Incontro Mondiale Delle Famiglie. Francesco Belletti: “Una festa popolare aperta a tutti”

Il X Incontro Mondiale delle Famiglie si terrà a  Roma dal 22 al 26 giugno 2022, in concomitanza con la proclamazione dell’Anno Internazionale della Famiglia da parte delle Nazioni Unite. Il tema dell’Incontro sarà “L’amore familiare: vocazione e via di santità”.

Come annunciato con un video messaggio da Papa Francesco si terrà in forma “multicentrica e diffusa” e avrà caratteristiche diverse rispetto ai precedenti appuntamenti. Rispetto all’ultimo Incontro, avvenuto a Dublino nell’estate 2018, il mondo è cambiato per la pandemia da Covid-19, e a causa di ciò l’evento è stato rimandato di un anno. 

A Roma ci sarà dunque l’appuntamento principale, a cui interverranno i delegati delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, nonché i rappresentanti dei movimenti internazionali impegnati nella pastorale familiare. 

Ciascuna diocesi è allo stesso tempo invitata a organizzare eventi analoghi nelle proprie comunità locali. Nella diocesi di Bergamo è previsto un fitto programma di incontri, a partire da sabato 18 giugno al Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano.

Con Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia) di Milano, dal 2009 al 2015 presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari e dal 2009 al 2016 consultore del Pontificio consiglio per la famiglia, dialoghiamo sulla forma inedita, “multicentrica e diffusa” scelta dal Papa e dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita per il decimo incontro delle famiglie di tutto il mondo.

Dottor Belletti, questo X Incontro Mondiale delle Famiglie “diffuso e multicentrico” è anche un’occasione per coinvolgere un numero molto più alto di famiglie che vogliono sentirsi parte della comunità ecclesiale? 

È un bell’esempio di come una difficoltà diventa un’opportunità. I singoli Incontri (l’Incontro Mondiale delle Famiglie è stato voluto da Giovanni Paolo II), sono sempre stati eventi molto affollati in cui si chiamavano tutti in singole città: Rio de Janeiro, Milano, Valencia, Città del Messico, Manila, Filadelfia, Dublino, Roma.

La pandemia ha costretto a ripensare radicalmente questo appuntamento. Questo è diventato un’occasione per far sì che in tutte le parti del mondo tutte le diocesi, tutte le famiglie potessero sentirsi coinvolte e potessero partecipare a degli appuntamenti.

Quindi il X Incontro Mondiale delle Famiglie sarà una bella occasione perché ogni famiglia nel suo territorio riesca a sentire questo Incontro come un’occasione per sé. Questi appuntamenti sono preziosi perché dimostrano quanto la Chiesa abbia a cuore la famiglia, quanto voglia dialogare con le famiglie.

Un tempo questi Incontri erano accessibili a poche persone, a chi poteva permettere di pagarsi il viaggio magari da un Continente all’altro. Quest’anno ci sarà invece una festa popolare delle famiglie nella Chiesa.

Coinvolgere sposi, famiglie e pastori insieme seguendo le indicazioni di Papa Francesco esposte nell’“Amoris laetitia”, visto che l’Incontro di Roma chiude l’anno dedicato all’Esortazione apostolica datata 2016? 

Si, l’“Amoris laetitia” è stata un punto di svolta nella prassi pastorale, ha chiamato a una maggiore vicinanza, ha aiutato a riscoprire quello che già nell’Esortazione apostolica del 1981 di San Giovanni Paolo II “Familiaris Consortio” era molto forte e che il magistero di Papa Francesco ha accentuato, cioè che le famiglie non sono dei clienti della pastorale, non sono dei destinatari delle azioni della Chiesa, ma le famiglie sono Chiesa.

Sono le famiglie a costruire la Chiesa, sono i primi mattoni su cui si edifica la Chiesa. Questo è una grande chiamata alla responsabilità, ogni famiglia cristiana viene rilanciata con un compito di testimonianza che è quell’idea di Chiesa in uscita tramite la quale Papa Francesco ha chiamato tutti fin dall’inizio del suo pontificato.

Dopo sei anni l’“Amoris laetitia” comincia ad essere più efficace nella quotidiana vita pastorale delle comunità delle parrocchie e anche delle famiglie stesse. In fondo l’Incontro è per loro, affinché ogni famiglia riscopra la propria vocazione.

Le iniziative nelle Diocesi, sono diventate un centro d’incontro locale per le famiglie, le comunità, per coinvolgerle maggiormente, pensando anche a chi per svariati motivi non potrà essere presente a Roma? 

