Visite guidate al cimitero, “città dei defunti” e luogo d’arte

«Il cimitero è la “città dei morti”, ma anche una città d’arte, perché conserva tante opere artistiche delle varie epoche, realizzate da artisti famosi». Con queste parole, domenica
mattina 3 luglio, il professor Dario Franchi, membro della Commissione artistica cimiteriale del Comune e già docente di Storia dell’arte al liceo artistico cittadino, ha aperto la prima visita di quest’anno al cimitero civico, alla presenza di trenta persone.

Presentando l’iniziativa, l’assessore comunale ai servizi cimiteriali ha scritto: «Passeggiare tra i viali del cimitero monumentale significa ripercorrere la storia della città, ma soprattutto vivere la memoria artistica di grandi maestri che hanno voluto lasciare un segno del loro talento in questo contesto così particolare. Sono certo che i nostri concittadini sapranno cogliere questa nuova occasione di conoscenza del suo patrimonio di opere d’arte».

Franchi ha subito ricordato che, prima della sua inaugurazione, il 26 maggio 1904, sul territorio comunale erano aperti quattro cimiteri nelle zone di Valtesse (dove ora sorge il campo Utili), San Giorgio (nei pressi dell’omonima chiesa), Santa Lucia Vecchia (nella via omonima) e San Maurizio, che occupava lo spazio dove venne costruito l’attuale cimitero, poi ampliato. Infatti, quello di San Maurizio venne scelto per la nuova struttura cimiteriale, costruendo dapprima il famedio, che è la parte più antica. Dopo un concorso, venne scelto il progetto dell’architetto milanese Ernesto Pirovano, a cui poi venne dedicato il viale che conduce alla struttura cimiteriale. Gli altri cimiteri vennero poi soppressi.

«La storia del cimitero civico può considerarsi giustamente storia anche della nostra città. Infatti, è luogo dei defunti, ma anche luogo d’arte, che esprime episodi di vita personale, civile, sociale, popolare e di fede. Per questi motivi è uno specchio della cultura delle diverse epoche». Riguardo all’imponente famedio, Franchi ha affermato che fu costruito «un paio di decenni prima dell’attuale stazione centrale di Milano, di cui richiama lo stile. Il progetto fu inquadrato nell’ottica della “città misteriosa” dei morti e nello stile rustico e grandioso, usando la pietra ceppo di Brembate, composta da sassi fluviali compattati dal tempo». Nel famedio è conservata la tomba del vescovo Gaetano Camillo Guindani (1879-1904), che benedì il cimitero il giorno dell’inaugurazione e scelse di esservi sepolto quando morì il 21 ottobre 1904, cioè pochi mesi dopo l’inaugurazione, per restare in mezzo agli amati bergamaschi.

La visita guidata si è limitata alle tombe più antiche, fra cui quelle più belle, opera degli artisti Vincenzo Vela, Francesco Spanghero e Giuseppe Siccardi. «Queste tombe esprimono la cultura dell’epoca — ha detto Franchi — e sono in stile liberty o déco, con riferimenti a Dio, patria, famiglia, vita personale di lavoro e di fede. Nel corso dei decenni la loro realizzazione artistica ha assunto diversi stili espressivi in rapporto alla mentalità del tempo». Proprio per queste caratteristiche, anni fa aveva incaricato i suoi alunni di catalogarle e poi furono restaurate.

Franchi ha infine ricordato che nel cimitero sono collocate numerose opere artistiche di gran pregio, opera anche di autori bergamaschi noti, come Nani, Longaretti, Brolis, Manzù, Angelini e Fornoni.

Info utili:

Le prossime visite guidate (massimo 25 persone) si terranno, sempre alle ore 10.00, domenica 18 e sabato 24 settembre (prenotazione obbligatoria, tel. 035-399514, ass.innovazionesemplificazione@comune.bergamo.it).