Outdoor: i giovani delle nove parrocchie della Cet 13 in un gruppo senza frontiere

Le parrocchie della Cet 13 sono nove, i curati cinque: non tutte le comunità possono contare su un sacerdote dedicato ai giovani. Ragionando su questo e sul desiderio di “aprire gli orizzonti e i confini delle singole comunità” è nato il gruppo Outdoor (letteralmente “fuoriporta”): i giovani delle nove parrocchie della Cet 13 riuniti in un’attività senza frontiere. Un’esperienza pastorale molto significativa, che da un lato ottimizza l’uso delle risorse a disposizione della Cet, dall’altro contribuisce attivamente alla nascita di nuove amicizie e legami.

“Noi curati – spiega don Luca Conti, direttore dell’oratorio di Boltiere – abbiamo dato vita al gruppo giovani della Cet 13 come occasione in più, senza intralciare il cammino delle singole parrocchie, come risorsa in più, preziosa in modo particolare per le comunità dove non c’è il curato”.

I cinque curati si alternano, ma per la maggior parte la responsabilità delle attività del gruppo viene sostenuta dai giovani stessi, che hanno formato allo scopo un gruppo di segreteria. “È bello – racconta Irene, 21 anni, di Boltiere, che ne fa parte – pensare a incontri ed esperienze che possano interessare ai nostri coetanei, e allo stesso tempo impegnarci a realizzarle. Per me è un esercizio di responsabilità iniziato come animatrice del Centro ricreativo estivo”.

Gli incontri si svolgono una volta al mese e possono assumere forme diverse: “Sono occasioni – sottolinea Noemi, 19 anni, di Boltiere – per parlare di argomenti che normalmente non affrontiamo fra coetanei, con una condivisione più profonda”.

Le attività sono variegate. A volte sono testimonianze su temi che interessano tutti come affettività e sessualità. “Poi – aggiunge don Luca – abbiamo organizzato incontri-merende in cui si parlava di diversi argomenti. I primi incontri sono stati di conoscenza, ma abbiamo sempre condiviso anche momenti di preghiera”. L’esperienza è aperta a tutti i giovani e può rappresentare un aiuto per crescere e mettere a fuoco il proprio rapporto con la fede”.

Irene, immersa in molte esperienze diverse dell’oratorio, la considera per esempio “una parte integrante della mia vita, che bisogna sempre coltivar e che si può condividere con altri”.

C’è anche chi si pone in un’ottica di ricerca: “Il mio rapporto con la fede – chiarisce Noemi – è ancora un po’ in divenire, lo vedo come qualcosa che si costruisce”. Proprio a questo scopo a Boltiere sono nati anche percorsi di accompagnamento spirituale: “Ci offrono – continua Noemi – uno sguardo diverso sulla nostra vita, una prospettiva spirituale su ciò che ci sta accadendo”.

L’accompagnamento spirituale è un percorso nato nell’oratorio di Boltiere: “L’abbiamo avviato due anni fa – chiarisce don Luca – a partire dalle domande dei giovani, e in seguito l’abbiamo inserito come prerequisito per chi svolge incarichi di responsabilità all’oratorio, come il ruolo di animatore. A volte consiste in una chiacchierata, a volte nella lettura di un testo biblico, a volte in una preghiera insieme. Uno spazio per parlare di fede in modo un po’ diverso, al di fuori della Messa. Nei testi biblici si può trovare una sapienza preziosa per rileggere la vita”.

I curati che hanno immaginato il progetto di Outdoor hanno messo insieme tempo e risorse per creare il primo nucleo del gruppo, lasciando poi l’iniziativa a loro. I partecipanti variano di volta in volta, in media sono una quarantina. “Chi viene – sottolinea don Luca – ha già delle forti motivazioni”.

“Questo gruppo – aggiunge Irene -, aperto a tutti i giovani della Cet 13 è nato per uscire dal contesto oratoriale dei singoli paesi e incontrarsi fra giovani dai 18 anni in su. Abbiamo iniziato a ottobre e ci siamo riuniti a rotazione nei diversi oratori. Durante l’estate faremo un viaggio insieme: andremo a Trieste e dintorni – una zona di confine, dove sono presenti forti movimenti migratori – per un’esperienza di condivisione che comprenderà momenti di esplorazione e di visita culturale ma anche attività di volontariato nelle associazioni del luogo e incontri con diverse realtà del territorio”.

  1. Il ” senso della vita ” apre spazi immensi per “costruire” e per dare coraggio ad una generazione che sembra aver perso la voglia di vivere, e ciò può accadere anche attraverso la “volontà” di fede, ma mai data per scontata o presa a pretesto: arrivare alla fede attraverso le relazioni che ciascuno sperimenta, coinvolgendo in ogni parte del proprio essere senza peraltro apparire di “fede”… appunto, sperimentare senza frontiere…e dove ognuno troverà se stesso…buon cammino in “uscita”…

    rire di

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