Catechisti: i coordinatori nell’unità pastorale di Rovetta sono come direttori d’orchestra. L’incontro con il vescovo

La catechesi funziona come un’orchestra sinfonica nell’unità pastorale di Rovetta, in cui a far funzionare tutto in modo armonico c’è un gruppo di coordinatori, per aiutare i gruppi a proporre un cammino “più completo e diversificato possibile” nell’arco di tempo che va dalla prima classe della scuola primaria alla terza media.

Il gruppo di coordinamento della catechesi è un’esperienza “forse un po’ insolita ma molto preziosa” come spiega don Sergio Alcaini, parroco di Cerete Alto, Cerete Basso e moderatore dell’Unità pastorale.

L’obiettivo iniziale, come spiega Debora Schiavi, una delle coordinatrici, “era mettere a punto progetti specifici per le diverse classi per evitare ripetizioni e offrire ai ragazzi un cammino più ampio e completo possibile” durante la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. 

Nel tempo, però, l’orizzonte si è ampliato e arricchito, come è emerso sabato durante l’incontro con il vescovo monsignor Francesco Beschi a Fino del Monte, in occasione del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 1 della Cet 2 dell’Alta Valle Seriana. 

Incontri di formazione anche per i catechisti

“Negli anni – aggiunge Serena Pedrocchi, anche lei nel gruppo dei coordinatori – è emersa una richiesta di formazione da parte dei catechisti che ci siamo impegnati a soddisfare”.

Il gruppo di coordinamento, nato fra il 2015 e il 2016, da allora ha contribuito a creare molte occasioni d’incontro e quindi a mettere nuovi mattoni nella “casa comune” dell’unità pastorale: “Favorisce – osserva Debora – la nascita di amicizie e legami tra famiglie, bambini e ragazzi delle nostre sette parrocchie, alimenta la consapevolezza di far parte di una famiglia più grande dei confini di ogni singola comunità”.

I catechisti hanno chiesto al vescovo qualche suggerimento per affrontare in modo efficace le sfide di oggi: “A volte proviamo una sensazione di sbandamento – dice Serena – e non sappiamo come sostenere i catechisti in una vocazione tanto bella quanto impegnativa. Chi chiediamo inoltre se il metodo tradizionale che usiamo, vicino ai linguaggi scolastici, sia ancora efficace”.

Alla ricerca di forme adeguate alla contemporaneità

“Il contesto negli ultimi vent’anni è molto cambiato – ha sottolineato monsignor Beschi – L’ambito della catechesi ci interroga continuamente e ci spinge a metterci a confronto con le nuove generazioni, sollecitandoci a trovare forme adeguate alla contemporaneità.

Una volta era più facile vivere e sperimentare il senso della fede cristiana in famiglia e nella società, sostenuti dal clima generale e da abitudini diffuse, oggi non è più così. Ci sono mille proposte e una grande pluralità di punti di vista di cui dobbiamo in qualche modo tenere conto”.

Può esserci ancora un’influenza del Vangelo e dei valori cristiani nell’Europa di oggi, ha chiarito il vescovo: “Si manifesta, per esempio, nella grande solidarietà e accoglienza dimostrata ai profughi ucraini”. La situazione complessiva, però, riflette una minore conoscenza e attenzione alla vita religiosa: “Spesso – ha detto il vescovo – i catechisti si ritrovano a offrire un primo contatto con Gesù, e a dover quindi testimoniare quanto sia determinante per la vita. Non è un accessorio, un abbellimento, e il nostro non è un annuncio buonista, Gesù incarna davvero la speranza, la sconfitta del male e della morte”. 

“Il Vangelo è un annuncio in forma di racconto”

Il vescovo ha offerto alcuni suggerimenti ai catechisti, sottolineando per esempio “l’importanza della narrazione, perché il Vangelo è un annuncio in forma di racconto”, e ancora la centralità del Vangelo stesso, “non sostituibile nella fede”.

Ha invitato poi a frequentare negli incontri di catechesi “luoghi della fede come chiese, cappelle, santuari, ognuno dei quali offre la ricchezza e la bellezza della sua storia”. Ha rimarcato la centralità della testimonianza personale dei catechisti, che nei ricordi dei bambini si imprime ancor di più dei contenuti trasmessi. Non poteva mancare qualche indicazione sul linguaggio da usare, che dev’essere “adatto alle persone a cui ci rivolgiamo, per tenere il passo con loro”.

In una società così composita e variegata, ha aggiunto il vescovo, ai catechisti serve il coraggio di “proporre scelte provocanti”, anche a costo di spingere qualche genitore a sentirsi in disaccordo e in contrasto con esse. Sempre più famiglie, come ha segnalato una catechista “portano i ragazzi agli incontri di catechesi e non a Messa”.

Anche questo, ha concluso il vescovo, può essere raccolto come stimolo positivo “per farci riflettere sull’attenzione e la cura che riserviamo alle celebrazioni. L’Eucarestia è il cuore della vita della comunità”.