“Autunno, che fascino!” La vita può essere piena di luce anche verso il tramonto

Suor Emanuela Signori vive nella Casa Madre delle Suore Orsoline di Gandino (casa di accoglienza per le suore anziane ed ammalate), donando il suo tempo e le sue energie per il buon andamento della comunità, in collaborazione con la responsabile delle suore. Nelle righe che seguono regala la sua originale riflessione sulla vita che volge al suo tramonto, maturata vivendo vicino alle sorelle ricche di anni. 


Prendo spunto da una caratteristica foto autunnale di copertina del Bollettino Parrocchiale de “La Val Gandino” di ottobre, per riflettere sulla vita che volge al suo tramonto.

Questo, perché? Perché ormai da alcuni anni mi trovo nella Comunità dell’Infermeria dell’istituto ”Suore Orsoline di Gandino”, nella quale porgo il mio modesto servizio, ma non di meno, come già suora ottantenne.

L’autore di questa foto nell’offrirla al pubblico, così l’ha commentata: ”Ho pensato all’albero che, a poco a poco diventa nudo, perdendo ad una ad una le foglie di cui era orgoglioso fino a poche settimane prima.

Mi sono chiesta se questa creatura potesse soffrire perdendo qualcosa di sé, della sua bellezza, della sua fierezza. Mi sono data questa risposta: l’albero sa che tra qualche mese sarà di nuovo primavera e che riconquisterà il suo splendore” .

La vita piena fino al tramonto

Osservando le Sorelle accudite, in Convento, non mi è difficile paragonarle alla foto proposta. La giornata della loro vita si è srotolata, anno dopo anno, “dal sorgere del sole fino al tramonto” germinando vita nella giovinezza, operosità nel tempo pieno della maturità adulta, offrendo frutti di testimonianza, nel tramonto in quanto l’autunno è sempre ricchissimo di frutti saporosi – variopinti – stagionali.

Queste mie sorelle, cariche di veneranda età, stanno donando non solo a chi le accudisce, o le avvicina, ma, come a cerchi concentrici, la loro offerta all’Unico che in giovane età avevano preferito su ogni altra possibilità, e a beneficio dell’umanità. Ora, come foglie abbandonate, non cessano di parlarci, di educarci, di farci riflettere.

Guardarle o intrattenersi con loro, certo come si può a secondo delle loro condizioni fisiche, è un dono del Signore, perché mi aiuta a vedere il positivo, a contemplare l’umanità sofferente abbracciata all’Albero della Croce.

La gentilezza di una parola e una carezza

La panchina affiancata al tavolo richiamata nella foto, è come se fosse un invito per ogni passante: ”Fermati, riposati, pensa, ammira e canta l’amore del “Cantico delle Creature”, cantico uscito dal cuore di Francesco quando anche lui era segnato dalle sofferenze.

Attorno a queste Sorelle il tumultuoso e agitato mondo si è fermato, ciò che ancora a loro suscita interesse sono la corona fra le mani sformate, il breviario logoro dall’uso e qualche altro oggetto religioso che da tempo portano con sé, perché ricco di significato.

Non disdegnano la carezza o un bacio in fronte. Anche quelle che apparentemente sembra non intendano, al gesto di affetto rispondono magari con qualche lacrima sul volto, privo di trucco, ma di umanità liberata dai tanti condizionamenti che segnano il nostro vissuto.

Madre Teresa di Calcutta, diceva: ”Un bimbo senza affetti cresce male, ma un vecchio senza amore muore presto”. L’arco della vita è completo solo quando abbraccia tutta l’esistenza. L’Istituto ha dato a questa Comunità la denominazione ”Lampade Viventi”. Ritengo, terminando, che tutte le Sorelle siano nel gruppo delle “Vergini con le lampade accese”.