La festa del Perdono d’Assisi nella basilica di Sant’Alessandro in Colonna

«Nonostante i tanti pesi, fatiche e frustrazioni, anche nella nostra vita irrompe il “Rallegrati” dell’angelo all’Annunciazione. Non è un privilegio riservato a Maria, ma è anche per noi. Così l’uomo non è più schiavo degli eventi, ma libero e perdonato da Dio». Sono le parole dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, durante la solenne Concelebrazione eucaristica nella festa del Perdono d’Assisi, martedì 2 agosto, nella basilica di Sant’Alessandro in Colonna, che richiama folle di fedeli dall’intera Bergamasca, Brianza, Comasco e Lecchese.

Il momento clou della giornata è stata la processione penitenziale del «santo passaggio», per indicare il passare dalla sfera terrena a quella celeste, guidata dal prevosto monsignor Gianni Carzaniga, toccando le vie attorno alla basilica. Quindi la Messa dell’arcivescovo di Milano.

La festa del Perdono d’Assisi fa pulsare di vita nuova la via storica del borgo. Ogni anno per moltissimi è un appuntamento imperdibile. Per altri è una scoperta inaspettata, oppure un’occasione per incontrare conoscenti o per tornare nella parrocchia nativa. C’è chi viene per la prima volta, perché toccato nel profondo dalla morte di una persona cara. Tutti però sono animati dal desiderio di suffragare un defunto. «Torniamo ogni anno per il Perdono d’Assisi — sottolineano Enrica e Agnese, due anziane di Bergamo città — per suffragare i nostri cari defunti, affinché continuino a proteggerci nei bisogni materiali e spirituali. È una pia pratica che abbiamo ereditato dai nostri genitori». «È la terza volta che arrivo in basilica ad accompagnare mia madre — racconta un giovane di Curno — e rimango sempre colpito dalla presenza di tante persone». «Erano anni che non partecipavo — confida una pensionata, 85 anni ben portati —. Ho approfittato dell’autista, mio nipote in ferie, che mi ha fatto questo grande favore».

«Sono cresciuta all’ombra del campanile della basilica — dice Annamaria, che da tempo abita in un altro quartiere cittadino —. Non posso mancare a questo appuntamento religioso, che mi consente anche di incontrare parenti e conoscenti». Non pochi coloro che giungono per la prima volta dopo un lutto che li ha colpiti. «Lo scorso anno — racconta una giovane di Seriate, accompagnata da marito, figlia e madre — mio padre è deceduto a causa del Covid e la sua sepoltura è stata frettolosa come per tutti per via della pandemia. Prego in suo suffragio e perché ci accompagni nel nostro cammino quotidiano». «Siamo qui per il suffragio di mio padre — dice una giovane dell’hinterland che accompagna la madre —. Era un omone, ma in poco tempo una malattia che non perdona l’ha stroncato. Ha goduto pochi anni la pensione e i nipoti dopo una vita in fabbrica come operaio tessile».

Sempre folto il gruppo dei brianzoli, che fino ad alcuni anni fa, prima della sua scomparsa, erano accompagnati dall’arzilla Enrica Alberti, zia dell’allora arcivescovo milanese cardinale Dionigi Tettamanzi, figura storica dell’associazione. «Veniamo ogni anno per questa festa — raccontano due anziane —. E ci torneremo fin quando la salute ce lo permetterà». Per tutta la giornata sono state raccolte le iscrizioni all’Associazione del Perdono (circa 40.000 gli iscritti), destinate alla celebrazioni di Messe per i defunti e i vivi. Parte degli introiti viene destinato ai preti diocesani Fidei donum e ai monasteri cittadini.