Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: leggerezza non è superficialità

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.

(Italo Calvino, Lezioni americane) 

Venti di guerra, ostilità stanno accompagnando queste ultime settimane, seminando incertezza e angoscia per una pace che ancora una volta sembra voler essere messa in discussione. Come è possibile di fronte a tali scenari parlare di leggerezza? Non sono certamente situazioni da prendere alla leggera, ma al contempo non possiamo nemmeno lasciar prevalere i sentimenti conseguenti ad esse. 

Un esercizio di fronte alle vicissitudini di ogni giorno

Una leggerezza che trova la sua trama nella vita quotidiana, un esercizio nell’affrontare le vicissitudini della vita di ogni giorno.

Se le ostilità che attanagliano le comunità internazionali possono sembrare fuori dalla nostra orbita, alcuni non le percepiscono così vicine o addirittura le considerano estranee, nessuno può dire lo stesso delle relazioni, delle scelte, delle realtà in cui si è immersi.

Certamente leggerezza non significa farsi scivolare tutto addosso, questo è chiaro menefreghismo, ma nel momento in cui veniamo interpellati e provocati da ciò e da chi ci circonda abbiamo la possibilità di assumere molteplici atteggiamenti.

Tra questi la leggerezza è una chiave che può favorire la distensione e il confronto, il dialogo e l’incontro, la saggezza e il sorriso.

Lasciare spazio al perdono, verso gli altri e verso noi stessi

Una leggerezza che può essere data dal non prendersi troppo sul serio, dal non ritenersi impeccabili, dal non farsi travolgere e dominare dall’orgoglio che altro non fa che generare le dimensioni opposte: tensione e muri, silenzi e scontri, stoltezza e volti cupi. 

È un invito, quello di Calvino, che si radica in quello che nell’antichità, ma ancora oggi, può essere considerato il centro della persona, il cuore, che a seconda da ciò, da chi è abitato genera differenti approcci alla vita. I cosiddetti macigni affondano il cuore, frutto di rigidità, di rivendicazioni, di pesantezza data a torti e problemi presenti nella vita. Non significa banalizzare o sciacquare con un getto d’acqua tutto ciò, ma consentire di affrontarli con serietà senza dubbio, lasciando spazio al perdono, verso gli altri e verso noi stessi. 

Planare sulle cose dall’alto, non tanto per sganciare bombe o sentenze e giudizi, altrettanto distruttivi, ma piuttosto per avvicinarsi alle cose e alle persone con delicatezza, sensibilità e appunto, leggerezza.