Venerdì santo, preghiera alle Acli: “Accogliamo Pasqua come profezia di speranza”

«Pasqua è profezia di speranza per i cristiani, che sono chiamati a testimoniarla nel nostro tempo che vuole imporre nuovi dogmi».

È stato il messaggio del vescovo Francesco Beschi, che, nella giornata del Venerdì Santo 15 aprile, ha presieduto il momento di preghiera proposto dalle Acli per i lavoratori, svoltosi dalle 13,30 alle 14 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, alla presenza di una folta assemblea.

L’incontro — guidato da Daniele Rocchetti, presidente di Acli Bergamo, ha visto la lettura di una preghiera di padre David Maria Turoldo, di un salmo, della Passione secondo l’evangelista Giovanni, di una brano del vescovo Tonino Bello e del Padre nostro.

«Il silenzio che accompagna il Vangelo della Passione — ha esordito monsignor Beschi nelle riflessioni — è un ascolto e vuole essere un grembo e un seme, che rivelano una vitalità che sempre ci sorprende.

Anche la chiesa delle Grazie è un grembo attorno alla città con il lavoro, le case, il movimento, le famiglie. Attorno al Vangelo della Passione avverto però una distanza su cui mi interrogo per come testimoniarla.

Siamo abitanti in questo tempo che guardiamo con simpatia, ma anche con la consapevolezza che sono sempre in agguato l’oscurità e il male. Nel nostro tempo celebrare la Pasqua assume i tratti della profezia, parola spesso pronunciata e richiesta, che porta in sé qualcosa che ci intimorisce».

Accogliere la Pasqua come profezia. La Croce vince sul male

Perché parlare di Pasqua-profezia? «Ancora una volta — ha spiegato il vescovo — in questi giorni, con insistenza implacabile e impressionante, siamo coinvolti in logiche conducibili a nuovi dogmi, visti come verità indiscutibili. Un tempo era la Chiesa a custodire i dogmi che giudicavano gli uomini e la loro vita. Oggi invece ci sono nuove certezze dogmatiche che vengono imposte tanto da non lasciare spazi a interrogarsi o a proposte diverse».

Monsignor Beschi ha elencato i nuovi dogmi più diffusi, cioè quelli propagandati da economia, finanza e scienza. «Questi dogmi vogliono definire il cammino della vita sociale e dell’uomo nel quotidiano. I cristiani avvertono un forte disagio davanti a queste visioni che mettono in discussione le logiche del Vangelo».

Cosa possono fare i cristiani? «Dobbiamo accogliere la Pasqua come profezia — ha risposto il vescovo —, perché la Croce è assurda per la mentalità corrente, mentre invece rivela la sua istanza profetica che dice la vittoria sul male caricandolo sulle spalle.

È profezia per orizzonti nuovi che coltiva una certezza: Gesù Cristo toglie i peccati del mondo. Vediamo il male, ma sappiamo che Gesù Cristo con la Croce ha vinto il male. Questo ci provoca non soltanto in questi momenti di guerra e di fronte alle ingiustizie, ma anche per la vita delle famiglie, delle persone e della città».

Questa profezia va accolta, ascoltata e testimoniata con condivisione, pazienza, anche portandone il peso. «La Risurrezione è profezia, è come una sorgente di cui abbiamo bisogno e che continua ogni giorno a dare acqua nuova all’intera umanità. Tanti oggi si affidano alla fortuna, al caso e alle delusioni della vita. I cristiani invece alimentano questa sorgente non soltanto per sé, ma anche per i molti per i quali è sconosciuta o ininfluente nella vita».