Almè, raccontare l’esperienza della San Vincenzo ai ragazzi. Che cosa significa “Essere vicini” con delicatezza

L’esperienza di Mariarosa e Carolina – Conferenza San Vincenzo di Almè


Era da poco passato il periodo più grave del Covid, stavano riprendendo pian piano e con fatica tutte le attività e, un giorno, siamo state contattate da un professore della Scuola Media di Almè.

Ci ha spiegato che, alla ripresa delle lezioni in presenza, aveva aperto un discorso con i suoi studenti, sul periodo che avevano trascorso chiusi in casa, le difficoltà e le sofferenze vissute e tutte le ripercussioni di questa pandemia.

Aveva iniziato così un progetto dal titolo “MI RIGUARDA”. Ogni classe aveva voluto toccare e approfondire argomenti diversi, diverse fragilità e una classe in particolare aveva scelto il tema delle “famiglie in difficoltà economica”: voleva sapere come e da chi venissero aiutate e sostenute queste famiglie, specialmente in “quel periodo”.

I ragazzi erano a conoscenza della raccolta di generi alimentari nei supermercati e hanno nominato vari gruppi e Associazioni presenti nel nostro paese: fra queste è uscito il nome della nostra San Vincenzo; hanno quindi espresso il desiderio di contattare qualcuno che facesse parte di questa Associazione per conoscerla, capire cosa è e cosa fa, chi sono i suoi volontari vincenziani, cosa li spinge ad operare. 

Davanti ad una richiesta di questo genere non ci siamo tirate in dietro ed abbiamo accettato volentieri questo incontro.

Ho iniziato così a prepararmi raccogliendo dati e informazioni; ho contattato anche Silvia -la referente dei progetti della San Vincenzo di Bergamo – raccontandole dell’invito: entusiasta mi ha fornito immagini da proiettare,  un po’ di “numeri da dare” e tanti buoni consigli; uno mi ha toccato particolarmente … mi ha ricordato di essere molto delicata e rispettosa nell’esprimermi non sapendo quali tasti della vita personale di ciascuno avrei toccato.

Questa è una particolare attenzione che deve sempre avere il Vincenziano quando incontra “il povero”: che sia una famiglia in difficoltà economica o un malato, oppure l’anziano o la persona sola o che vive un particolare momento di disagio e che periodicamente andiamo a trovare. Dobbiamo rispettare la loro individualità e sensibilità per poter creare quella relazione di amicizia che ci permette di essere al loro fianco, poterli aiutare ed amare. 

In questo momento mi viene in mente una preghiera e riflessione che a volte faccio prima dell’incontro e mi ricorda che sono io che devo ringraziare perché divengo uno strumento nelle mani del Signore.

Ma tutto questo pensare e prepararmi all’incontro con i ragazzi della seconda “D” mi ha portata anche a fare un resoconto del mio essere Vincenziana, a ricordare i motivi per cui ho scelto di diventarlo, insomma, è stata anche l’occasione per un buon esame di coscienza.

Volevo offrire a questi ragazzi non solo informazioni e dati ma un po’ di me stessa e anche qualcosa di più profondo, volevo passare a loro quel messaggio che mi aveva spronata tanti anni addietro: “quello che farete ai più piccoli lo avrete fatto a me …”.

E così il 5 maggio 2021 alle ore 11.00, ci siamo presentate nella classe alla presenza di una loro insegnante.
Erano tutti molto carichi e vivaci, doni di quell’età. Abbiamo iniziato un po’ timorose e oserei dire che quegli occhi puntati su di noi mi avevano un po’ agitata, ma poi una parola dopo l’altra tutto è venuto così spontaneo e piacevole. Per iniziare il discorso e sciogliere il ghiaccio ho iniziato facendo loro alcune domande:
“Quando avete un problema, una difficoltà a chi vi rivolgete? Non tutti hanno qualcuno a cui chiedere e da cui ricevere aiuto”, “Quando avete sentito il bisogno di avere vicino qualcuno?”, “Se pensate ad una persona fragile chi vedete, chi è per voi la persona fragile?”. E così hanno iniziato a raccontare.

Hanno espresso l’importanza di non sentirsi soli, di avere una famiglia vicino, gli amici e discorrendo ci siamo raccontati quanto può essere importante e vitale a volte avere qualcuno a cui rivolgersi, che ti possa aiutare materialmente, ma anche ascoltare, incoraggiare … eravamo un fiume in piena! Eravamo entrati ormai nello spirito Vincenziano.


A questo punto ho raccontato un po’ di storia della San Vincenzo: come è nata, gli obbiettivi, il suo fondatore, quanti siamo in tutto il mondo e nel nostro paese di Almè, cosa facciamo e come possiamo farlo, dove attingiamo i beni necessari e gli aiuti materiali da donare, a chi si rivolgono queste famiglie bisognose perché poi noi possiamo intervenire; ed è  uscito anche che il povero non è  solo colui che non ha, ma anche chi  la società ha emarginato, gli anziani soli, gli immigrati, i reclusi,  i disoccupati, i senza tetto o coloro che hanno vissuto fallimenti nella vita.

Ho visto un’attenzione particolare quando abbiamo raccontato la nostra esperienza personale, quando ho raccontato che ricordavo alcune signore della San Vincenzo che andavano a trovare la mia mamma anziana e che non poteva più uscire di casa: come le aspettava!

E poi subito mi telefonava e mi raccontava e coglievo la sua felicità perché qualcuno si era ricordato di lei; questo era stato il motivo principale che aveva fatto scoccare in me la scintilla!!! E quando la mia mamma è venuta a mancare ho voluto anche io donare questa gioia e un po’ del mio tempo per gli anziani, le persone sole o malate, e poi le “famose” parole leggendo il Vangelo: “… lo avrete fatto a me“. Così sono diventata Vincenziana!

Grazie a questo, ho potuto avere la gioia e il dono di incontrare queste ragazze e ragazzi con i loro insegnanti. Pensate che la professoressa al termine dell’incontro ci ha chiesto come poteva fare per diventare Vincenziana!

Qualche tempo dopo poi ci hanno fatto un regalo, dei bellissimi disegni con delle frasi toccanti, che durante la giornata della Carità abbiamo esposto, alcuni sono stati anche pubblicati sul libretto del Bilancio Sociale 2021 e sicuramente utilizzeremo ancora in altre occasioni ma che consegneremo con tanto affetto e riconoscenza.
Spero davvero che anche solo una piccola goccia di quello che ci siamo detti sia entrato nel loro cuore, li ringrazio per quello che mi hanno dato e … “Signore fammi buon amico di tutti perché ti possa servire, ti possa amare, ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare”.