Diario di viaggio in Eritrea sulle tracce del vescovo missionario Luca Milesi. L’addio a Barentù

Il grande baobab

Mercoledì 6 marzo: l’addio a Barentù

È purtroppo arrivata l’ora della partenza da Barentù, capita a proposito la lettura della Santa Messa celebrata da Giuseppe nella cappellina: guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita.

Facciamo colazione, prendiamo i bagagli e con malinconia scattiamo l’ultima fotografia di gruppo con il vescovo Thomas, con la promessa di rivederci a San Giovanni Bianco il mese di giugno, in occasione delle Sante Cresime. 

Non bastano le parole per ringraziare dell’ospitalità e per la ricchezza che ci hanno dato.

Nel viaggio di ritorno all’Asmara la Land Rover di monsignor Luca, che ci accompagna, è guidata da un fratello consacrato di nome Kebreab (La gloria di Dio).

Fuori da Barentù, vediamo delle case nuove che appartengono ai Nara, un’etnia musulmana.

Ci fermiamo a Mogolò per visitare l’ospedaletto dotato di una decina di letti, diretto da un’unica infermiera, Almaz, che avevamo già incontrato a Barentù il giorno del nostro arrivo e che Lucia aveva conosciuto all’Asmara nel suo precedente viaggio.

Almaz ci racconta che qui c’è un governatore musulmano e che devono pagare le tasse allo Stato.

All’ombra del portico che circonda l’edificio ci sono degli ammalati, in particolare delle donne con dei bambini. Veniamo colpiti nel vedere i parenti che con il fornellino e dei piccoli contenitori dell’acqua preparano il cibo agli ammalati. Nei pressi c’è una bella chiesa, ma non c’è il missionario. La visitiamo con Almaz: all’esterno ci sono degli operai che lavorano alla tubazioni, per tutta la giornata è mancata l’acqua.

Salutiamo Almaz e proseguiamo per Agaz. Per strada vediamo strani muretti circolari di sassi con all’interno cumuli di pietre coperti di spini: sono i cimiteri e gli spini servono per tenere lontane le capre e altri animali.

Eccoci di nuovo a Cheren, per visitare il maestoso baobab che ha all’interno un altare con una grande statua della Madonna. Kebreab ci dice che la festa cade il 29 maggio.

Monsignore aveva programmato di portarci a pranzo nella casa delle sorelle consacrate di Cheren. Esse ci accolgono con grande ospitalità, il cibo è ottimo. Visitiamo la piccola tipografia annessa alla casa.

Il clima è caldo, ma ventilato; l’odore del tamburo si fa sentire all’interno del fuoristrada ed allora l’autista, molto gentilmente, decide di metterlo all’esterno, per non disturbare il nostro delicato olfatto…

Passiamo per Alimentel, dove c’è una chiesetta cattolica costruita dai bresciani dell’associazione Cuore Amico, poi ecco Eden, il paese di Kebreab, l’autista, dove proprio oggi si celebra la festa patronale.

Le piante di mango sono fiorite e sono bellissime.

Ecco l’imprevisto: a una trentina di chilometri dall’Asmar, foriamo. Kebrab non si perde d’animo e in poco tempo sostituisce la ruota. Noi cerchiamo di renderci utili: don Giuseppe sposta la ruota di scorta e noi mettiamo un sasso in mezzo alla strada, a mo’ di … triangolo!

Siamo ormai ad Ambadarò (Amba del gallo) e vediamo un laghetto. Non ci fermiamo e arriviamo all’Asmara verso le 17.30, accolti con gioia da Aragù e dalle sorelle consacrate.

Sentiamo freddo, per la differenza di altitudine da Barentù, e quindi dobbiamo coprirci.

Impolverati, ci laviamo quel tanto che basta perché qui non ci sono i pannelli solari come a Barentù e l’acqua va riscaldata elettricamente.

Monsignor Luca sembra appena uscito dalla sauna: porta sulle spalle un nezelà bianco doppio, prestatogli dalla Casa, perché tra i molti suoi impegni aveva dimenticato di portarsi indumenti pesanti. 

La cena è ottima ed abbondante, con finale di mango già tagliato a fette, per non fare brutte figure: sul più bello il frutto ti può scappare e finire nel piatto del vicino.

Il tamburo viene lasciato sul terrazzo per essere messo l’indomani al sole.

Nella chiesetta facciamo la meditazione della sera, che ha come argomento la preghiera: essa ti aiuta ad affrontare le difficoltà quotidiane, ti colma il vuoto del cuore, è una bella cosa il volontariato, ma senza la preghiera il cuore diventa arido come il deserto.

Ci auguriamo la buona notte a ci corichiamo nelle nostre camere. Prima di addormentarmi ascolto il canto dei grilli.

(continua)