Diario di viaggio in Eritrea sulle tracce del vescovo missionario Luca Milesi. Mardane ed Ebarò

Barentù

Domenica 3 marzo: Mardane ed Ebarò

Oggi è domenica, il nostro programma prevede due Sante Messe, una a Mardane ed una ad Ebarò, in due delle 32 chiese-cappelle dell’eparchia di Barentù.

È una bella mattina, con il sole che scalda subito l’aria frizzante e dopo colazione partiamo sulla Land Rover di monsignor Luca, che anche questa mattina è allegro e di buon umore.

Arriviamo a Mardane, la chiesa è nuova, fresca e decorosa, appena consacrata il 7 gennaio di quest’anno. Colpisce, nell’interno, dietro l’altare, un enorme quadro che raffigura la Madonna, San Giuseppe con il Bambino, dai visi eritrei, con sullo sfondo un pozzo, un cammello e un asino e piante d’acacie. Il pittore è un italiano, amico di monsignor Luca.

Donne e bambini cominciano ad arrivare, pochi uomini, in tutto saranno un’ottantina di persone: sono tutti in abiti della festa, puliti e ordinati. La Santa Messa è in rito latino, ma in lingua cunama, ed è celebrata da monsignor Luca e da don Giuseppe. Armando, il catechista, che conosce l’italiano, traduce per noi. Il vangelo del centurione ci fa riflettere sulla parola di Dio che porta alla salvezza, porta il perdono e la gioia nel cuore, guarisce anche le malattie del corpo. Il centurione era sì pagano, ma aveva nel cuore tanta fede.

Una cerimonia molto coinvolgente

I fedeli sono attenti, seguono la cerimonia e rispondono in modo vivace. I canti, il suono dei tamburi e il raccoglimento dei presenti è davvero entusiasmante. Noto anche con un certo stupore alcune giovanissime mamme che allattano in maniera del tutto naturale i loro bimbi sempre affamati. 

Alla fine della messa, Armando ci comunica alta voce che tutti ci ringraziano e sono contenti perché “visitiamo le greggi di monsignor Luca e perché siamo uniti a loro nel pregare”.

Scattiamo all’esterno alcune fotografie, salutiamo e ringraziamo gli abitanti, poi partiamo per Ebarò, dove alle 11 è in programma l’altra Santa Messa.

L’interno della chiesa di Ebarò è ampio, il soffitto molto alto, le pareti dipinte di giallo e azzurro. Dietro l’altare un enorme Cristo risorto in legno.

Celebra don Giuseppe, ma per la mancanza del vino, che è stato dimenticato, la messa si riduce alla liturgia della parola, senza la consacrazione.

Storie di incontri e di evangelizzazione

Le panche per i fedeli sono dei banchi di scuola con i seggiolini: anche qui numerose donne e bambini e qualche uomo. Ritroviamo Armando che ci presenta ai fedeli in italiano e in lingua cunama. Noi auguriamo che gli uomini tornino presto a casa dal fronte e che giunga presto la pace.

Sia a Mardane che a Ebarò notiamo la presenza di Marco alla messa: è molto raccolto, in atteggiamento di preghiera. 

Torniamo a Barentù e lungo la strada incontriamo Ergan: si dice che sia un’andinna, una strega buona, che beve il sangue durante le fatture. È sposata e mentre il marito vorrebbe farsi cristiano, lei continua a rifiutarsi. Monsignor Luca le rivolge paziente la parola dall’auto, e poi ci dice che questa potrebbe essere la volta buona…

Ai lati della strada notiamo delle buche con sopra degli spini, vi sono stati seppelliti novanta militari morti il 12 maggio 2000 per lo scoppio di una bomba.

Dopo il pranzo in eparchia facciamo una piccola siesta e incontriamo due militari inglesi dell’ONU che hanno portato all’eparchia cinque colli di medicine provenienti da Monfalcone. Scattiamo con loro alcune foto.

Per scendere in città, dalla collina su cui sorge l’eparchia, chiediamo un passaggio ad Adé Mariàm che subito si rende disponibile ad accompagnarci sul fuoristrada.

Ci porta nel viale principale: la strada è larga, ma non asfaltata, è polverosa e delimitata ai lati da filari di piante.

I colori e le voci del mercato del villaggio

Ci sono negozietti di stoffe, vestiti, frutta e verdura. Notiamo degli uomini, alti, di pelle molto scura, con delle tuniche bianche che confezionano dei vestiti con la macchina per cucire. Due hanno le stampelle, in quanto sono senza una gamba.

Dietro le case in muratura ci sono dei mercatini. Comperiamo delle collanine, dello zenzero e del berberé. Siamo circondati da una folla di bambini che aumentano a vista d’occhio, mangiano palma dum. Seguono ridendo le nostre trattative sul prezzo, mentre i venditori, non comprendendoci, ammiccano con gli occhi e sorridono pacatamente.

Usciamo dal viale e fotografiamo le capanne che hanno vicino nuove casette in muratura. Notiamo che alcuni inquilini stanno traslocando con carretti carichi di roba. In alto, su un collina opposta all’eparchia, si vede la rocca di Barentù, presidio militare. 

Lucia e Marghe vogliono ritornare a piedi, mentre io e don Giuseppe preferiamo il fuoristrada di Adé Mariàm il quale si ferma a mostrarci la biblioteca in costruzione, iniziativa dell’eparchia, nella speranza che poi il governo la completerà. Ci racconta ancora della guerra dei trent’anni e di quella recente. “Gli eritrei – dice – sono molto intraprendenti, anche con poco sanno sopravvivere, c’è molta solidarietà fra di loro e i parenti che sono all’estero mandano spesso aiuti in denaro”.

Ormai sono le 18.30 quando rientriamo in eparchia ed anche Lucia e Marghe ci raggiungono poco dopo.

A cena, altri due nuovi ospiti: due sposini in viaggio di nozze. Lei è sarda e lui francese, stanno tornando dalle isola Dahlac. A tavola sempre molta cordialità e un piccolo fuori programma: ad un certo punto i vescovi Thomas e Luca si alzano e vanno alla ricerca di una bottiglia di vino che sembra sparita. Era lì da due giorni, sulla tavola, perché non si riusciva ad aprirla, dato che il cavatappi cinese si era rotto. Qualcuno pensa ad uno scherzo di qualche ospite serale, invece, finalmente la bottiglia salta fuori, viene aperta in qualche modo e servita.

Noto con meraviglia che il vescovo Thomas è goloso di salumi. Invece padre Conrad, al mio suggerimento: “Prenda un po’ di stracchino della Val Brembana”, risponde: “Sì, grazie”, ma pare non essersi accorto affatto di quello che gli ho detto.

Le ragazze della cucina hanno preparato anche una ciambella in nostro onore. 

La sera è fresca e ventilata e il cielo è pieno di stelle. 

Più tardi, dopo la solita ispezione sotto i letti e negli angoli della camera, andiamo a dormire.

(continua)