Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. I frutti della nostalgia

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale

Questa è una delle poesie più famose di Eugenio Montale (1896-1981) ed è stata scritta in ricordo della defunta moglie Drusilla Tanzi (1885-1963), dal poeta giocosamente soprannominata in altre poesie “mosca” per via degli occhiali spessi che ella portava a causa delle sue difficoltà visive. Montale parte dal ricordo delle scalinate percorse a fianco di Drusilla. Ora che lei è morta, il poeta avverte una profonda nostalgia, dice di sentire “il vuoto ad ogni gradino”. Lui era abituato a prestare il braccio alla donna che amava per aiutarla a scendere quegli scalini, ma ora si rende conto che quel gesto generoso e quasi spontaneo non serve più.  Il cuore si riempie di nostalgia, un sentimento col quale tutti prima o poi facciamo i conti. 

Anche noi magari abbiamo sentito nostra l’affermazione “Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio”, magari riferendoci a una relazione che avremmo desiderato continuare, ma che non è più stato possibile proseguire.

Il valore inaspettato della nostalgia

Questa nostalgia può essere sterile o feconda, dipende anche da come noi decidiamo di leggerla. Montale in questo testo prova ad interrogarsi e a tematizzare quale possa essere all’interno della relazione avuta con Drusilla la scintilla che ora lo fa avvampare di nostalgia. Giunge così nella seconda strofa a riconoscere che la sua “Mosca”, pur essendo cieca, pur essendo bisognosa di aiuto in tutto, aveva nel cuore una luce, uno sguardo profondo che le permetteva di essere paradossalmente un faro per il poeta stesso che fisicamente non aveva problemi di vista. Questo paradosso lo ritroviamo pure noi nelle nostre vite. Personalmente mi è capitato di incontrare persone anziane o malate e di trascorrere del tempo con loro. 

Guardare le persone con gli occhi del cuore

Ho creduto di fare un’opera buona dedicando loro il mio tempo, e sicuramente lo è stato; tuttavia, nel momento in cui ho provato a guardare queste persone con gli occhi del cuore, mi sono accorto che erano proprio loro a lasciarmi qualcosa in dono, qualcosa che mi ha ridato slancio, che mi ha reso migliore.

Un consiglio detto al momento giusto, la speranza con la quale uno ha affrontato la malattia, la fede testimoniata in un momento di prova sono state gocce d’amore che hanno annaffiato la mia persona.  Dio ci visita in quell’anziano, in quel malato, in quel ragazzo, in quella donna che prima dal nostro punto di vista miope era caratterizzata solo da una determinata difficoltà. Dio ci salva parlando e agendo negli ultimi. Certo, Montale non tematizza questo, rileva però lo sguardo diverso di Drusilla lasciando aperta al lettore la possibilità di lasciar fecondare la sua nostalgia.