Volontariato internazionale e il progetto Fileo. La storia di Moni e Basma: “Un’esperienza che cambia la vita”

Associazione Fileo intervista a Mani e Basma

Fra le molte opportunità di compiere esperienze di tirocinio, formazione e volontariato rivolte ai giovani dai 17 ai 30 anni c’è anche quella di entrare nel nuovo Corpo Europeo di Solidarietà (in passato Sve) svolgendo un’attività di lungo periodo all’estero, fino a 12 mesi, prestando la propria opera in un’organizzazione no-profit.

È la scelta compiuta da Basma e Moni, due giovani che sono partite dalla Francia per restare un anno in Italia, impegnandosi nel progetto Fileo, che ha sede nell’abbazia di San Paolo d’Argon e si concentra sui temi del dialogo e dell’integrazione tra popoli e culture.

Hanno trovato alloggio in un appartamento in città che ha permesso loro di partecipare alla vita dei bergamaschi. “Ci siamo impegnate per esempio – racconta Moni – in un progetto di teatro, Multi me, e nel festival “Lo sguardo del gatto” che si è svolto a San Paolo d’Argon. Abbiamo lavorato anche alla mostra “Costellazioni” promossa per la Giornata del migrante”.

Opportunità preziose di incontro, dialogo e formazione


“Abbiamo partecipato – racconta Basma, originaria di Alessandria d’Egitto – al corso per operatori della pastorale migratoria. È stata una preziosa possibilità formativa”.
Basma e Moni hanno partecipato a tutte le attività promosse quest’anno da Fileo, sostenendo in particolare l’attività di organizzazione e gestione.

“Ogni esperienza – sottolinea Moni – mi ha lasciato qualcosa e mi ha coinvolto direttamente. Mi è piaciuto lavorare con persone di diversi ambiti e provenienze, imparando a confrontarmi con altri modi di vedere le cose”.

“Abbiamo imparato l’italiano – sorride Basma – e non è una cosa da poco. Ci siamo misurate con temi importanti che ci hanno aiutato a ragionare anche su noi stessi, a porci delle domande, a chiederci per esempio se ci consideriamo migranti o no, a scoprire come si lavora con persone di altra madrelingua, e imparare a stare vicino a persone che si sentono straniere. Consiglierei a tutti i giovani di compiere un’esperienza come questa, che si rivela molto arricchente e permette di uscire dalla propria comfort zone, scoprendo cose di sé che restando a casa propria non sarebbero emerse”.