Convegno missionario a Bergamo, la ricerca sui gruppi parrocchiali: “Guardare vicino e rivolgersi a orizzonti lontani”

Non solo soldi. Sarebbe triste rinchiudere l’opera dei gruppi missionari nel recinto di una semplice “macchina” per spostare risorse economiche da qui ad altri luoghi del mondo.

Dietro al necessario movimento di reperimento fondi per rispondere a tanti bisogni diffusi, c’è quella che può essere definita la natura del gruppo missionario, la sua vocazione.

Se n’è parlato sabato 12 marzo durante il 97esimo Convegno missionario diocesano. Il programma del pomeriggio prevedeva l’analisi dei dati raccolti attraverso i questionari inoltrati nel 2021 dal Centro missionario diocesano ai gruppi missionari della diocesi. Hanno risposto in 113 fornendo un quadro delle caratteristiche e dello “stato di salute” di ciascun gruppo.

La vocazione del gruppo missionario: guardare vicino e lontano

Il sociologo Dario Nicoli ha elaborato i dati e li ha presentati durante i lavori del Convegno. “Le risposte raccontano una storia e aprono a percorsi possibili” ha detto.

Dai dati possono quindi nascere prospettive pastorali che don Massimo Rizzi, direttore del Cmd, ha voluto suggerire. “Il gruppo missionario ha la qualità dello strabismo dello sguardo, perché si rivolge lontano, sapendo guardare vicino”.

L’ambito dell’impegno sta in questo spazio dove ci si dedica alla formazione, si progettano attività di sensibilizzazione, dove ci si informa sulla situazione attuale di tanti luoghi del mondo e dove si valorizza il volontariato e la partecipazione giovanile. Quello dei giovani appare, dai risultati del questionario, un ambito su cui riflettere.

Risulta che la fascia d’età prevalente fra  componenti dei gruppi – pari al 50% del totale – sia quella fra i 60 e i 70 anni. Seguono quelle tra i 40 e i 50 anni e tra i 50 e i 60, quindi i 70-80enni e al 4,76% si pone la fascia sotto i 40 anni.

L’età dei volontari: per la maggior parte adulti o anziani

Giovani non più attratti da questo tipo di partecipazione o situazione di gruppi un po’ “fossilizzati” che non favoriscono l’ingresso di nuovi componenti (come dichiarato in alcune risposte)? “Sicuramente – ha osservato Nicoli – la grande rilevanza delle fasce adulte e anziani, unitamente alla scarsa presenza di giovani, richiama il tema della sensibilità religiosa nel passaggio d’epoca che stiamo vivendo”.

Don Rizzi ha invitato a non fermarsi ad un rapido giudizio che chiude con “non ci sono più i giovani di una volta”. “In questi anni in molti sono partiti e molti partiranno per esperienze di missione. – ha aggiunto – Il fatto che ci siano oggi giovani che dedicano tempo, energie e risorse per andare a conoscere la realtà delle missioni e che si mettono in gioco in questo ambito non può non interrogarci.

Vogliamo credere che si tratti solo della ricerca di un’esperienza particolare o di un valore aggiunto da inserire nel curriculum vitae? Incontrandoli e ascoltandoli ci accorgiamo che ci sono sempre motivazioni più profonde”.

“Fraternità e sinodalità fanno rima con missionarietà”

I temi della collaborazione e della condivisione hanno permesso di raccogliere nel questionario l’esperienza dei gruppi all’interno delle parrocchie. Gruppo catechisti e gruppo liturgico, Caritas, animatori dell’oratorio, associazioni del terzo settore del territorio rappresentano le realtà con cui maggiormente si sviluppa la collaborazione.

“Fraternità e sinodalità fanno rima con missionarietà. – ha detto don Rizzi – Attraverso la collaborazione si esprime la dimensione comunitaria del ‘fare bene il bene’. La modalità di vivere i nostri incontri, la programmazione delle attività, l’interazione con altri gruppi presenti nelle comunità sono la cartina di tornasole del nostro modo di vivere la sinodalità e dunque la missionarietà”.

Una relazione che, nell’analisi complessiva dei risultati del questionario, desidera allargarsi alle comunità vicine. La ripresa degli incontri in presenza e l’appuntamento del Convegno vengono visti come occasioni importanti per nutrire il bisogno di conoscenza e scambio reciproci e per condividere esperienze e riflessioni.