Bergamo, una rete di protezione contro gli abusi: “Il servizio diocesano di tutela dei minori al lavoro per cambiare mentalità”

Il servizio di tutela dei minori nella nostra diocesi è stato uno dei pionieri a livello italiano: “Abbiamo iniziato – racconta il direttore don Gianluca Marchetti – sulla scorta di alcuni casi di abusi avvenuti sul nostro territorio che ci avevano messo in discussione. Mi è sembrato importante portare a Bergamo alcune indicazioni ed evidenze che avevo acquistato in questo ambito durante gli studi compiuti a Roma. Il vescovo monsignor Francesco Beschi ci diede mano libera nel creare questo ufficio con un’impostazione pratica e formativa: ci occupiamo in sostanza di come custodire nel modo migliore i minori negli ambienti ecclesiali”.

È un’azione più complessa di quanto possa apparire a un primo sguardo: non si tratta infatti soltanto di agire sulla “vigilanza” e sull’attenzione, ma su veri e propri cambiamenti culturali che portino in modo propositivo a potenziare la responsabilità individuale e comunitaria e che rafforzino il lavoro di squadra: “La nostra azione – prosegue don Gianluca – non si concentra soltanto in chiave preventiva di Child protection, quindi intesa come innalzamento dei livelli di prevenzione, ma segue il concetto di Safe Guard. Alla base, infatti, c’è l’idea di potenziare un sistema propositivo che aiuta a prevenire gli abusi, ma in modo positivo. Cerca di educare le persone a riconoscere prima di tutto in ogni situazione il bene di bambini e ragazzi: la loro formazione e crescita integrale, la loro educazione. E siano quindi in grado di valutare i fattori di rischio e di incentivare la protezione”.

Per esempio al momento di organizzare e gestire un gioco notturno gli animatori – secondo questo modello – sarebbero invitati a chiedersi prima di tutto quale sia l’aspetto positivo dell’iniziativa – come promuovere la crescita, l’autonomia e le relazioni -, poi quali sono i rischi, e a comportarsi di conseguenza.

Corsi di formazione mirati per oratori, parrocchie e volontari

Il Servizio diocesano di Tutela dei minori ha quindi avviato a questo scopo un programma di formazione mirato, sia a livello centrale sia nelle singole comunità: “Abbiamo riservato attenzione – prosegue don Gianluca – ai singoli casi e alle caratteristiche delle comunità per alimentare una diversa mentalità, un modo di ragionare che è spesso già presente ma a volte non viene sufficientemente sviluppato”. 

Un altro aspetto che è stato potenziato è quello della corresponsabilità: “È fondamentale il lavoro di rete, sempre molto difficile ma davvero prezioso. È la rete che tutela e protegge, lo sguardo di molti vale di più di quello del singolo. Non si può delegare questo ruolo solo ai sacerdoti oppure a un educatore professionista. Il compito e la presenza dei volontari nelle comunità sono molto importanti negli oratori, in ogni ambito, a partire dai luoghi dell’intrattenimento, come il bar”.

Se c’è un progetto comune custodito da tutti questo contribuisce a rafforzare i fattori di protezione.

Sono stati quindi sviluppati cicli di incontri a partire dal 2016 sia a livello diocesano sia in modo capillare nelle parrocchie per introdurre questa mentalità e diffonderla il più possibile.     

“In prima battuta – chiarisce don Gianluca – dedichiamo un po’ di tempo alla conoscenza della realtà degli abusi, per rendersi conto di che cosa avviene nel mondo, anche se poi ci interessa soprattutto approfondire quali siano i fattori di protezione. Dal 2019 abbiamo messo a disposizione la nostra esperienza anche per la creazione di un Servizio nazionale per la tutela dei minori, che negli anni si è sviluppato, tanto che oggi si è formata una rete nazionale di servizi regionali e locali che si dedicano a queste attività di formazione e di ascolto”. 

Spesso vengono fatti dei corsi a scuola che però non producono cerchi nell’acqua della cultura diffusa: “Gli incontri negli oratori favoriscono lo sviluppo di ambienti comuni più protetti e offrono alle famiglie maggiori strumenti per leggere ciò che accade nelle loro case e in quelle vicine. Anche i corsi rivolti ai minori sono importanti perché contribuiscono a far nascere in loro meccanismi di autoprotezione, per esempio istruendoli su limiti dello spazio fisico, sul contatto del corpo e altri aspetti analoghi”.

Un gruppo di studio composto da professionisti

In questa azione delicatissima e urgente il Servizio diocesano di tutela dei minori si è impegnato a creare una rete: “Lavoriamo – osserva don Gianluca – a stretto contatto con il Consultorio diocesano, dove si sommano competenze e sensibilità diverse. Abbiamo proposto agli animatori del Servizio una preparazione specifica, seguendo dei corsi all’Università Gregoriana, proprio per sviluppare attenzioni mirate sulle caratteristiche degli ambienti ecclesiali. Abbiamo preparato dei video – che si possono trovare sul nostro sito non solo per noi, ma con l’intento di condividerli favorendo altre diocesi che non possono contare sulle stesse risorse.

Il Servizio può contare inoltre sulla competenza di un gruppo di studio: “È un gruppo di persone formato da magistrati, psicologi, docenti che ragionano su questi temi e possono fornire percorsi di approfondimento su temi specifici, come la conflittualità genitoriale che è uno dei fattori di rischio più elevati. Analizzare i fattori di rischio può offrire indicazioni per creare circuiti positivi. Dopo qualunque iniziativa svolgiamo anche un attenta opera di revisione, per capire quale sia la strada migliore da seguire. L’obiettivo resta quello di favorire e alimentare una cultura che innalzi il livello di guardia e i fattori di protezione”.