Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. La bellezza di seminare

“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno”. Mt 13, 2-9

Il Vangelo proposto dalla liturgia qualche giorno fa ci permette di fare memoria dell’immensità dell’Amore di Dio per l’uomo. Della sua generosità illimitata. Della sua straordinaria irrazionalità.

Ci rimane impossibile da comprendere perché si debba seminare lungo una strada, dove le possibilità che quel seme produca buoni frutti è evidentemente nulla. Ma Dio è così, dà occasioni senza limiti, ama senza badare a sprechi. Il suo Amore non si misura in base ai meriti o ai talenti di chi lo riceve, si riversa abbondantemente su ognuno.

La sua logica è un’aporia per l’uomo ma allo stesso tempo non può lasciare indifferenti. Un amore così grande non può che scuoterti e farti sobbalzare dalla tua vita. Ciascuno di noi, anche chi si sente disperato e disgraziato, è il destinatario privilegiato dell’Amore di Dio. 

Che ci fornisce a sua volta un modello da seguire. Perché se vieni amato così, non puoi che rimettere in gioco questo amore così grande.

E cosa fare se le tue attenzioni, la tua generosità, la tua dedizione non trovano risposte adeguate? L’esperienza ci insegna che le gratificazioni e le soddisfazioni sono rare, è facile farsi prendere dallo sconforto, dalla tendenza a tirare i remi in barca e chiudersi in sé stessi. Mi spendo per gli altri nel volontariato, in parrocchia, in famiglia, nel lavoro, mettendoci il massimo dell’impegno e frequentemente mi chiedo: ma chi me lo fa fare? 

È in questi momenti che serve fare memoria dell’amore ricevuto, che non dipende dalle logiche del merito, ma si dona senza misura.