Papa Francesco all’udienza: “Ci vuole la saggezza dei vecchi per combattere la corruzione”

Roma, 7 ottobre 2021: Papa Francesco inaugura istituzione del ciclo di studi sulla “Cura della nostra Casa comune e tutela del Creato” e della Cattedra Unesco “On Futures of Education for Sustainability” - foto SIR/Marco Calvarese

“Gli esseri umani, quando si limitano a godere della vita, smarriscono perfino la percezione della corruzione, che ne mortifica la dignità e ne avvelena il senso”.

A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla vecchiaia, si è concentrato sul tema della corruzione, con ampi interventi a braccio.

“Quando si smarrisce la percezione della corruzione, la corruzione diventa una cosa normale”, ha spiegato: “Tutto ha il suo prezzo, tutto si compra, tutto si vende, le opinioni, un atto di giustizia… Questo nel mondo degli affari, in tanti mestieri è comune, e si vive spensieratamente anche la corruzione, come se fosse parte della normalità del benessere umano”.

”Quando vai a fare qualcosa e il processo è un po’ lento – ha raccontato Francesco –  quante volte si sente dire:  ‘Se mi dai una mancia accelero questo, se mi dai qualcosa vado più avanti. Lo sappiamo tutti questo: il mondo della corruzione sembra parte dell’essere umano, e questo è brutto. Stamattina ho parlato con un signore che mi parlava di questo problema, nella sua terra”.

“I beni della vita sono consumati e goduti senza preoccupazione per la qualità spirituale della vita, senza cura per l’habitat della casa comune”, ha proseguito il Papa: “Tutto si sfrutta. Senza preoccuparsi della mortificazione e dell’avvilimento di cui molti soffrono, e neppure del male che avvelena la comunità”.

“Finché la vita normale può essere riempita di ‘benessere’, non vogliamo pensare a ciò che la rende vuota di giustizia e di amore”, ha commentato Francesco: “Io sto bene, non devo pensare ai problemi, alle guerre, alla miseria umana, a tanta povertà e a tanta malvagità. Io sto bene, non mi importa degli altri. È un pensiero inconscio che ci porta a vivere uno stato di corruzione. La corruzione può diventare normalità? Purtroppo sì, si può respirare l’aria della corruzione come si respira l’ossigeno. È normale, ma è una cosa brutta, non è buona”.

“La saggezza dei vecchi ci vuole tanto, oggi, per andare contro la corruzione”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla vecchiaia, ha fatto notare che “le nuove generazioni aspettano da noi vecchi, da noi anziani una parola che sia profezia, che apra le porte a nuove prospettive a questo mondo spensierato, all’attenzione alle cose corrotte. La benedizione di Dio sceglie la vecchiaia, per questo carisma così umano e umanizzante”.

Che cosa apre la strada alla corruzione? “La spensieratezza che si rivolge solo alla cura di sé stessi”, la risposta di Francesco: “Ecco il varco che apre la porta alla corruzione che affonda la vita di tutti. La corruzione trae grande vantaggio da questa spensieratezza non buona: tutto va bene, non mi importa degli altri. Questa spensieratezza ammorbidisce le nostre difese, offusca la coscienza e ci rende – anche involontariamente – dei complici. Perché la corruzione non va da sola, sempre ha dei complici, si allarga”.

“La vecchiaia è nella posizione adatta per cogliere l’inganno di questa normalizzazione di una vita ossessionata dal godimento e vuota di interiorità”, la tesi del Papa: “Vita senza pensiero, senza sacrificio, senza interiorità, senza bellezza, senza verità, senza giustizia, senza amore; questo è corruzione, tutto. La speciale sensibilità di noi vecchi, dell’età anziana per le attenzioni, i pensieri e gli affetti che ci rendono umani, dovrebbe ridiventare una vocazione di tanti. E sarà una scelta d’amore degli anziani verso le nuove generazioni. Saremo noi a dare l’allerta, a dire: state attenti che la corruzione non ti porta a niente”.

“Sembra che il simbolo del diluvio stia guadagnando terreno nel nostro inconscio”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata ancora una volta alla vecchiaia, ha fatto notare che “la pandemia attuale mette un’ipoteca non lieve sulla nostra spensierata rappresentazione delle cose che contano, per la vita e per il suo destino”.

Oggi “siamo sotto pressione, esposti a sollecitazioni opposte che ci rendono confusi”, la tesi di Francesco: “Da un lato, abbiamo l’ottimismo di una giovinezza eterna, acceso dai progressi straordinari della tecnica, che dipinge un futuro pieno di macchine più efficienti e più intelligenti di noi, che cureranno i nostri mali e penseranno per noi le soluzioni migliori per non morire: il mondo dei robot. Dall’altra parte, la nostra fantasia appare sempre più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà”.

“Quello che succede con una eventuale guerra atomica”, ha aggiunto a braccio: “Il giorno dopo – se ci saranno ancora giorni ed esseri umani – si dovrà ricominciare da zero. Distruggere tutto per ricominciare da zero”.

“Il racconto biblico  ci dice una cosa impressionante”, ha ricordato il Papa: “Dio fu a tal punto amareggiato per la diffusa malvagità degli uomini, divenuta uno stile normale di vita, che pensò di avere sbagliato a crearli e decise di eliminarli. Una soluzione radicale. Potrebbe persino avere un paradossale risvolto di misericordia. Niente più umani, niente più storia, niente più giudizio, niente più condanna, niente di niente. E molte vittime predestinate della corruzione, della violenza, dell’ingiustizia sarebbero risparmiate per sempre”.

“Non accade a volte anche a noi – sopraffatti dal senso di impotenza contro il male o demoralizzati dai profeti di sventura – di pensare che era meglio non essere nati?”, si è chiesto Francesco: “Dobbiamo dare credito a certe teorie recenti, che denunciano la specie umana come un danno evolutivo per la vita sul nostro pianeta? Tutto negativo”.

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