Diario di Ramadan. Le giornate sembrano più lunghe, impariamo il valore della lentezza

Come cambia la vita quotidiana dei musulmani durante il Ramadan? La nostra rubrica si propone di raccontarlo “dall’interno” per capire meglio e più da vicino che cosa accade in questo periodo nelle comunità musulmane che vivono tra di noi. L’iniziativa nasce in collaborazione con l’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso di Bergamo: un approfondimento culturale a sostegno della conoscenza reciproca e del dialogo. Protagonista di questo “diario” quest’anno è una giovane di origine marocchina che vive e lavora nella nostra provincia. Leggi qui la prima puntata.

Passiamo l’intero anno ad aspettare che arrivi questo mese del Ramadan. È già andato un terzo del mese, abbiamo già digiunato per dieci giorni.

La cognizione del tempo durante il Ramadan è particolare, le giornate sono lunghe e si allungano ancora di più al pensiero che non puoi mangiare però paradossalmente il mese corre via velocissimo.

È un mese di pausa in cui noi musulmani smettiamo di correre dietro al tempo, sapendo di essere a digiuno evitiamo di fare le cose di fretta per non stancarci subito.

Chi lavora in proprio o ha la possibilità di richiedere le ferie può interrompere l’attività lavorativa durante il Ramadan, perché è un periodo concepito per la preghiera, la riflessione e la spiritualità, abbiamo l’intero anno per correre dietro ai beni materiali.

Durante questo mese sto lavorando a tempo pieno e contrariamente a quanto penseranno in molti non sono stanca e non è difficile.

Non fa troppo caldo, l’astensione dal cibo è sostenibile

Siamo nel mese di aprile non fa caldo e l’astensione dal mangiare e dal bere è sostenibile, arrivo a casa che mancano pochi minuti al richiamo della preghiera del tramonto e quindi al iftar. L’aspetto più importante per me è riunirsi a tavola con la mia famiglia e poter fare la preghiera della sera (tarawih) insieme.

Dunque è un mese come tutti gli altri in cui non ho interrotto il lavoro ma con altre abitudini, un esempio lampante è il cambiamo del “sistema del sonno”.

Facciamo la preghiera abitualmente ogni sera che si conclude intorno alle 23, (la preghiera si svolge a Romano di Lombardia a 15 minuti da casa mia) ci addormentiamo verso mezzanotte, alle 4 di mattina dobbiamo svegliarci per mangiare qualcosina (frutta/yogurt o datteri) e bere l’acqua prima dell’alba, aspettiamo il richiamo alla preghiera del fajr, una volta fatta la preghiera possiamo riaddormentarci o iniziare la nostra giornata in base ai nostri impegni.

La preghiera è un momento per trovare il senso di comunità


La preghiera della sera è un momento dell’anno prezioso, ritrovarsi con i musulmani della propria zona ti fa sentire parte di una comunità, riaccende in noi il ricordo dei Ramadan passati nel paese di origine ed è sempre un’occasione per conoscere nuove persone.

Spesso mi chiedono se praticare il Ramadan è obbligatorio, ho sempre risposto di sì nel senso che è uno dei cinque pilastri dell’Islam.

Oggi però vorrei spiegare un aspetto magari più sottile però di estrema importanza penso che nessun musulmano faccia il Ramadan perché si sente in dovere di farlo o perché ha paura di essere punito anzi per noi questo mese è un occasione, è un opportunità che noi sfruttiamo.

È un mese in cui ci impegniamo e cerchiamo di comportarci al meglio, ci aiutiamo e ci perdoniamo. Spesso mi viene da pensare se solo ognuno di noi mantenesse questo modo di essere e agire per l’intero anno vivremmo in un mondo molto più sereno.

Amina Ridaoui