I bagni di sole. L’estate dei bambini dal 1921 fino agli anni Settanta

Anche quando non esistevano gli attuali centri ricreativi estivi (Cre), le parrocchie non erano assenti. Già a partire dagli anni Venti del Novecento, in un’epoca di diffusa povertà, le colonie
elioterapiche
, popolarmente note come bagni di sole, si posero come una delle più incisive iniziative di attenzione alla «più tenera gioventù».

Il 25 aprile 1921, il Comitato provinciale antitubercolare deliberò l’istituzione delle colonie elioterapiche in città e anche nei paesi più piccoli. Furono contattati i Comuni, gli enti caritativi ed educativi affinché raccogliessero i fondi necessari. Anche la stampa locale appoggiò la nuova iniziativa, che inizialmente venne accolta con aperta diffidenza, soprattutto nelle campagne, sia per i pericoli di ordine morale nel riunire i ragazzi seminudi, sia per lo scetticismo sui benefici fisici dei bagni solari.

A fare da traino furono spesso le parrocchie, le quali furono chiamate dall’ente pubblico a gestire l’iniziativa, oppure ad avviarla in prima persona. La prima colonia elioterapica venne aperta in città nel 1921, dal 1° agosto al 2 ottobre, nell’allora ippodromo di Borgo Santa Caterina, con la partecipazione di 346 bambini d’ambo i sessi dai 7 ai 12 anni provenienti dai borghi cittadini. Con visite mediche periodiche, la colonia elioterapica si teneva ogni giorno dalle 8,45 alle 17,30 seguendo un preciso programma: pulizia personale, passeggiata, canti, bagni di sole, docce, corsa al sole, docce, pranzo, ricreazione e giochi, sonno all’ombra, bagni di sole, pediluvio, merenda e ricreazione.

Le cure solari ebbero benefici effetti sulla salute dei fanciulli (aumento di peso, scomparsa di malattie della pelle o ghiandolari).


In provincia, la prima colonia elioterapica con 150 fanciulli fu aperta a Seriate, per impulso dell’arciprete monsignor Guglielmo Carozzi. Si teneva in agosto per i ragazzi e in settembre per le bambine. Fu poi la volta di Almenno San Salvatore, Zogno e Romano. Molto attiva quella aperta a Grumello del Monte, affidata alla parrocchia e accolta come «provvida soluzione» per un’esigenza molto avvertita dalle famiglie, cioè riunire i fanciulli di sesso maschile dai 6 ai 12 anni per ripararli dai «gravi pericoli morali e spirituali del periodo estivo», dando loro l’opportunità di trascorrere «un mesetto di serena letizia», ma anche garantire ai figli un’alimentazione sufficiente senza gravare sul magro bilancio familiare.

In anni successivi, vennero accolte anche le fanciulle. L’iscrizione prevedeva il pagamento di una modica retta, molto spesso coperta, a causa della povertà, dall’offerta di uova e contributi in natura o denaro da Comune e benefattori. Fino al 1960, la colonia elioterapica si teneva in
luglio e agosto dalle 8 alle 18 nell’Istituto Palazzolo, per poi trasferirsi nell’oratorio maschile. Oltre alla visita medica e ai bagni di sole, c’erano gli spazi per preghiere, catechismo, giochi, lavoretti artistici e manuali, doposcuola. La dieta prevedeva minestra o trippa, polpette di carne, formaggio, frutta e, rare leccornie per l’epoca, anche marmellata e cioccolata.

Gli effetti benefici della cura furono subito evidenti sulla salute fisica dei fanciulli, spesso colpiti da «eccessiva magrezza, ingorghi ghiandolari al collo e agli inguini, gracilità e linfatismo». La colonia elioterapica chiuse i battenti negli anni Sessanta inoltrati per diverse concause: le migliorate condizioni di vita, l’irruzione del nuovo fenomeno delle ferie e anche, come sottolineava il curato, per la difficoltà dei ragazzi, rispetto alle generazioni del passato, ad adattarsi a quel periodo di vita comunitaria.