Identity card del Vescovo: le 8 beatitudini donate da Papa Francesco

Vescovo

Papa Francesco nel corso dell’ultima assemblea dei Vescovi italiani, ha regalato ad ogni Presule, un cartoncino nel quale sono indicate le 8 beatitudini del Vescovo. 

L’immagine del buon Pastore compare sul frontespizio del dono e ci dà l’idea di quella che dovrebbe essere la carta d’identità di un Vescovo, ma anche di tutti i Pastori. 

“Beato il Vescovo che fa della povertà e della condivisione il suo stile di vita, perché con la sua testimonianza sta costruendo il vangelo”.

Più volte nei suoi discorsi ai Vescovi Papa Bergoglio, ha ricordato che il Vescovo non è un amministratore d’azienda, non vive in ufficio, ma vive tra la gente sulle strade del mondo.

Beato il Vescovo che non teme di rigare il suo volto con le lacrime, affinché in esse possano rispecchiarsi i dolori Dell gente, le fatiche dei presbiteri trovando nell’abbraccio con chi soffre la consolazione di Dio”.

Le lacrime secondo Francesco non sono espressione di debolezza, bensì rappresentano l’antidoto migliore contro l’indifferenza per il soffrire dei fratelli. 

Quel pianto insegna a fare un po’ mio il dolore altrui e questo mi rende partecipe della sofferenza e del disagio vissuto da molti. 

“Beato il Vescovo che considera il suo ministero un servizio e non un potere, facendo della mitezza la sua forza…”

A parole è facile proclamare questo impegno, nella realtà ogni Pastore si ritrova spesso a combattere contro il presenzialismo dei primi posti e a volte un ‘eccessiva sottomissione/ossequiosità, di chi li circonda e incontra facendolo sentire potente e privilegiato.

Al Vescovo compete invece il servire più che il dominare, secondo il comandamento di Gesù: 

chi è il più grande tra voi diventi il più piccolo e chi governa come colui che serve”. 

Beato il Vescovo che non si chiude nei palazzi del governo, che non diventa un burocrate attento più alle statistiche che ai volti, alle procedure che alle storie…”.

Nell’omelia della messa in santa Marta del 12 novembre 2018 Francesco definiva il Vescovo “Amministratore di Dio” non dei beni, del potere, delle cordate… 

“Per questo il Pastore dovrebbe essere irreprensibile come Dio stesso ha chiesto ad Abramo: “cammina alla mia presenza e sii irreprensibile”. 

“Beato il Vescovo… che non teme di sporcarsi le mani con il fango dell’animo umano, che non si scandalizza del peccato e della fragilità, perché consapevole della propria miseria, perché lo sguardo del Risorto sarà per lui sigillo di infinito perdono”. 

Misericordia, dolcezza insieme a paterna fermezza, sono le doti del Pastore, insieme ad una buona dose di umiltà e discrezione, portano il Vescovo ad essere capace di guardare alle situazioni anche con un po’ di umorismo. 

“Beato il Vescovo che allontana la doppiezza del cuore, che evita ogni dinamica ambigua, che sogna il Bene anche in mezzo al male, perché sarà capace di gioire del volto di Dio, scovandone il riflesso in ogni pozzanghera….”. 

Preghiera e testimonianza sono i fari di un Vescovo. 

Se queste colonne si indeboliscono, perché il Pastore non prega, o prega poco e si dimentica di annunciare il vangelo per occuparsi di altro, anche la Chiesa si indebolisce, soffre e il popolo di Dio soffre. 

“Beati il Vescovo che opera la pace, che accompagna i cammini di riconciliazione, che semina del. Presbiterio il germe della comunione, che prende per mano ogni uomo e donna di buona volontà per costruire fraternità…” 

Vivere da fratelli, sentirsi fratelli nella diversità non deve essere solo un esercizio liturgico e formale. 

Davanti alle ombre di un mondo, sempre più chiuso, diviso e indifferente, dove il flagello della Pandemia ha esasperato questi fattori, lo Spirito chiama i Pastori ad essere audaci nel costruire percorsi reali e autentici di fratellanza, perchè “tutti siano una cosa sola”. 

“Beato il Vescovo che per il vangelo non teme di andare controcorrente, rendendo la sua faccia dura come quella del Cristo diretto a Gerusalemme… “

Il Vescovo non deve “edulcorare” il Vangelo per la paura di essere controcorrente. Non cerca rifugio nel mondo e nelle sue gratificazioni. 

Solo ritornando al vangelo, si allontana ogni paura e si è liberi come lo è sempre stato Gesù. 

Liberi da ogni schiavitù, e soprattutto da ogni tentazione mondana. 

Non sappiamo la reazione istintiva dei Vescovi alla lettura di queste beatitudini. 

L’assemblea si è svolta a porte chiuse. 

Quello che sappiamo come cristiani, è che l’originale Dono di Papa Francesco non farà solo riflettere i nostri Vescovi sul loro modo di interpretare l’apostolato di Gesù e il loro essere Pastori, ma deve fare riflettere tutti: preti, religiosi e laici cristiani, sulla testimonianza che ogni giorno offrono o non offrono, ad un mondo spesso lacerato e incapace di venire incontro alle esigenze dei più deboli e indifesi.