Madre Dositea Bottani, il vescovo Francesco: “La sua vita è stata un cammino continuo verso la santità”

«La testimonianza di madre Dositea Bottani è ampia e di una freschezza tale da meravigliarci anche oggi. La sua vita è stata un cammino continuo verso la santità».

Domenica sera 12 giugno, nella chiesa parrocchiale di Sant’Alessandro della Croce, dove ha sede la casa generalizia della congregazione, il vescovo Francesco Beschi ha presieduto una solenne Concelebrazione eucaristica di ringraziamento per il riconoscimento della venerabilità della Serva di Dio madre Dositea Bottani, superiora generale delle suore Orsoline di Maria vergine Immacolata di Gandino dal 1952 al 1970.

Madre Dositea (al secolo Maria Domenica) nasce il 30 maggio 1896 a Pianca, frazione di San Giovanni Bianco. Il 26 settembre 1913 entra nelle Orsoline.

Nel 1927 viene eletta segretaria generale e direttrice delle scuole elementari e del collegio femminile nella casa provincializia ed emette la professione perpetua.

Vicaria generale nel 1946, nel 1952 diviene superiora generale, riuscendo a fare delle Orsoline di Gandino un istituto pilota nel rinnovamento formativo, culturale e  apostolico della vita religiosa. Favorisce il costituirsi della Federazione italiana religiose a Bergamo per la collaborazione tra le congregazioni femminili.

“La sua opera è un richiamo alla santità”

Dà spazio nella casa generalizia a iniziative sperimentali della diocesi. Si spegne il 2 settembre 1970 esclamando: «Che gioia, che gioia!». Attualmente l’istituto è attivo in Italia, Polonia, Africa (Eritrea, Etiopia, Kenya, Sud Sudan) e Sudamerica (Argentina e Brasile).

«Innalziamo un canto di lode al Signore perché la Chiesa ha riconosciuto la venerabilità di madre Dositea — ha detto madre Raffaella Pedrini, superiora generale delle Orsoline di Gandino, all’inizio della Messa —. La sua opera è un altro segno dell’azione dello Spirito Santo che chiama tutti alla santità».

Il parroco don Pietro Biaggi ha poi letto il decreto vaticano sulla venerabilità di madre Bottani per aver esercitato in modo eminente le virtù cardinali (prudenza, fortezza, giustizia, temperanza) e teologali (fede, speranza, carità).

«Celebriamo la sua venerabilità — ha esordito il vescovo nell’omelia — nella solennità della Trinità, che è stata un punto di riferimento nella vita di madre Dositea». Monsignor Beschi ha citato volte alcuni scritti della Venerabile, come quelli sulla Trinità. Per il Natale del 1966, scrisse alle sue suore: «La gioia nostra di religiose sta nel procurare la gloria del Padre, nella imitazione del Figlio, con l’aiuto del Santo Spirito: vivere, quindi, una vita che onori la presenza della SS. Trinità̀, del Dio nostro in noi».

“Il Concilio Vaticano II, linfa della Chiesa”

Per il Natale del 1957 scrisse: «La suora, vivendo a modo di cellula del Corpo Mistico di Gesù, vuol imitare le relazioni che legano, nell’Unica Natura Divina, le tre Persone della SS. Trinità, come è consentito, ben inteso, alla fragilità umana, traducendo nella vita pratica la preghiera di Gesù nel Cenacolo: “Che essi, Padre, siano uno, come siamo noi”». Il vescovo ha poi ricordato come madre Bottani accolse con entusiasmo le riforme del Concilio Vaticano II, da lei definito «linfa della Chiesa» e visto come evento dell’universalità della Chiesa. «Amore a Cristo, alla Chiesa, all’apostolato e alla santità. Anche l’arcivescovo Clemente Gaddi riconobbe che il sogno di madre Dositea era diventare santa».

Una ventina i sacerdoti concelebranti, fra cui il vicario generale monsignor Davide Pelucchi; dom Giordano Rota, abate di Pontida e vicario episcopale per la vita consacrata; lo storico monsignor Goffredo Zanchi; don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII; don Diego Ongaro, parroco di San Giovanni Bianco. Presenti anche Enrica Bonzi, Elio Castelli e Silvia Bosio, rispettivamente sindaci di San Giovanni Bianco, Gandino e Peia. I doni dell’Offertorio sono stati portati dai discendenti della Venerabile.