L’arte della cura secondo don Luigi Palazzolo. “Dove altri non arrivano, faccio qualcosa come posso”

Casa di Cura Palazzolo Bergamo
Casa di Cura Palazzolo Bergamo

“Io cerco e raccolgo il rifiuto di tutti gli altri, perché dove altri può giungere fa assai meglio di quello che io potrei fare ma dove altri non giunge cerco di fare qualcosa io, così come posso”.

Sono queste parole di don Luigi Palazzolo a guidare ancora oggi i numerosi servizi che sono nati sulla scorta del suo carisma all’interno dell’Istituto delle Suore delle Poverelle. Tra questi occupa un posto di rilievo la Casa di cura Palazzolo di Bergamo, la cui storia è anomala rispetto a quella delle case di cura private di Bergamo e provincia perché nasce da uno scopo puramente assistenziale.

Fondato nel 1898 come ricovero per donne anziane povere, il Pio Ricovero Palazzolo ai primi del ‘900 venne negli anni via via ingrandito per poter ospitare un numero sempre maggiore di bisognose e per dare alloggio alle Suore delle Poverelle che ne assicuravano l’assistenza.

Una risposta ai bisogni sanitari del nostro tempo

L’attività più strettamente sanitaria fu avviata nel 1922, su impulso del medico curante delle Suore, il chirurgo Pietro Gilberti, che pur lavorando presso un’altra Casa di Cura, prestava gratuitamente la sua opera al Pio Ricovero Palazzolo.

In quell’anno si intrapresero dei lavori per rendere più salubri gli spazi dedicati all’infermeria e per allestire una sala chirurgica destinata alle Suore per evitare loro di ricorrere all’Ospedale in caso di interventi e dal giugno 1922 la sala chirurgica fu messa a disposizione delle ammalate esterne povere.

Nel corso degli anni il Pio Ricovero Palazzolo diventato Casa di Cura si è più volte riorganizzato e nel 1999 ha ottenuto l’accreditamento al Sistema Sanitario Nazionale. Oggi è articolato in 4 dipartimenti strutturali e 8 unità operative di ricovero ed eroga servizi di radiologia, analisi, ambulatori di specialità, assistenza domiciliare e cure odontoiatriche.

La spiritualità del Palazzolo anima ogni giorno la vita di questa struttura, come spiega il direttore generale Gianbattista Martinelli: “Le parole del Palazzolo sono un invito a dare una risposta rapida, integrata e risolutiva ai bisogni sanitari del nostro tempo e che noi interpretiamo in fiduciosa collaborazione con l’iniziativa pubblica. La sua canonizzazione esalta quindi le virtù umane del Palazzolo ma è anche l’occasione per rispolverare una visione pronunciata poco più di 100 anni prima della nascita nel 1978 del SSN”.

La vitalità e l’attualità della missione di don Luigi Palazzolo

Diverse sono, secondo il dottor Martinelli, le proposte che rappresentano il modo “rapido, integrato e risolutivo di assolvere i nostri compiti assistenziali”: “Innanzitutto la proposta delle cure palliative, nata vent’anni fa con l’hospice e da qualche anno a questa parte arricchita dall’attività domiciliare: è un impegno che manteniamo nonostante la tanta burocrazia che penalizza il desiderio di fare di più e lo scarso riconoscimento economico. Poi la proposta di cura per i disturbi del comportamento alimentare con il Centro che oggi porta il nome di Casa Teresa, dedicato a Madre Teresa Gabrieli, che ha affiancato il Palazzolo nei primi anni dell’opera Palazzoliana. Questo è un bisogno esploso in questi ultimi anni, con la pandemia da Covid che ha fatto da detonatore. Anche in questo caso è da vent’anni che c’è questa proposta che non è certo premiante dal punto di vista economico. Ancora, la proposta di continuità assistenziale con il Dipartimento Medico organizzato per intensità di cura. Abbiamo anche una figura che si occupa delle cosiddette “dimissioni protette”, ovvero di verificare la rete di protezione sociale ed assistenziale a domicilio una volta che il paziente è stato dimesso dalla nostra Casa di Cura. Infine, la proposta di una chirurgia a media/bassa complessità sussidiaria e integrativa dell’offerta degli ospedali pubblici che si occupano prioritariamente dell’alta specialità, che contribuisce allo smaltimento o al contenimento delle liste d’attesa su interventi come la cataratta, l’ernia o la colecisti”.

Dietro i tanti servizi c’è uno spirito che testimonia la vitalità della missione del Palazzolo. “Quello che colpisce sempre del nostro ambiente è la capacità di generare gratuità che è una qualità difficile nel contesto odierno – spiega ancora Martinelli -: ci si domanda come sia possibile generare gratuità in un sistema vincolato da budget economici e dal fatto che ognuno deve ricevere il giusto corrispettivo per il lavoro fatto. Possiamo dunque dire che con la canonizzazione si celebra la gratuità che non vuol dire lavorare gratis ma operare nell’eccedenza del dono che porta non solo ad essere generosi ma anche a fare posto ad altro rispetto alla nostra visione delle cose, alle nostre abitudini, ai nostri interessi”.