Ucraina, l’appello del vescovo: “Accogliere le persone che fuggono dalla guerra con il calore di un abbraccio”

In cammino per la pace. Foto di Giovanni Diffidenti

“Ho lanciato un appello ad offrire alle persone che fuggono da luoghi di guerra il calore delle parrocchie, per mostrare il volto delle comunità cristiane”. È un invito a “fare il bene senza stancarsi, non solo nell’emergenza” quello rivolto dal vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi alle comunità cristiane ieri, durante una giornata intensa di preghiera e di digiuno, nella quale è risuonato forte a Bergamo il desiderio di pace.

Il vescovo ha partecipato a diversi appuntamenti: una preghiera ecumenica con i rappresentanti delle diverse chiese cristiane presenti nella nostra diocesi, dal forte lavoro simbolico. Ha manifestato l’unità d’intenti dei cristiani di fronte alla più grande delle tempeste, la minaccia della guerra che sta scuotendo l’Europa e il mondo in questi giorni.

La diocesi si è mobilitata fin dall’inizio dell’emergenza mettendo a disposizione molti alloggi di primo soccorso per le persone in fuga dall’Ucraina, al Monastero di Matris Domini e in Seminario. La Caritas sta coordinando l’accoglienza dei profughi e ha avviato una sottoscrizione in collaborazione con la Fondazione comunità Bergamasca e L’Eco di Bergamo. Quella di cui ha parlato il vescovo però è un’accoglienza “diffusa”, che possa offrire calore umano, l’abbraccio dell’amicizia, non solo alloggio e cibo. Un’occasione straordinaria per tradurre lo spirito evangelico in gesti concreti, tendendo la mano a persone che hanno sofferto molto, a una comunità di persone già presenti in città che normalmente si prendono cura delle nostre case, delle nostre famiglie, degli anziani.

Il vescovo ha rafforzato il richiamo alla pace a partire dalla conversione del cuore anche nel rito delle ceneri celebrato in Cattedrale: “Non stanchiamoci di pregare – ha detto -. Abbiamo bisogno del sostegno di Dio. Tante volte è tornata in questi anni l’espressione “nessuno si salva da solo”, ed è vero anche che nessuno si salva senza Dio. Non stanchiamoci di digiunare, soprattutto dal peccato. Ha espresso apprezzamento per la grande sensibilità e il movimento di solidarietà espresso in questi giorni dai bergamaschi. Cogliamo l’occasione di fare del bene, anche fuori dall’emergenza”.

Oltre duemila persone, ieri sera, si sono messe in cammino in silenzio, sommessamente, portando con sé solo una preghiera silenziosa e le bandiere della pace. Sono partite dal Patronato San Vincenzo, dove si è svolta una veglia, poi hanno attraversato la città fino alla Cattedrale. Il percorso è stato accompagnato da letture, riflessioni e canti, e l’insistente richiesta della pace. Il vescovo ha rivolto anche a loro il suo saluto, andandogli incontro sui gradini del Duomo, sottolineando quanto sia impegnativo questo momento e questo cammino, che spinge a chiedersi “che prezzo si è disposti a pagare per la pace”. Sia la preghiera ecumenica, sia il rito delle ceneri sia l’incontro con i giovani – fra i quali moltissimi scout – che hanno partecipato al cammino di pace hanno evocato più volte le parole di San Giovanni XXIII, papa della pace, che nella “Pacem in terris” ha indicato la strada da seguire in quattro pilastri: verità, giustizia, libertà e carità. Una traccia valida anche oggi.

Foto copyright di Giovanni Diffidenti