L’arte di spiegare bene le cose. Presente e futuro dell’informazione al festival “Migliori di così”

Dalle pagine di un quotidiano a quelle di un sito internet, dai titoli controversi e attraenti in prima pagina a quelli sfornati dalle moderne testate virtuali. Come è cambiata l’informazione, colonna portante della società, nel corso degli anni? Quali sono i mezzi di comunicazione più efficaci del nostro tempo? Il 6 luglio, Migliori ha cercato una soluzione a questo quesito assieme ad Isaia Invernizzi e Ludovica Lugli, giornalisti del Post. 

Ludovica Lugli ha aperto la serata presentando il terzo numero, recentemente uscito, di Cose spiegate bene, la rivista di carta del Post, testata principale di una nuova linea di giornalismo che si propone di essere il più esplicativo e chiaro possibile. Nato nel 2010, il Post ha una struttura che si poggia interamente su internet, ma ultimamente ha dedicato i suoi sforzi anche a questa serie di libri/riviste fisici, in collaborazione con Iperborea, il cui primo titolo è uscito nel giugno 2021. 

Nell’ultimo volume della raccolta si tratta di droghe, un tema che ritrova delle complessità non indifferenti nel proposito di essere “spiegato bene”, in quanto anche solo la parola “droga” è di per sé un termine piuttosto ambiguo. Ad esempio, ci sono sostanze che, pur provocando effetti simili a quelli delle droghe, non sono classificate come tali. 

Ragionamenti applicati sui dati e buonsenso

Invernizzi ha, in seguito, puntualizzato su diversi dati, riportati anche nel numero della rivista. Nonostante i dati parlino di un calo sostanziale delle morti per droga, bisogna anche notare che non sempre l’uso di una sostanza stupefacente è causa diretta di un decesso. Insomma, a tutti i ragionamenti applicati sui dati è necessario aggiungere un po’ di buonsenso e di legittima incertezza, che deve essere necessariamente raccontata dal giornalismo. È l’interpretazione dei dati a contare per ottenere la trasparenza necessaria, non semplicemente la loro lettura. 

Lo dimostra anche la presenza del cosiddetto dark data, cioè la presenza di dati che noi non conosciamo e che sappiamo di non conoscere, volontariamente o involontariamente nascosti dall’autorità. 

Un aiuto reciproco tra vecchie e nuove generazioni

Sul tema fake news e sul cambio dei tempi, che ha visto l’ascesa dei social anche come mezzo di informazione, entrambi si sono espressi come favorevoli ad un aiuto reciproco tra vecchie e nuove generazioni. È necessario che l’esperienza aiuti a ritrovare il senso di un determinato tipo di giornalismo e che la gioventù, dal canto suo, guidi le vecchie generazioni attraverso il mondo dell’informazione. 

Insomma, si può migliorare ancora molto sul fronte giornalismo, ma l’abbattimento delle barriere una volta esistenti tra pubblico e lettori presuppone che questo sforzo provenga anche da parte dei lettori. Molto passa dal rapporto con la propria utenza, in una spirale che mette in correlazione esigenza e offerta di qualità giornalistica alta, oltre alla messa a disposizione di mezzi chiari per rispondere alle domande che tutti si fanno in autonomia e con obiettività. 

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