I giovani e l’amore. Il vescovo: “Sentite di essere un dono l’uno per l’altro”

«L’amore è sempre una meraviglia quotidiana. Carissimi giovani, vi affido un esercizio quotidiano, cioè di benedirvi a vicenda, avere uno sguardo d’amore, di sentirvi un dono reciproco e dirvi sempre buone parole».

È la consegna lasciata dal vescovo Francesco Beschi nella Veglia di spiritualità «L’amore giovane, incontro e alleanza», svoltasi nella chiesa di Paderno a Seriate la sera di giovedì 23 giugno, aperta ai giovani, alle coppie di fidanzati, a coloro che hanno  frequentato il percorso di preparazione al matrimonio in questo anno pastorale e ai gruppi giovanili di parrocchie e movimenti.

L’iniziativa si è inserita nelle proposte in corso nella nostra diocesi in occasione del 10° incontro mondiale delle famiglie che si concluderà domenica 26 giugno a Roma con la Messa solenne presieduta da Papa Francesco. Alla Veglia era presente anche monsignor Eugenio Zanetti, direttore dell’Ufficio diocesano pastorale della famiglia.

La speranza come sorgente della vita

La Veglia, iniziata con la lettura del brano della Genesi sulla creazione del mondo e dell’uomo, è stata suddivisa in tre parti con questi temi: «L’uomo divenne un essere vivente», «Non è bene che l’uomo sia solo», «A immagine di Dio li creò».

Ogni parte ha visto le riflessioni di don Luca Della Giovanna, vicario parrocchiale di Seriate, precedute dalle esibizioni degli atleti di Acrovertical di Bergamo, specializzati in discipline circensi, acrobatica aerea, giocoleria, trampoli, ginnastica e sport, mentre al termine, davanti alla proiezione su uno schermo di opere di Marc Chagall che rimandavano al tema della Veglia, c’era uno spazio di silenzio per le riflessioni personali.

Don Della Giovanna ha esordito ricordando che il Libro della Genesi è cronologicamente più tardivo rispetto ad altri nel Nuovo Testamento.

«Questo perché Israele sente il bisogno di tornare all’origine che dà senso a quello che gli è accaduto dopo. Israele si pone alcune domande: chi sono io? Vivo nel nulla del caos? E comprende che Dio vuole entrare nel mondo perché arido e crea l’uomo come suo capolavoro. Così è per voi anche se siete in giovane età: non basta mettere ordine nel caos della vita, perché c’è bisogno d’altro, cioè trovare sempre una sorgente d’acqua viva, che è la speranza. State vivendo la bellezza di sentirvi innamorati. L’amore è ben diverso dall’innamoramento, perché amarsi significa non bastarsi mai l’uno all’altro».

L’amore, esperienza di continua meraviglia

Nel suo intervento, monsignor Francesco Beschi ha confidato di sintetizzare nella parola «meraviglia» quanto aveva vissuto e visto durante la Veglia riguardo alla lettura della Parola di Dio, alle riflessioni di don Della Giovanni, alle immagini artistiche e alle esibizioni degli artisti. «Ho vissuto una esperienza intensa, che esprimo con un “oh”, perché la meraviglia toglie le parole. È la meraviglia per voi, per il vostro amore che sempre sorprende, un amore che dona e riceve nonostante le sofferenze, le fatiche, le oscurità e le tempeste. Ma la meraviglia più grande è che nel vostro amore è presente Dio e mi piacerebbe che tanti lo scoprissero».

Il vescovo ha lasciato una consegna ai giovani e alle coppie di fidanzati. «Vi consegno un esercizio da ripetere per tutta la vita, senza mai smettere, cioè l’impegno di benedirvi l’un l’altro, perché il maledirvi è sempre in agguato per tanti motivi. Benedizione non è soltanto una buona parola, ma è uno sguardo d’amore, sentirvi un dono reciproco e dire sempre tante buone parole a chi vi sta accanto. È il dono più grande che potete farvi per tutta la vita».

Al termine, i giovani presenti hanno scritto su un foglietto colorato la risposta a questa domanda: «Quale frutto d’amore posso portare nel giardino della vita». Poi hanno collocato i foglietti su una pianta d’ulivo al centro della chiesa e infine ritirato, come ricordo della Veglia, un vasetto di begoniette.

  1. Nel lontano 1971, don Bruno Baj, curato della parrocchia(ambrosiana) in cui mio marito ed io fummo uniti in matrimonio, ci chiese di far parte di un piccolo gruppo per la catechesi di preparazione di giovani coppie al matrimonio, in cui oltre alla testimonianza nostra e di un’altra coppia di nostri amici(tutt’ora amici e condivisi dalla stessa vita matrimoniale che quest’anno ha compiuto 51 anni), facevano parte il curato stesso, un psicologo ed un sessuologo. Don Bruno, avuto l’incarico dal Vescovo per intraprendere quel percorso di preparazione al matrimonio delle giovani coppie, in fase sperimentale per poi divenire un “passaporto” per celebrare le nozze in chiesa, quando indisse la prima assemblea, non sperava di aver tanto successo nelle presenze. Erano tempi in cui il “sesso” era tabù e sopratutto i “maschietti” erano interessati nel conoscere particolari del loro corpo(apparato sessuale) del tutto sconosciuti e di conseguenza anche quello della “femmina” di cui nessuna educazione, fin in quel momento, era data per scontata. Ma il grande handicap si poneva nel legare il concetto di “Amore”, differentemente da quello così detto di “innamoramento” e di cui spesso seguiva con l’atto sessuale fino a se stesso. Quanta acqua sotto i ponti è passata in 50 anni di vita della Chiesa… come è cambiata la società… ma credo che il concetto di amare e amarsi vicendevolmente, donandosi l’un l’altro, non è cambiato… Forse questi nuovi giovani sposi, non sanno a cosa la vita li sottoporrà negli anni, però è importante che le fondamenta siano costruite solidamente e con materiali di alto pregio…per arrivare al tetto della gioia e di condividerne ogni momento con chi per amore e soltanto per amore, trova forza nel continuare a camminare insieme, nonostante tutto, e tutti…

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