Adolescenti a Roma: le sfide del futuro partono da qui. Un segno di speranza

E finalmente siamo arrivati a Roma. Forse questo è stato un po’ questo il pensiero comune degli 80.000 presenti in piazza San Pietro lunedì. Gli adolescenti sono arrivati e il loro “finalmente” si è fatto sentire tra urli di gioia, fischietti e tanto entusiasmo espresso nel loro “fare chiasso”.

È un “finalmente” che non si riferisce solamente al lungo viaggio fatto per arrivare fin lì, ma anche al cammino iniziato a settembre con l’anno zero di “Seme divento” lanciato dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile Italiana. Per i 2.600 bergamaschi si può dire che questa è stata una tappa di un cammino molto più ampio. A testimoniarlo è stata anche la loro grande risposta perché nulla è frutto del caso.

Il desiderio di incontro degli adolescenti ha preso forma nelle giornate trascorse a Roma per una Pasquetta che sarà difficile dimenticare. Si è tornati a viaggiare, a condividere le fatiche del tragitto, i pranzi al sacco nei luoghi più improbabili, le sveglie all’alba e tutte le gioie e l’informalità che costruiscono le relazioni.

I più penalizzati dalla pandemia sono stati questa volta davvero i protagonisti di una ripartenza. Dall’incontro con il Papa alla celebrazione della messa nella Basilica di San Pietro insieme ad altri lombardi, tutto va ad evidenziare il desiderio di esserci degli adolescenti, il loro “eccomi”. Una risposta che ha fatto bene agli adolescenti e che ha stupito tutto il mondo adulto a partire dal cardinal Bassetti che ha ringraziato gli 80.000 presenti raccontando i dubbi dei primi preparativi e la gioia di ciò che si stava vivendo in quel momento.

Il Vescovo Francesco: “Voi siete la speranza”

Ha espresso tutto il suo stupore anche il Vescovo Francesco durante il suo saluto ai bergamaschi nella basilica di San Pietro. “Non mi immaginavo – ha detto monsignor Beschi – una risposta così partecipata. Sono veramente felice di avervi accompagnato lungo questo pellegrinaggio. Oggi il grande numero ha preso forma nei vostri singoli volti e mi sono reso conto di quanto il Signore possa fare. Ha raggiunto il cuore di tanti ragazzi e vi ha fatto vivere un’esperienza significativa che sono certo custodirete con cura. Voi siete la speranza”.

La grande partecipazione è sintomo di come gli adolescenti siano stati raggiunti da Qualcuno di più grande. Allo stesso tempo, però, è necessario interrogarsi su quale sia la forma più adatta perché l’annuncio possa continuare a farlo anche nel piccolo e nella quotidianità.

Mentre in queste ore si condividono i ricordi, si ringrazia per ciò che si ha vissuto e un po’ di nostalgia inizia a farsi largo, è già tempo di accogliere la sfida del ritorno. Bisogna continuare a lavorare.

Don Emanuele: i giovani sono capaci di grandi sogni

“Quando si prova la mancanza di qualcosa di essenziale come la socializzazione – ha sottolineato don Emanuele Poletti, direttore UPEE– la voglia si tramuta in desiderio. La pandemia ci ha tolto l’aria e anche il nostro stare insieme. Le tante presenze del pellegrinaggio dicono di come le giovani generazioni siano capaci di grandi desideri. Non vivono solamente di voglie passeggere, ma di sogni in grado di guidarli nella loro vita”.

“Torniamo a casa con più responsabilità e con tanta voglia di lavorare con e per loro. La risposta degli adolescenti che abbiamo potuto toccare con mano in questi giorni non è frutto del caso. Coinvolgere gli adolescenti è un lavoro che richiede tempo, pazienza e costanza. I nostri oratori hanno dimostrato che sono in grado di farlo e ora non è tempo di fermarsi, ma di mettere la quarta”. E gli appuntamenti per continuare a lavorare per gli adolescenti non mancano.

Si prosegue con il percorso adolescenti rileggendo i giorni vissuti a Roma e si guarda all’estate. Tutto l’entusiasmo e l’energia respirati in questi giorni si potranno concretizzare nei prossimi passi che renderanno questi ragazzi ancora più protagonisti. Potranno giocarsi come animatori al Cre, ma non solo. Ciascun oratorio potrà proseguire il cammino e il lavoro rispondendo alle esigenze delle loro realtà. Si va avanti più carichi che mai, sempre insieme e con il “coraggio di buttarsi nella vita”.