San Vincenzo, la storia di Maria. Il volontariato come opportunità di crescita

Volontariato SanVincenzo

Il mese di aprile, come per molte associazioni, in San Vincenzo è tempo di fare il bilancio dell’anno trascorso, non solo da un punto di vista economico, ma soprattutto morale e sociale. Questo lavoro inizia già un paio di mesi prima, quando in Ufficio di Presidenza mettiamo mano a tutti i progetti, le intenzioni, gli obiettivi che ci siamo prefissati e ci diciamo come è andata.

È un “movimento” di pensiero fondamentale, ci aiuta a fermarci e a riflettere, ci permette di ascoltarci e rimettere in campo motivazioni ed energie che spesso si esauriscono nella frenetica attività del volontario vincenziano. Non è una banalità guardarsi dentro, domandarsi cosa ci spinge a continuare, a migliorare, a correggerci e ad imparare.

Ogni Conferenza locale, grande o piccola che sia, fa la stessa identica operazione e ci rimanda storie di vissuti e di crescita personale significative, profonde nella loro incredibile semplicità…perché spesso di semplice c’è poco quando si accompagna la fragilità.

Il volontariato come atto d’amore. Porta valori unici e potenti

Viviamo il volontariato come amore, che porta valori unici e potenti, va coltivato e condiviso, raccontato e diffuso, testimoniato e accompagnato.

Siamo in un periodo di crescita di competenza di tutte le Conferenze, che pur vedono una riduzione nei numeri: la formazione, in confronto, la partecipazione associativa, la capacità di collaborare sul territorio fanno dei volontari vincenziani un tentativo concreto di carità evangelica vissuta nella quotidianità.

La San Vincenzo bergamasca cerca spesso di rispondere in modi anche originali alle fragilità di chi ci circonda, scegliendo ogni volta di impegnarsi, di prendersi il proprio pezzo di responsabilità, accompagnato da pensiero, discernimento e azione. Soprattutto, ogni volta scegliamo l’amore.

Questo abbraccio universale richiama oggi al cammino sinodale appena iniziato: il progetto di sinodalità che vuole Papa Francesco è quello in cui è l’intera comunità ecclesiale, cioè l’intero popolo di Dio, che deve porsi nello stile e nelle opere proprie del Vangelo per essere buon Samaritano tra le complesse realtà dell’intera umanità. Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che “ascoltare è più che sentire”. Una Chiesa che cammina insieme.

Tempo di bilanci anche nel volontariato, quindi. Maria Campana è uno di questi volontari, membro anche dell’Ufficio di Presidenza, che si è presa un po’ di tempo per fare il punto su di sé come volontaria e come persona. Ecco il suo delicato contributo, in rappresentanza di ogni storia di vincenziano impegnato ogni giorno con il cuore a fianco degli ultimi, che si prepara e discerne, per gli altri, per il gruppo e per la propria crescita personale.

Maria racconta la sua storia: volontaria “per caso”

La mia storia in Conferenza … inizia per caso. Ero catechista da parecchi anni presso l’Oratorio di Vertova e avevo pensato di prendermi un anno sabbatico.

In occasione della festa della Madonna del Rosario ero in casa parrocchiale con il Consiglio Pastorale di cui facevo parte e l’allora presidente della San Vincenzo mi ha chiesto se volevo provare ad entrare a far parte della Conferenza.

Ho riflettuto e alla loro prima riunione ho partecipato. Durante l’incontro ho notato che i membri erano legati tra loro da una profonda amicizia ed erano animati da una sincera cordialità. Mi sono subito sentita a mio agio e una socia volontaria mi ha dato alcuni libri sul fondatore Federico Ozanam da leggere. L’ho fatto con piacere e mi sono documentata sul lavoro delle Conferenze e per meglio conoscere il carisma del vincenziano. 

Ho capito che la Conferenza è una comunità di fede, nella quale i vincenziani sono chiamati a camminare insieme. Ho compreso che partecipando alle riunioni i membri approfondiscono la vita di preghiera e di riflessione, individuale e comunitaria. Riflettere sulle esperienze vincenziane che i confratelli vivevano a contatto con quelli che soffrono, reca un arricchimento umano e spirituale, ti porta ad una migliore conoscenza di te stessa e degli altri. Era l’anno 2008. Da allora faccio parte della Conferenza.

Conoscere da vicino le povertà. Nuove competenze in ambito sociale

Voglio essere grata alle persone che mi hanno aiutato durante il mio percorso vincenziano. Questi momenti sono anche stati occasioni per approfondire la conoscenza delle varie tipologie di povertà e acquisire nuove competenze anche in ambito sociale.  

Ho capito durante il mio percorso che la riunione di Conferenza e la visita al povero sono vissuti come momenti di un medesimo impegno. Senza il rapporto diretto con il povero la Conferenza non trova significato e la stessa visita al povero se non è motivata dalla riunione si riduce ad un semplice aiuto materiale più o meno consistente.

Durante tutti questi anni ho imparato tante cose che hanno contribuito ad arricchirmi, tanti sono i fatti positivi che insieme ad agli soci siamo riusciti a risolvere e questo ci ha dato la forza di continuare a lavorare, certo ci sono stati errori e alcune delusioni ma anche questi incrementano la tua capacità di essere vincenziano.

Inutile ribadire la mia gratitudine a tutti quei coloro che ho incontrato nel mio percorso, senza il loro apporto non avrei mai raggiunto i miei obiettivi.  Le parole arricchiscono i discorsi, a tutti loro voglio dire una sola parola che racchiude un profondo significato: grazie!
Maria Campana