Addio all’arcivescovo Bruno Foresti. Aveva novantanove anni. Il racconto: “Entrai in Seminario a 11 anni a Clusone”

Oggi, 26 luglio 2022, ci è giunta notizia della morte dell’arcivescovo emerito monsignor Bruno Foresti, originario di Tavernola. Lo ricordiamo con questo articolo che avevamo pubblicato a maggio in occasione dei suoi 99 anni. Da qualche mese monsignor Foresti era ospite della casa di riposo San Giuseppe di Giavardo e negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate. La salma di monsignor Foresti da domani sarà trasferita nella Cattedrale di Brescia, dove giovedì sarà celebrato il funerale.

«Fin da giovanissimo volevo fare il prete, perché ero colpito dall’impegno del mio parroco e del curato. Dico grazie al Signore per i tanti doni che mi ha dato e gli chiedo di avere misericordia per quello che non sono riuscito a fare».

Così affermava, in una intervista di alcuni anni fa, parlando della sua lunga vita, l’arcivescovo Bruno Foresti che il 6 maggio ha tagliato il traguardo dei 99 anni di età e quest’anno raggiunge anche il traguardo di 76 anni di Messa. È nato il 6 maggio 1923 a Tavernola. Entra undicenne nell’allora Seminario minore di Clusone, per passare poi in quello di Bergamo e infine alla Lateranense di Roma. Viene ordinato sacerdote il 7 aprile 1946 nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Bianco, nella festa della Sacra Spina.

«Il mio sogno era di fare il curato — raccontava monsignor Foresti —. Invece i superiori mi vollero vicerettore del Seminario di Clusone, anche se non avevo ancora concluso gli studi a Roma. L’incarico in Seminario doveva essere di tre mesi, invece è durato ben ventun anni».

Infatti diviene docente e vicerettore dei Seminari di Clusone (1946-47), poi in quello di Bergamo (1947-51) e ancora a Clusone come rettore (1951-67). Nel 1967 giunge a San Pellegrino come vicario adiutore e l’anno dopo diviene parroco.

«Non era più il paese da Belle époque, quando era meta ricercata per le terme — ricordava monsignor Foresti —. C’erano problemi di lavoro e molti capifamiglia dovevano emigrare in altri centri della Bergamasca o all’estero». Dal 1967 al 1974 è membro del Consiglio presbiterale diocesano.

Vescovo di Modena-Nonantola e poi di Brescia

Poi la vita di monsignor Foresti prende una nuova piega. Il 12 dicembre 1974 è nominato vescovo ausiliare di Modena-Nonantola. Riceve l’ordinazione episcopale nel Duomo di Bergamo il 12 gennaio 1975. Il 2 aprile 1976 diviene arcivescovo di Modena-Nonantola.

«Laggiù non ho mai riscontrato un anticlericalismo acceso — ricordava monsignor Foresti —. Il partito comunista aveva in mano tutto, ma c’era rispetto reciproco. Mi sono invece battuto, dimostrando il mio carattere bergamasco, con la Soprintendenza per la ristrutturazione del presbiterio del Duomo».

Altro cambiamento il 7 aprile 1983, quando diviene vescovo di Brescia, conservando il titolo di arcivescovo «ad personam».

«È una diocesi molto vasta, con un clero buono e attivo — sottolineava monsignor Foresti —. Di solito, e ne sono sempre convinto, si dice che bresciani e bergamaschi sono cugini per stile, lavoro e carattere. I bresciani invece dicono di essere diversi dai bergamaschi».

Fra il clero c’era don Francesco Beschi, attuale vescovo di Bergamo. «Lo ricordo come un prete buono, discreto e umile. Mi ha molto aiutato nel mio ministero episcopale bresciano». Il 19 dicembre 1988 si ritira per limiti di età, aiutando la nostra diocesi per feste e celebrazioni in parrocchie e santuari, fra cui quello della Madonna di Cortinica a Predore, suo paese nativo e luogo a lui molto caro.

  1. Vivo è ancora il ricordo quando inaugurò e benedisse la “Madonna del Lago”, la cui preghiera scritta per l’occasione dall’Arcivescovo Foresti, viene recitata ogni anno a Maggio, quando tutte le comunità dei comuni lacustri, si uniscono nella festa a Lei dedicata… Vivissimi auguri di proseguo di vita e grazie…

  2. Come concittadina tavernolese di monsignor Bruno Foresti sono rattristata per la sua dipartita ma sono certa che Dio lo accoglierà nella sua gloria. Uomo mite, umile e riservato amava tornare a Tavernola per celebrare la S. Messa soprattutto il 2 luglio al santuario della Madonna di Cortinica e tutti lo abbiamo amato e stimato e Tavernola lo ricorderà sempre . Sicuramente lui ci proteggerà con la sua preghiera.

  3. Nel 2009, durante la preparazione del libro «Le campane e la sirena», lo contattai per avere una sua testimonianza sulla vicenda umana di Don Lino Milesi, una delle figure dalminesi che sono narrate nel libro. Fu ordinato sacerdote, a San Giovanni Bianco, con Don Lino il 7 aprile 1946, il giorno della festa della Sacra Spina. Rilasciò uno scritto che pubblicammo nel libro (pagg. 183-185). Serbo quel ricordo cordiale nelle mie personali memorie. Riposi in pace.

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