Accanto ai malati e al personale sanitario: la cappellania di Zingonia

Stare accanto alle persone nella sofferenza, alleviare il dolore e la solitudine: tradizionalmente l’incarico di cappellano del Policlinico San Marco di Zingonia è affidato al parroco della comunità. Da quando si è formata l’unità pastorale con Verdellino anche questo è diventato un compito condiviso: fanno parte della cappellania oltre ai sacerdoti delle due parrocchie anche un diacono permanente, una suora e una collaboratrice parrocchiale laica. 

La prospettiva futura è quella di allargare ancor di più questo gruppo: “Sarebbe bello – sottolinea il parroco dell’unità pastorale don Stefano Piazzalunga – se l’assistenza e la vicinanza ai malati diventassero davvero una responsabilità condivisa, con una partecipazione più ampia, affidata a tutti, non solo a sacerdoti e religiosi, magari anche al di là dei confini dell’unità pastorale”.

I due anni della pandemia hanno fatto da spartiacque: “Per un po’ – racconta il parroco – ci è stato impossibile entrare in ospedale, poi ci siamo messi in moto per portare comunque conforto e preghiera, con tutte le protezioni di sicurezza necessarie e con un megafono per diffondere la nostra voce anche quando non potevamo entrare nelle stanze”. 

Ogni membro della cappellania garantisce la presenza in corsia per un paio di “turni” settimanali. “Qualcuno ci chiede assistenza spirituale – sottolinea don Lorenzo Cenati, coadiutore parrocchiale a Zingonia – oppure i sacramenti: la confessione, l’eucaristia, l’unzione degli infermi. Qualcuno invece apprezza un po’ di vicinanza, la possibilità di parlare, magari per superare un momento difficile”.

La presenza della cappellania è importante anche per il personale della struttura: “Molti – sottolinea don Stefano – partecipano alla Messa che celebriamo di giovedì mattina alle 7,15 prima di iniziare il turno di lavoro”. In prospettiva don Stefano immagina che si possa allargare la partecipazione a questo gruppo: “Ci piacerebbe molto – sottolinea – che diventasse un compito condiviso anche da alcuni laici della nostra fraternità che potrebbero contribuire a sostenere e rafforzare la presenza accanto ai malati”.