Questo Incontro “diffuso e multicentrico” dà anche un’idea di quanto la Chiesa sia presente in tutti i contesti e voglia essere presente e conferma che in tutti questi luoghi la famiglia rimane un elemento fondamentale per la vita delle persone nella comunità.

Nelle nostre ricerche a livello internazionale abbiamo trovato dati che confermano che per le famiglie più fragili, vulnerabili e povere le relazioni familiari sono la risorsa più potente e la risorsa di maggiore protezione.

La famiglia è sempre una risorsa, una potenzialità di energia per le persone. Quindi il fatto che ci si possa incontrare in tutti i territori, dalle diocesi dell’interno del Brasile fino alle diocesi europee e degli Stati Uniti, sempre con questa idea di centralità della famiglia, sarà sicuramente generativa di molte novità. 

Significativo il logo dell’evento che riprende la forma ellittica del Colonnato del Bernini, in Piazza San Pietro, al cui interno sono rappresentate tante piccole figure, tanti personaggi che si trovano sotto la cupola e rappresentano le famiglie, con tutti i ruoli familiari. La famiglia è sempre un bene per la Chiesa? 

L’“Amoris laetitia” inizia proprio così: “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa”.

E’ l’amore della famiglia che alimenta la Chiesa e naturalmente la Chiesa è sempre stata al fianco delle famiglie. Negli ultimi decenni la Chiesa è stata l’unica Istituzione che si è sempre schierata a fianco della famiglia, quindi la famiglia nella Chiesa è a casa propria, però anche la Chiesa sta crescendo nella consapevolezza che le famiglie, i laici sono sempre più protagonisti nella vita concreta delle comunità ecclesiali.

C’è anche una bella occasione per riscoprire un’alleanza tra consacrati, tra religiosi, tra parroci, tra vescovi e il popolo dei laici che non è più un gregge da guidare, ma anche un costruttore di Chiesa.

Nel Suo ruolo di direttore del Cisf come si sta preparando all’evento romano? 

E’ un’esperienza che ho potuto fare più volte negli anni, dal 2009 in qua. In alcuni casi c’è stata anche l’occasione di fare alcuni lavori nel merito, per esempio nel 2012 avevamo presentato una ricerca sulla famiglia risorsa nella società, all’Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano che era stata una grande occasione per fare un’analisi di come in tutto il mondo la famiglia sia una protezione forte per le persone e per la coesione sociale.

Quest’anno come Cisf stiamo lavorando a un progetto internazionale con i centri di ricerca sulla famiglia delle università cattoliche, sempre per ribadire l’idea che grazie alla famiglia si diventa più umani, che le persone sono protette dalla famiglia e che le società con famiglie deboli sono frammentate.

All’interno di questo evento che è molto ecclesiale emerge anche l’idea che la famiglia è un fattore di umanizzazione della società molto potente. Quindi non bisogna dimenticarla, anzi, bisogna sostenerla. 

Si occupa di politiche familiari e sociali, welfare e terzo settore, nella prospettiva della dottrina sociale della Chiesa. Quanto ha pesato sulle famiglie italiane la pandemia, ci riferiamo anche all’assegno unico 2022, un aiuto stabile in tempo di grave crisi, proprio mentre aumentano denatalità e povertà? 

La pandemia ha avuto un impatto contraddittorio sulle famiglie. Alcune famiglie hanno resistito, hanno riscoperto la bellezza delle relazioni e del tempo passato insieme. Altre famiglie, invece, già vulnerabili, sono state messe a dura prova dal punto di vista delle relazioni e anche dal punto di vista economico.

L’impatto della pandemia lascia degli strascichi sui quali ancora dobbiamo vigilare. La pandemia è come se ci avesse costretto a prendere consapevolezza che intorno alle relazioni familiari si può costruire anche la politica.

L’assegno unico è un bel risultato finale di questo processo anche se viene prima della pandemia perché è da vent’anni che si discute su come avere una politica fiscale e di sostegno alle famiglie. L’assegno unico insieme al Family Act è una misura strutturale, quindi finalmente usciamo dalla logica di interventi piccoli per entrare in una logica universale.

Ogni figlio viene sostenuto perché in questo modo lo Stato riconosce che mettere al mondo dei figli è un bene comune, non è una scelta privata qualunque delle famiglie, ma è invece un modo in cui le famiglie alimentano la società e costruiscono il futuro dell’intero Paese.

Su questo c’è poca consapevolezza, infatti l’assegno unico è solo il primo passo ancora incompleto di una politica che deve essere ancora più forte. Altrimenti la natalità non ripartirà mai, ma soprattutto non ripartirà mai la speranza di futuro del nostro Paese. Occorre chiedere ancora molto alle scelte della politica perché la famiglia torni ad essere centrale anche nella vita pubblica.