Don Rubbi, ol preòst sant: termina il processo diocesano di beatificazione

È vissuto ben oltre due secoli fa. In vita e post mortem e ancora oggi, viene ricordato come «ol preòst sant». È don Giovanni Antonio Rubbi, parroco di Sorisole dal 1740 al 1785.

Viene ricordato sia per la sua intensissima azione pastorale, sia per la sua altrettanto intensa attività taumaturgica grazie alle sue benedizioni che guarivano uomini e animali.

Un’attività che richiamò a Sorisole folle di persone provenienti anche da altre regioni e dall’Europa. Il 19 gennaio 2019 il vescovo Francesco Beschi aveva aperto ufficialmente il processo diocesano di beatificazione. Ora è giunto il momento della sua chiusura, che si terrà martedì sera 28 giugno alle 17 nella chiesa parrocchiale, dopo una Messa presieduta dal vescovo.

UNA VITA INTENSA

Don Rubbi nacque a Padronecco, frazione di Zogno, il 29 settembre 1693. Ordinato sacerdote il 2 luglio 1718, fu coadiutore parrocchiale alle Tre Fontane di Zogno (1718-27), parroco di Monte di Nese (1727-40) e infine parroco di Sorisole per 45 anni, dal 1740, dove si distinse per santità di vita, impegno pastorale, vicinanza al popolo, cura degli ammalati, fedeltà ai suoi doveri di pastore e assiduità al confessionale, frequentato da folle di persone provenienti da numerose località. Anche don Rubbi contribuì a formare della diocesi di Bergamo una società cristiana raccolta attorno a un clero a cui professava la massima devozione.

Don Rubbi, come già detto, divenne famoso per le sue guarigioni e soprattutto le benedizioni, che attirarono migliaia di fedeli da tutta Italia e anche dall’estero.

Infatti, allora la gente credeva che molti sacerdoti possedessero il «segno», cioè che le loro benedizioni avessero una forza capace di neutralizzare il male e questa convinzione trovava conferma in alcuni preti, fra cui appunto don Rubbi.

Il parroco di Sorisole era buono, ma non ingenuo. Si racconta che un giorno un tale, notoriamente avaro, gli presentò i suoi due cavalli sfiniti, chiedendo la loro benedizione affinché tornassero in salute.

Ma don Rubbi gli rispose che le sue bestie non avevano bisogno di benedizioni, ma di biada. Fra le beneficiate dal Rubbi ci fu la duchessa di Parma Maria Amalia d’Asburgo, ritenuta sterile, e poi diventata madre grazie alle sue benedizioni. Come ringraziamento, gli inviò dei preziosi paramenti sacri.

Questa intensa attività di benedizione gli procurò aperte contestazioni dai preti diocesani di tendenza giansenista, che invocarono dal vescovo Antonio Redetti, già di natura rigorista, la loro interruzione.

Nel 1772 il vescovo convocò il Rubbi nella villa episcopale di Gorle, imponendogli la loro cessazione. Divieto che poi tolse tre mesi dopo dietro le pressioni di persone potenti e del clero più indulgente verso la pietà popolare. Morì il 15 marzo 1785 e sepolto nella chiesa parrocchiale.

UNA MOSTRA ICONOGRAFICA

Fra le iniziative, nella cripta, ogni giorno da sabato 25 giugno fino a domenica 3 luglio, dalle 21 alle 22 (di domenica anche dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19) è esposto un percorso iconografico dal 1700 a oggi con cinquanta immagini del «preòst sant». C’è anche un cento studi su di lui (www.centrostudirubbi.it).