Ucraina. Mara Morini, politologa: “La guerra ci costringe a correre per trovare nuove soluzioni a problemi già vecchi”

“Mai avremmo immaginato di sentire ancora il rombo dei cannoni in Europa”. La frase della senatrice a vita Liliana Segre riassume tutta l’amarezza e l’inquietudine di noi “spettatori dell’abisso”, citando la definizione dello scrittore britannico Ian McEwan. 

Siamo al diciassettesimo giorno di guerra in Ucraina, Paese cuscinetto tra l’autocrate Putin e l’Europa libera, invasa dalle truppe russe. Una guerra che ha già causato molti morti tra la popolazione civile e ha spinto gli ucraini a lasciare la loro terra per località più sicure. 

Mentre scriviamo le ultime notizie dicono che le forze russe sono vicine a Kiev bombardata durante la notte insieme a Mykolaiv. Se questa “guerra crudele”, come l’ha definita Papa Francesco, non fosse già abbastanza, la siccità e la pandemia stanno provocando un aumento imprevedibile dei costi di produzione, packaging e trasporto di alimenti come la pasta e altri prodotti di prima necessità. Il blocco delle importazioni da Ucraina e Russia minaccia la filiera agroalimentare. Tutto ciò ha provocato una corsa all’accaparramento: farina, zucchero e olio di semi. Il governo sta pensando a un piano di emergenza, c’è allarme per energia e diverse filiere, quindi taglio dei consumi negli uffici pubblici, stoccaggio di materie prime, aiuti a famiglie e imprese. 

Il Premier Mario Draghi al vertice Ue a Versailles ieri ha dichiarato: “Putin non vuole la pace. Non siamo in economia di guerra, ma prepariamoci”. Benzina, luce e gas stanno aumentando, oltre limiti che sembravano invalicabili, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Dopo cinquant’anni nel nostro Paese si torna a parlare di Austerity quando a cavallo tra il 1973 e il 1974 molti governi dei Paesi occidentali, compreso quello italiano, furono costretti a emanare disposizioni volte al drastico contenimento del consumo energetico, in seguito alla crisi petrolifera del 1973. 

Ne parliamo con la politologa Mara Morini, professoressa associata di Scienza politica all’Università di Genova, dove insegna Politics of Eastern Europe e Politica comparata.

  • Professoressa Morini, per quale motivo la Russia ha invaso l’Ucraina e che cosa vuole davvero Putin? 

«Putin vuole evitare che l’Ucraina rientri nella sfera di influenza degli Stati Uniti e dell’Unione Europea e per fare questo ha intenzione di destituire il presidente Zelensky, il suo governo e fare in modo che l’Ucraina rientri nella sfera di influenza russa. Quindi in modo di avere oltre alla Bielorussia anche l’Ucraina come quelle famose “linee rosse” di cui Putin aveva parlato nel vertice di Ginevra con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden lo scorso giugno».

  • Perché in Ucraina si parla di II Guerra Fredda? 

«In realtà non è un termine da applicare solo alla questione ucraina. Di una II Guerra Fredda se ne parla da quando sono cambiati i rapporti tra la Russia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea in seguito a determinati eventi come le rivoluzioni colorate, le invasioni in Georgia per l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia nel 2008 e soprattutto nel 2014 con quella annessione della Crimea alla Federazione Russa, che ha determinato uno spartiacque nei rapporti tra Occidente e la Russia». 

  • La minaccia nucleare è concreta? 

«Sì, è concreta, non solo per il potenziale nucleare di cui dispone la Russia di Putin, ma anche perché, come abbiamo visto, l’Ucraina ha diverse centrali nucleari e al momento l’esercito russo è arrivato a Chernobyl e anche in quella di Zaporižžja, la più grande centrale in Europa, che ha sei reattori nucleari e costituisce una forma di pericolo e di minaccia. Quindi la deterrenza nucleare, è chiaro, viene utilizzata per evitare che gli avversari politici intraprendano un’azione per sostenere concretamente l’Ucraina». 

  • Perché l’Ucraina è così importante per la Russia e per l’Occidente? 

«È un Paese al confine, come dice la parola stessa “Ucraina” (il toponimo Ucraina deriva dall’antico slavo orientale u okraina, formato da u (“vicino, presso”) e okraina (“periferia”), che divide due storie secolari, due storie diverse e in contrapposizione, legate da una cultura per certi tratti abbastanza simile, anche la Russia ha una sua componente europea. L’Ucraina ha diverse risorse minerarie, è sempre stato considerato non solo il granaio dell’Unione Europea ma anche della Russia. L’Ucraina ha delle risorse che un Paese come la Russia vorrebbe avere e di cui appropriarsi. Allo stesso tempo c’è anche una questione legata ai rapporti tra Stati Uniti, Nato e Russia, dove l’Ucraina accelerando negli ultimi anni la richiesta di adesione alla Nato, al contempo ha accelerato la distanza con la Russia. Due popoli che comunque si considerano dal punto di vista della popolazione e dell’opinione pubblica, come popoli fraterni». 

  • Nella guerra tra Ucraina e Russia può intervenire o no la Nato e l’ONU? 

«La Nato non può intervenire, perché l’Ucraina non è un membro della Nato, quest’ultima può solo cercare, come sta facendo, di rafforzare le basi già esistenti nei Paesi Nato confinanti, quindi per esempio in Polonia piuttosto che in Ungheria. Qualora la Nato decidesse di intervenire,  ci troveremmo davanti a una escalation del conflitto che potrebbe diventare se non mondiale, continentale. L’Onu potrebbe intervenire, però tra i suoi membri permanenti c’è la Russia, non solo la Cina. Abbiamo già visto come la Russia possa bloccare determinate iniziative dell’Onu». 

