Interviste ai preti novelli. Don Andrea Cuni Berzi: “In un tempo di cambiamenti rapidi è importante la capacità di adattamento”

Proseguiamo con laserie di breve interviste per conoscere meglio i preti novelli in vista dell’appuntamento dell’ordinazione. Incontriamo don Andrea Cuni Berzi, originario di Urgnano.

Come è nata la sua vocazione?

“È una domanda impegnativa perché non esiste una risposta univoca. Frugando tra i ricordi potrei rintracciare alcuni episodi avvenuti addirittura in seconda o in terza elementare. Nella mia storia la vocazione non è arrivata come un monolite, è stata più come un seme che viene deposto nella terra e cresce. Germogliando è cambiata e fatico a dire quando sia spuntata di preciso la pianta. Ho certamente incontrato figure di prete molto interessanti, come mio zio, il mio parroco, altri parroci conosciuti lungo il cammino. L’incontro con i professori in prima superiore, quando sono arrivato in Seminario. Speravo che questa pianta portasse qualche frutto e adesso sta accadendo”.

Quando è entrato in Seminario?

“Avrei voluto già da piccolo, ma ho aspettato fino alla fine della terza media”.

C’è qualche prete che ha influenzato in modo particolare il suo cammino?

“Sicuramente mio zio, don Cesare Passera, alcuni curati d’oratorio a Urgnano come don Ivan Santus e don Davide Visinoni. Fra gli altri preti (potrei citarne moltissimo) mi ha colpito don Tommaso Frigerio, ora vicerettore del Seminario, che prendo spesso come modello”.

Quali attività ha svolto negli anni della formazione in Seminario?

“In seconda teologia sono stato a Chiuduno, in terza ho trascorso un anno meraviglioso e divertente come prefetto dei ragazzi di terza media, in quarta ci siamo concentrati sul tema della parola, in quinta e sesta sono stato a Terno d’Isola e nell’ultimo anno, dal diaconato a Carobbio degli Angeli. Mi ha colpito che come non c’è una figura di prete unica non c’è neanche una realtà di chiesa unica, ogni parrocchia ha il suo stile. La prima cosa che occorre imparare è stare nel contesto in cui ci si trova, ascoltarne le dinamiche, i bisogni, capire come si può fare del bene. Usando ancora l’immagine del seme, in un frutteto non conta solo la singola pianta, anche il terreno è importante”.

Quali sono a suo parere le caratteristiche più importanti per un prete di oggi?

“Ne individuo tre. Prima di tutto una grande elasticità e pazienza, in un contesto di grande complessità. Forse anche la figura del prete non è più così ben definita, come moltissime altre. È fondamentale essere elastici e riconoscere che a seconda della realtà che si incontra le necessità possono cambiare, e questo potrebbe essere lo stile di Gesù che si è comportato in modi diversi adattandosi alle persone che ha incontrato. Seconda caratteristica è essere saldi sulla roccia che è Lui, può essere la preghiera, una vicinanza, quel continuo anelito del cuore che guarda verso l’alto e questo dà speranza anche nei momenti difficili. La terza caratteristica è la semplicità , non voler risolvere tutto, di fare ciò che si può seguendo il Signore e dove non riesco arriverà qualcun altro”.

Come si sta preparando all’ordinazione?

“È un momento ricchissimo di emozioni, attesa, gioia ed entusiasmo. Quando torno a casa ad Urgnano sento un certo fermento, so che mi stanno preparando delle sorprese. Il rapporto con la mia famiglia è molto bello, mi hanno sempre sostenuto nonostante le fatiche che ci sono state, perché vedere un figlio uscire di casa a quattordici anni non è facile, è stato un cammino anche per loro”.