“La preghiera è una forza che supera qualsiasi barriera. Uno strumento potente per ottenere la pace”

C’era una marea di persone nella chiesa parrocchiale delle Grazie per il momento di preghiera per la pace in Ucraina, invasa dalle truppe russe, con morti, devastazioni e tanti profughi.

L’iniziativa, tenutasi dalle 13,30 alle 14 di mercoledì delle Ceneri 2 marzo, soprattutto per chi lavora in città, è stata promossa da Acli Bergamo in collaborazione con altre associazioni, movimenti e parrocchie cittadine, in comunione con tutti i nove monasteri della diocesi, per rispondere al forte appello di Papa Francesco di dedicare il mercoledì delle Ceneri alla preghiera e al digiuno per la pace in Ucraina.

«La guerra — ha detto il vicario generale monsignor Davide Pelucchi nelle riflessioni — è una lotta fra bene e male, giustizia e ingiustizia, fra il principe della pace e il principe del male. Dalla Croce, Gesù Cristo pregava e perdonava. La più grande speranza attinge dalla vittoria di Cristo sul male, che dà la certezza che nella storia non sarà il male a prevalere».

La preghiera non è evasione dalla realtà

I cristiani credono fermamente nella preghiera. «È una forza che fa superare ogni differenza di lingua, razza e religione. Siamo riuniti per pregare per essere operatori di pace e procurare la pace. Nelle Beatitudini si dice “Beati gli operatori di pace”, cioè essere non soltanto pacifici, ma diventare operatori di pace».

C’è chi afferma che, di fronte alla guerra, ai bambini rinchiusi nei rifugi, alle famiglie separate, la preghiera è sterile. «I cristiani — ha proseguito monsignor Pelucchi — sono convinti che la preghiera è uno strumento potente per ottenere la pace. La preghiera non è evasione dalla realtà, non si prega soltanto quando ci si sente impotenti e passato il pericolo la preghiera cessa. Noi cristiani sappiamo che la guerra è il fallimento della politica e dell’umanità. La preghiera cambia i cuori. Siamo uniti spiritualmente, personalmente e comunitariamente al Cristo, principe della pace ».

Cerchiamo la pace dentro di noi, nelle nostre famiglie

Monsignor Pelucchi ha ricordato episodi e persone. Poco prima che cadesse il Muro di Berlino, la gente si radunava a pregare in una chiesa, nonostante i soldati cercassero di impedire l’ingresso. Anni dopo, un esponente del governo di allora disse: «Non eravamo preparati alla preghiera».

Poi la filosofa carmelitana Santa Edith Stein, morta in una camera a gas, che prendeva le distanze da chi considerata inefficace la preghiera. Infine il viaggio del sindaco di Firenze Giorgio La Pira, profeta di pace, che a Mosca disse a un inviato del governo che il suo primo giorno di permanenza l’avrebbe dedicato alla preghiera, altrimenti la sua missione non aveva senso. «Noi cristiani — ha concluso il vicario generale — crediamo che la preghiera renda più umano l’uomo e diciamo no all’indifferenza verso i nostri fratelli. Usciti da questa chiesa, pregate ancora e nutrite sentimenti compassionevoli verso i bambini, gli uomini e le famiglie in Ucraina. Chiediamo il dono della pace per l’Ucraina e nelle nazioni del mondo dove c’è la guerra e insieme cerchiamo la pace dentro di noi, nelle nostre famiglie, negli ambienti di lavoro e di vita dell’uomo». Al termine, si è svolto il rito dell’imposizione delle Ceneri sul capo dei presenti.