Le vignette del Signore sono infinite. Gioba: “Racconto la Chiesa con un sorriso”

Ottanta divertenti ed esilaranti vignette di Don Gioba, accompagnate dai commenti di Lorenzo Galliani, giornalista e insegnante di religione, riassumono in modo originale la storia della Chiesa da san Pietro a Papa Francesco rallegrando il lettore.

La copertina del volume

Il volume “Le vignette del Signore sono infinite” (Àncora Editore 2022, pp. 104, 16,00 euro), disegnato e scritto a quattro mani da Giovanni (Gioba) Berti e Lorenzo Galliani, racconta “La storia della Chiesa disegnata col sorriso”, come recita il sottotitolo del testo. 

Abbiamo intervistato Don Gioba, nato a Bussolengo in provincia di Verona nel 1967, sacerdote dal 1993 e parroco di Moniga del Garda dal 2015, il quale fin da piccolo ha avuto la passione per il disegno. Il simpatico soprannome gli è stato messo vent’anni fa dai ragazzi di una sua precedente parrocchia.

  • Don Gioba, dopo il successo delle prime due raccolte di vignette, dedicate all’Antico e al Nuovo Testamento, dedicarsi alla storia millenaria della Chiesa era quasi una tappa obbligata? 

«Le trilogie funzionano così. Si scrive un libro, poi si fa il prequel e poi il sequel. È una sorta di sequel dell’unica grande storia della nostra religione, della nostra fede. Volevamo provare a vedere cosa era accaduto dopo il Vangelo, sempre in maniera ironica». 

  • Leggendo la sua dedica: “A mio zio don Giuseppe Ferrari, prete a Livorno per quasi 60 anni, che mi ha insegnato uno stile di Chiesa che mette al primo posto il Vangelo, dove gli ultimi sono sempre i primi”, ci viene spontaneo chiederle qual è, secondo lei, l’identikit del prete del Terzo Millennio? 

«Mio zio, che è diventato prete nel 1965, fin da subito, ha deciso di vivere nel mondo, con questa simpatia profonda per la realtà e per l’umanità. Sicuramente il prete del Terzo Millennio non può che essere per strada. In fondo veniamo tutti dalla strada, cioè dalla vita reale. Chiudersi in un recinto sacro non è nemmeno Vangelo. Dialogare con i fedeli, cercando di capire cosa si può migliorare».

  • La prima vignetta è per San Pietro. La Chiesa nasce davvero con uno dei dodici apostoli di Gesù, che la Chiesa cattolica considera il primo papa? 

«La Chiesa nasce con quel gruppo di dodici apostoli costituito da Gesù. Un numero simbolico per definire il nuovo popolo di Dio, sicuramente Gesù aveva altri discepoli. La Chiesa nasce da quella esperienza, anzi noi arriviamo a Cristo attraverso le esperienze delle prime comunità. Se loro non avessero raccolto il testimone, non avremmo nemmeno Cristo».

  • Suggestiva è la vignetta dedicata alla visita di Papa Francesco a Lampedusa nel 2013. Ce la descrive? 

«A Lampedusa Bergoglio lanciò una corona di fiori in mare omaggiando e pregando per tutti quei migranti che lì avevano perso la vita. Nella vignetta la mano che emerge con la stigmata rappresenta non solo l’umanità di Cristo, ma tutti coloro che soffrono e che rappresentano Cristo. La vignetta in questo caso non è ironica, ma sintetizza un atteggiamento di amore per l’umanità, che soffre dove il cristiano vede sempre Cristo». 

  • Qual è stato l’impatto della pandemia sulla comunicazione, sulla natura della Chiesa e in generale quali effetti ha prodotto? 

«Penso che la pandemia ha scoperto la fragilità degli abitanti del Pianeta e la Chiesa è fatta da esseri umani, tutto ciò ha costretto la Chiesa ad andare all’essenziale. A livello comunicativo la pandemia ha fatto sì che la Chiesa ricercasse nuove vie di comunicazione, quelle dei media. Questo ha fatto riscoprire la bellezza del mezzo principale, parlarsi di persona. Cercare nuove vie di comunicazione è stato di forte stimolo per la Chiesa».

  • Quando terminerà il processo sinodale iniziato dal Santo Padre nell’ottobre del 2021, che porterà alla celebrazione del Sinodo dei vescovi prevista nel 2023, che cosa potrà cambiare nella Chiesa?  

«La Chiesa deve ancora cambiare dal Concilio Vaticano II, quindi… Comunque, ho molta fiducia, non nei cambiamenti radicali, ma in un processo graduale di cambiamento. Forse questo Sinodo più che su un tema è su un metodo, che è quello dell’ascoltarsi. Questo metodo deve insegnare alla Chiesa ad essere in ascolto, al di là della conclusione del Sinodo nel 2023. Se questo Sinodo insegnasse alla Chiesa a essere sinodali sempre, sarebbe già un buon risultato. Magari certe forme di Chiesa spariranno, ma la Chiesa non sparisce, perché è nelle mani di Dio, questo è un dato di fede. Occorre avere fiducia».