Nembro, Remuzzi al Festival delle Rinascite: il progresso della scienza come motore del cambiamento

Una serata a tema scientifico si è trasformata in un incontro su temi morali e di responsabilità attualissimi quando la sera del 13 luglio il Festival delle Rinascite ha incontrato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri e quindi grande protagonista della ricerca farmacologica italiana e mondiale. 

Arrivato per presentare il suo ultimo libro, Le impronte del signor Neanderthal, Remuzzi ha aperto la serata con un’esaustiva spiegazione sulla genetica in sé e su quanto la sua eredità sia importante nella definizione della nostra persona, e specificando subito una cosa: la nostra storia genetica conta, ma conta anche l’ambiente che ci circonda e la nostra crescita in determinate condizioni. Abbiamo, sì, una predisposizione genetica, ma la nostra volontà ha un valore fondamentale nell’equazione. 

Il ruolo dell’eredità genetica e dell’ambiente

Questo vale un po’ per tutte le inclinazioni particolari: la violenza, l’intelligenza, l’aggressività, la curiosità, la pianificazione. Spesso queste cose sono scritte nel grande libro del nostro DNA, come l’aggressività reattiva tipica della nostra specie. Ma questo non vale per tutti gli uomini, e le eccezioni alla regola – per esempio chi si serve di aggressività proattiva, tipica solo di alcune specie animali – aiuta a comprendere da dove veniamo e da chi prendiamo le nostre caratteristiche. 

In particolare, nel libro di Remuzzi viene specificato come la nostra specie sia figlia di tre grandi migrazioni che millenni fa hanno spostato il genere umano. Da qui deriva un lungo discorso sulle nostre origini, e su come la teoria delle razze crolli davanti alla nostra origine comune, esprimendosi di nuovo contro ad una tesi scientificamente sbagliata, ma ancora attuale in modo preoccupante. 

Come l’ingegneria genetica cambia la vita

È intervenuta sul palco anche una nembrese, Marina Noris, che ha parlato del lavoro dell’Istituto Mario Negri durante la delicata fase pandemica, ringraziando i volontari e anche le donazioni che sono pervenute all’associazione durante quel periodo. Al momento, i ricercatori stanno attendendo i risultati dei loro studi sulla popolazione bergamasca in relazione al Covid-19. 

In chiusura si è parlato anche un po’ di futuro. In particolare, come può l’ingegneria genetica permetterci di cambiare la nostra vita? Dove può arrivare la ricerca in questo senso? Il gene editing è già in utilizzo nei test sugli animali e anche sull’uomo per alcune malattie. Il punto è sempre dove mettere il confine sulle modifiche. 

Per questo la comunità scientifica offre possibilità che devono essere eticamente approvate o meno dall’opinione pubblica e dalla società civile. Se il progresso non può – e non deve – essere fermato, il lavoro di noi cittadini è considerarne gli effetti ed esprimere, da persone informate, il nostro consenso su ogni questione.