  • In questa guerra, come si sta comportando la Cina? 

«La Cina tiene in considerazione quelle che potrebbero essere le conseguenze economiche dei rapporti tra Cina e Occidente, la Via della Seta, quindi nel tempo si è presentata come uno Stato che vuole mediare e vuole una risoluzione pacifica di questo conflitto. Dall’altro lato però la Cina ha fatto delle affermazioni che ci hanno confermato una forte partnership con la Russia, non ha condiviso le sanzioni nei confronti della Russia, ma soprattutto ha dichiarato che se la Russia ha reagito è colpa dell’espansione della Nato». 

  • L’Occidente potrà fare a meno del gas e del petrolio russo considerato che i rappresentanti degli Stati europei riuniti due giorni a Versailles hanno discusso su come aumentare la spesa per la difesa e per raggiungere l’indipendenza energetica dagli idrocarburi russi entro il 2027? 

«Non può farne a meno nel breve periodo, c’è un tentativo da parte della Commissione Europea che pochi giorni fa ha rilanciato il progetto Repower Eu, che prevede una riduzione di due terzi dell’entrata del gas russo entro la fine del 2022. Qualcosa come 100 miliardi di metri cubi in meno dai tubi di Mosca, che ora fornisce circa il 40 per cento del metano che arriva nell’Unione Europea. “Un progetto molto ambizioso”, così l’ha definito il vice-presidente esecutivo della Commissione Europea Frans Timmermans. Nel frattempo pensando al prossimo autunno, stanno valutando varie alternative, come una richiesta maggiore di gas fornito dall’Arabia Saudita, così come un ritorno al carbone».  

  • I riflessi tangibili di questa guerra li stiamo sentendo anche noi. È troppo presto per parlare di Austerity? 

«Questo lo decideranno soprattutto gli interventi della Banca Centrale Europea. È chiaro, c’è una situazione che viene costantemente monitorata e ovviamente ci sono degli interventi dei singoli Stati volti a cercare di ammortizzare il più possibile quelli che possono essere gli effetti anche per le sanzioni rivolte alla Russia. L’Italia si trova in una posizione vulnerabile dal punto di vista socio economico, perché stiamo cercando di uscire dalla pandemia. Ci sono Stati che potranno reagire meglio di altri, altri che avranno più difficoltà. In Ucraina è in atto una guerra, vi sono molti morti, ma vi è una ricaduta economica. Già stiamo assistendo ad aumento di prezzi di generi nel settore agroalimentare e non solo. Questo conflitto ci ha messo di fronte alla realtà, ora dobbiamo correre per cercare di risolvere delle situazioni che chiedevano invece una risposta tanti, tanti anni fa». 

  • Secondo l’Unhcr, agenzia Onu per i rifugiati, più di 2,2 milioni di persone hanno già lasciato il Paese  per non parlare dei milioni di sfollati interni. È il più grande esodo e il più repentino dalla II Guerra Mondiale? 

«Sì, i dati dimostrano che è quello più grande soprattutto in un breve periodo, due settimane, ed è destinato ad aumentare. Una situazione drammatica, inconcepibile che spiega la crudeltà di questo gesto, il cinismo di Vladimir Putin, assolutamente ingiustificabile. Una situazione che non avremmo mai pensato di vedere e alcuni di rivivere in questo momento, e che mette in luce come adesso ci sia bisogno di corridoi umanitari, di un aiuto umanitario e di sostenere un’azione diplomatica».

  • Putin aveva in mente una guerra lampo come si dice spesso? 

«Non credo, avrebbe avuto senso se avesse voluto solo il territorio del Donbass. Occupare l’Ucraina che è il doppio dell’Italia con 45 milioni di persone, ritengo che nessuno Stato avrebbe pensato di farlo in termini di guerra lampo».

  • Quanto potrebbe resistere un Putin messo all’angolo e come può finire la guerra in Ucraina? 

«Dipenderà da quanto durerà. La Russia di Putin non può permettersi di sostenere economicamente e anche strategicamente l’esercito militare in Ucraina per mesi e mesi. I consulenti economici russi stanno cercando di capire quali possano essere le sanzioni che potranno avere un effetto minore sull’economia, sui prezzi, sulla svalutazione del rublo e quindi sulle ricadute sul popolo russo. Ecco perché il fattore tempo è importante, più si va avanti e più aumentano i morti militari russi, i morti civili ucraini e il numero dei profughi. La guerra durerà ancora parecchio, almeno secondo le previsioni, i prossimi giorni saranno molto importanti, se da un lato abbiamo informazioni di una volontà da parte di Zelensky e di Putin di trovare una soluzione, allo stesso tempo vediamo che i movimenti di carri armati attorno alla città di Kiev lasciano presupporre un ultimo assedio. Sono ore cruciali. L’eventuale presa di Kiev diventa tatticamente importante per dichiarare una vittoria da parte della Russia. L’Ucraina è praticamente circondata in una morsa, in queste ore il raid è sull’Ovest. I russi hanno avuto più successi militari nella parte orientale e meridionale, lì non c’è una forte resistenza della popolazione, sono anche più filorussi. La parte Occidentale dell’Ucraina sta dando più filo da torcere a Putin. Veramente “una guerra crudele”, inaccettabile sotto tutti i punti di vista, priva di senso nel 2022. Sono convinta che Putin abbia voluto chiudere politicamente con l’Occidente, guarda alla Cina, all’India, a un altro mercato economico, non gli importa se i russi ricchi non posso più venire in vacanza in Occidente e noi non possiamo più andare in Russia. Vladimir Putin ha la forma mentis di un cechista, cioè di un aderente alla CEKA, la polizia segreta russa istituita da Lenin».