“Tana”: il rifugio più sicuro per un bambino è l’immaginazione. Un nido per mille avventure

TANA libro interno

In questi ultimi due anni abbiamo scoperto tanti lati diversi dentro l’idea di casa: è stata il luogo del sconfinamento durante la pandemia, da quando è iniziata invece la guerra la vediamo di più come rifugio, oppure come luogo dei sogni. I bambini sentono l’aria di incertezza che respirano i grandi, e in casa cercano – sempre o di nuovo – uno spazio di gioco da custodire, un nido che li aiuti a sognare, immaginare, superare le paure. “Tana” di Melania Longo e Alessandro Sanna è un punto di partenza per costruire, sognare, immaginare e viaggiare.

“Tana” è un posto dove sentirsi al sicuro. Più intimo di una casa, uno spazio che conosce un solo confine: la fantasia. Sono tante le suggestioni che si rincorrono nell’albo illustrato di Melania Longo e Alessandro Sanna, coppia nell’arte e nella vita. La storia inizia da un diario personale di Melania: “Eravamo tutti chiusi in casa, oppressi dalla preoccupazione, e scrivere mi aiutava a stare meglio”.

Ha pensato di mettere sulla carta alcuni dei suoi ricordi più belli: “Erano i tempi della mia infanzia in cui giocavo con mio fratello. Mi venivano in mente i dettagli, come il tavolo visto dal basso, le stoffe, i rami che usavamo per costruire la nostra capanna”.

Nel primo lockdown, per Melania mettere quei particolari su carta era un modo per creare un legame con il fratello e la mamma”.

Ne è venuto fuori un testo giocoso, poetico, pieno di immagini “Quel rifugio sotto la scrivania – racconta Melania – uno spazio molto piccolo, che quasi ci abbracciava, cambiava aspetto ogni volta, a seconda di ciò che portavamo con noi. La merenda – i biscotti e la torta che preparava mia madre – e poi gli oggetti e i giochi che trovavamo in casa, il nostro bottino, che ci offrivano l’ispirazione. Così iniziava l’avventura. Per noi diventava uno spazio infinito, era come abitare l’immaginazione”.

“Un testo nato durante il lockdown dai miei ricordi d’infanzia”

Melania scriveva spontaneamente, senza pensare a un libro: “Ho letto, riletto, corretto. Poi Alessandro leggendolo mi ha detto che secondo lui era un testo adatto per un albo. L’ho proposto alla casa editrice, è stato accettato, così è nato “Tana”. È stato bello lavorare insieme su questo tema, l’infanzia: ci sono bambini che fanno i loro giochi ma allo stesso tempo parlano agli adulti”.

Questo libro “offre una tana – spiega Melania -, che però è solo una parola, potrebbe essere un vascello per viaggiare e trovare qualcosa di diverso”. C’è un messaggio anche per gli adulti: “Invita a giocare con i propri bambini, a stare con loro entrando nel loro mondo e nel loro linguaggio”.

Alessandro Sanna ha realizzato le illustrazioni con un metodo molto innovativo, usando l’iPad e le tecniche digitali. “Nessuno degli strumenti di illustrazione che avevo sul tavolo andava bene, perciò ne ho cercati di nuovi”. Ha liberato la sua creatività usando Procreate, che gli ha consentito di mantenere la sua abituale ricchezza di texture, sfumature, ombre, macchie, creando una stratificazione che crea l’effetto di un collage.

Sperimentare nuove tecniche, attingere alle emozioni

“Un collage digitale, ma senza l’esperienza di altri albi come “A sbagliare le storie” di Rodari questa orchestra non avrebbe funzionato, non avrei saputo organizzarla. È una stratificazione di esperienze che viene da tutti i miei libri, ottenuta riorganizzando diversi elementi”.

Anche Alessandro ha attinto alle sue emozioni, ai ricordi, come le atmosfere dell’Africa, che gli sono rimaste nel cuore. “Non è tanto il posto dove vivi ma la tua mente che ti fa viaggiare, seguendo le onde che ti porti dentro. Da qualche parte in me c’è sempre il bambino che prendeva in mano con eccitazione gli strumenti per disegnare e vivere attraverso di essi tante nuove avventure”.