Guardarsi negli occhi per parlare di progetti, difficoltà e sogni

Al Centro di Ascolto vengono le persone vengono ad esporci difficoltà, progetti, a volte i loro sogni e qualche volta si riesce a dare una mano per realizzarli. Comunque tutti vengono ascoltati con pazienza e rispetto anche se non è sempre facile.

Sono venuti a trovarci anche i ragazzi dell’Oratorio, a cui abbiamo mostrato come organizziamo la nostra dispensa degli alimenti da donare, spiegato le attività di ascolto, vicinanza e prossimità e loro stessi si sono resi disponibili nelle occasioni delle Collette Alimentari.

È impagabile la sensazione di condividere la possibilità di fare del bene, di dedicare un po’ di tempo agli altri, di seminare semi di generosità e speranza, perché nessuno sia dimenticato, soprattutto i più fragili. Se tenessimo solo per noi questa esperienza, personalmente appagante nonostante le fatiche, saremmo come un terreno arido che non permette a nessun germoglio di spuntare e crescere.

Molti pensano che la carità sia “compito nostro”. Ma non è vero

Proprio sullo stimolo del cammino sinodale, una criticità è emersa forte: tutte le Associazioni con finalità sociali del paese avrebbero potuto partecipare più attivamente alla gestione del Centro di Ascolto, invece ci siamo trovati quasi “delegati” perché la carità è “compito nostro”.  Vorremmo che non fosse più così, vorremmo che ognuno pensasse al benessere di ogni cittadino e partecipasse al bene comune. Non può essere solo un “affare di fede”, deve essere anche un interesse civile condiviso e partecipato da tutti. Le problematiche che ci vengono presentate devono interessare tutta la comunità religiosa e civile. 

Per noi vincenziani della Conferenza di Vertova la presenza al Centro ha fatto crescere molto la capacità di analisi dei bisogni della nostra comunità e ha dato modo di dare una speranza in più a tanti nostri fratelli in difficoltà. Sono piccoli semi che a volte fanno vedere anche i frutti.

Ci vuole una risposta ai bisogni condivisa e concertata

E ci ha reso consapevoli che da soli possiamo fare poco, ci vuole una risposta ai bisogni condivisa e concertata. Mi piace ricordare una famiglia originaria del Marocco che abbiamo aiutato in vari modi.

Poi è emigrata in Francia con i figli ormai grandi, riuscendo col tempo a risolvere i propri problemi. La mamma ogni tanto torna a Vertova a trovare una sorella e non manca di passare a salutarci e ringraziarci per l’aiuto dato nei tempi difficili.

Dice sempre “non mi sentivo sola“. A lei siamo grati per la gioia che proviamo nell’aver donato poco del nostro tempo e delle nostre risorse, ma oggi più che mai siamo tutti responsabili del non far sentire solo nessuno.