Diario del Ramadan: “Un periodo che ci aiuta a riflettere e a migliorarci”

Amina Ridaoui

A qualche giorno dall’inizio del Ramadan riproponiamo anche quest’anno una rubrica per raccontarlo “dall’interno” e capire meglio e più da vicino che cosa accade in questo periodo nelle comunità musulmane che vivono tra di noi. L’iniziativa nasce in collaborazione con l’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso di Bergamo: un approfondimento culturale a sostegno della conoscenza reciproca e del dialogo. Protagonista di questo “diario” è una giovane di origine marocchina che vive e lavora nella nostra provincia.

Ciao a tutti! Mi presento sono Amina, Amina Ridaoui una ragazza sognatrice e determinata. Non saprei come definirmi in altro modo, mi sono sempre presentata come marocchina ma per un semplice motivo, sin da piccola le persone mi chiedevano di dove fossi dunque ho dovuto trovare una risposta a questa domanda.

‘Sono marocchina’ ho sempre risposto in questo modo perché col tempo poi si è sviluppato in me quel senso di appartenenza alla mia patria. Sono arrivata in Italia all’età di due anni, gli unici ricordi che ho del Marocco sono i bellissimi momenti vissuti durante le diverse vacanze estive.

Sono molto legata alla mia famiglia e alle mie origini

Momenti indimenticabili in compagnia di nonni, zii e cugini. Sono una persona molto affezionata alla mia famiglia, potrà sembrare strano ma qui per famiglia intendo anche i cugini di secondo grado. Ricordo che io e le mie sorelle passavamo l’intero anno ad aspettare che arrivasse l’estate e specialmente la data precisa di partenza.

Il nostro caro papà dopo essersi accordato con il datore di lavoro ce la comunicava con qualche mese di anticipo, allora iniziava il conto alla rovescia di giorni e persino ore quando mancava poco.

Al giorno d’oggi mi sento di essere marocchina in un modo altro rispetto alle mie cugine che potevo riabbracciare d’estate e italiana in un modo altro rispetto ai miei amici e colleghi, ed è solo in questa definizione che riesco a ritrovare me stessa e rappresentare quell’equilibrio che ho raggiunto.

Sono musulmana, questo incide sulla mia identità

Sono una ragazza musulmana, questo è un ulteriore aspetto che ha inciso molto sulla mia identità e la mia relazione con gli altri. Secondo me la religione non è direttamente collegata alle proprie origini, perché è qualcosa di molto profondo, per cui o ci credi o non ci credi.

Conosco molte persone atee con genitori credenti e praticanti, dunque solo in parte si può educare il proprio figlio a credere in una determinata religione. È questo anche il motivo che mi faceva sorridere quando mi chiedevano se fossi stata obbligata dai miei genitori ad indossare il velo (hijab) oppure quando mi proponevano di interrompere il digiuno perché intanto non mi avrebbe visto nessuno.

Penso che affinché una persona decida di digiunare dall’alba al tramonto, “ ma roba da matti !” come spesso mi sono sentita dire, deve esserci qualcosa di fortemente motivante e convincente che ci accompagna nel digiunare il primo giorno e una forza d’inerzia che ci permette di andare avanti per l’intero mese.

Il primo anno di Ramadan senza il nonno

Amina con il nonno

Mancano pochi giorni al Ramadan, 7 giorni per l’esattezza (anche se con il Ramadan si può essere esatti fino ad un certo punto nel senso che bisogna comunque aspettare la sera prima per assicurarsi dell’inizio del mese, osservando la luna).

Penso a questo mese sacro e penso al fatto che sarà il primo anno che lo trascorreremo senza il nonno, grazie a lui ho imparato tantissime cose tra cui il valore del Ramadan. Ogni anno il mio nonno mi ripeteva che era una fortuna assistere a questo mese e che solo le persone care ad Allah potevano avere questa opportunità.

Infatti lui è stato un uomo fortunato, si è ammalato l’anno scorso durante il mese del Ramadan e Allah ha voluto che ci salutasse solo dopo la festa del Eid al fitr.

Crescendo ho capito che questo mese è una possibilità che Allah ci offre per migliorarci, per avvicinarci a lui e allontanarci dai nostri vizi. É un mese di digiuno come astensione dal mangiare, dal bere e da qualsiasi tipo di comportamento immorale o ingiusto dall’alba al tramonto ma non solo, è un mese di preghiera e riflessione.

È un mese in cui le famiglie si riuniscono attorno alla tavola del iftar e trascorrono intere nottate a pregare insieme. Questo è un altro aspetto di cui siamo stati privati purtroppo durante gli ultimi due anni, a causa della pandemia sono state sospese le preghiere di gruppo presso i centri di culto, quest’anno In’sha’Allah (se Dio vuole) riprenderanno le preghiere collettive con la massima precauzione.
Amina Ridaoui