Don Salvatore, il parroco di Padre Pio, lo aiutò a diventare prete. Raffaele Iaria racconta la storia in un libro

Il 16 giugno 2002 Papa Giovanni Paolo II, dinanzi a un’immensa folla che inonda piazza San Pietro, via della Conciliazione e l’area intorno a Castel Sant’Angelo, eleva agli onori degli altari Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (Pietrelcina, 25 maggio 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968), presbitero e mistico dell’Ordine dei frati minori cappuccini, primo sacerdote stigmatizzato della storia e tra i più amati santi al mondo. 

Vent’anni dopo il giornalista Raffaele Iaria per celebrare questo anniversario scrive “Zi’ Tore. Il “parroco” di Padre Pio. Don Salvatore Pannullo” (Tau Editrice 2022, Prefazione di Mons. Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, Presentazione di Salvatore Mazzone, sindaco di Pietrelcina, Postfazione di Fra Daniele Moffa, cappuccino del Convento, con un saggio del giornalista Marco Roncalli e alcune schede di Domenico Caruso, poeta e scrittore, pp. 144, 14 euro), dove tratteggia un “sacerdote colto, capace di parlare al cuore del popolo”, figura significativa per la formazione del futuro frate cappuccino, eletto a modello di sacerdozio dal santo di Pietrelcina.

Abbiamo intervistato Raffaele Iaria, che lavora presso la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, da anni si occupa di informazione religiosa ed è accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede.

Don Salvatore Maria Pannullo, un prete che si fa storia a Pietrelcina, un piccolo centro del Meridione d’Italia oggi noto a tutti. Nei primi anni del Novecento, com’era il contesto storico, religioso e sociale di questo borgo del Sannio a pochi chilometri da Benevento?

«Don Salvatore Pannullo, dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1862 all’età di 23 anni, arriva a Pietrelcina nel 1901 dopo aver insegnato a Benevento e Catanzaro. Il giovane Francesco Forgione aveva 14 anni. In quegli anni questo borgo, a pochi chilometri da Benevento, contava circa 4000 abitanti. Un piccolo centro, a 340 metri sul livello del mare, fatto, come raccontava qualcuno, di “viuzze di qua e di là, quali piane, quali ripidissime, e tutte irregolarmente costruite fra villiche dimore”. Agli inizi del secolo scorso il nucleo centrale del paese era situato su uno sperone di roccia calcarea e denominato Castello, Castiello in dialetto, tra le cui vie strette è nato padre Pio e ha vissuto gli anni della sua permanenza a Pietrelcina. È prevalentemente un territorio agricolo quello pietrelcinese: si raccoglie grano, legumi, si produce vino e olio oltre alla coltivazione del tabacco e del carciofo di Pietrelcina, molto noto. Quindi una popolazione di agricoltori come in buona parte dei centri abitati del Meridione d’Italia, che vive seguendo le stagioni: vendemmia, raccolta delle olive e mietitura. La terra e la natura ne segnavano, quindi, non solo il tempo ma rappresentavano la misura delle cose degli uomini. Una popolazione certamente povera ma ricca di umanità e operosa, soprattutto nei campi».

Una figura nascosta, quasi “in penombra” eppure così fondamentale per il giovane Francesco Forgione, nato da Grazio Forgione e Maria Giuseppa Di Nunzio. Chi era Don Salvatore Pannullo e in quale circostanze incontrò il giovane Francesco?

«Don Salvatore, chiamato Zi’ Tore, era originario di Pietrelcina anche se aveva trascorso molti anni fuori dal suo paese natìo, come abbiamo detto, insegnando a Benevento e Catanzaro. In famiglia aveva ricevuto una formazione religiosa ma anche civile: i genitori gli avevano insegnato l’onestà e, soprattutto la mamma, i gesti semplici della fede. Don Salvatore incontra Padre Pio al suo arrivo a Pietrelcina e lo volle sin da subito tra i suoi collaboratori come chierichetto».

Zi’ Tore fu anche il primo a conoscere la storia delle stimmate, cosiddette invisibili, del frate, comparse un mese dopo l’ordinazione sacerdotale? 

«Sì, e non solo. Fu testimone privilegiato di molti eventi straordinari. E fu il primo a sapere ciò che era avvenuto al giovane religioso – era stato ordinato sacerdote un mese prima – nella zona di Piana Romana, sotto un olmo nel terreno di famiglia nel settembre 1910 e che padre Pio comunica un anno dopo al suo direttore spirituale, perché si “vergognava”. La data precisa p. Pio non la dice neppure al suo direttore spirituale. La data precisa del fenomeno (7 settembre) viene indicata da Pannullo, che alla nipote Grazia, venuta a conoscenza delle stimmate di padre Pio, disse: “Voi lo sapete adesso, io lo so dal 1910”. Alle reiterate richieste della nipote che voleva saperne di più, don Salvatore raccontò che nel pomeriggio del 7 settembre 1910, stando padre Pio sotto l’olmo di Piana Romana in preghiera e per prendere fresco, si presentarono Gesù e la Madonna e gli donarono le sacre stimmate. Al mattino, recatosi per la celebrazione della Messa in paese, raccontò tutto all’arciprete: “Zi’ Tore, fatemi la carità: chiediamo a Gesù che mi tolga questa confusione. Voglio soffrire, morire di sofferenza, ma tutto nel nascondimento”. E don Pannullo: “Figlio mio, io ti aiuto a pregare e a chiedere a Gesù che ti tolga questa confusione; però, se è volontà di Dio, devi piegarti a fare in tutto e dappertutto la sua volontà. E ricordalo, perché se ciò è per la salvezza delle anime e per il bene del mondo intero, tu devi dire a Gesù: ‘Fai di me ciò che vuoi”. Padre Pio, confortato da don Pannullo, pregò affinché Dio gli togliesse i segni esteriori di tali ferite. Le stimmate scomparvero, lasciando però il forte dolore. Le stimmate, quelle visibili e che portò fino alla morte, sono quelle che gli apparvero, poi, nel 1918 a San Giovanni Rotondo».

Consigliere e guida, maestro e amico. Per quale motivo il personaggio di Don Salvatore, umile parroco della Pietrelcina di inizio XX Secolo, appare piuttosto trascurato nelle biografie di Padre Pio?

«Forse perché non si è capito la sua importanza nella formazione del giovane. Fu lui che preparò il giovane a diventare sacerdote visto che il futuro p. Pio non riusciva a fermarsi in convento e trascorreva quegli anni respirando l’aria salutare del suo paese. Fu lui a preparargli i documenti per entrare in convento, ad accompagnarlo all’esame, è presente con lui all’ordinazione sacerdotale il 10 agosto del 1910, alla celebrazione della sua prima messa a Pietrelcina quattro giorni dopo e poi accanto a lui nel periodo di permanenza nel borgo natio. Padre Pio era un fedele collaboratore nella gestione della parrocchia pietrelcinese guidata da don Pannullo».

Padre Pio continua ad essere un punto di riferimento importante per i fedeli di tutto il mondo. Qual è il segreto del suo successo?

«Nessun successo, direi. La sua vita di umile frate e confessore dice tanto a chi si avvicina a lui e ne rimane “folgorato”… ».