Facciamo sei Settimane di Cre?

animatori Cre telgate

“Don, facciamo sei settimane di CRE?” è stata una delle domande più frequenti che i genitori mi hanno posto quest’anno. Una domanda che fa certamente piacere, in quanto attesta una volta in più che l’esperienza, nei nostri oratori di Grumello e Telgate, è stata positiva, incontrando non solo l’approvazione di bambini e ragazzi, ma anche dei genitori. Nel contempo, questa è anche una domanda che, mi sembra, apra a riflessioni serie. Provo a offrirne qualcuna nel modo più ordinato possibile. Innanzitutto, c’è la necessità per i genitori, che per la maggior parte lavorano entrambi, di avere qualcuno che si prenda cura dei figli: è una questione seria per una famiglia e, soprattutto quando i nonni non hanno la possibilità di garantire questo servizio, essa può trasformarsi in un problema serio. C’è poi la dimensione sociale, che incrocia la necessità, particolarmente accentuata dopo gli anni della fase acuta della pandemia, di far sì che i ragazzi stiano insieme, condividendo esperienze buone che li impegnino nella pratica: fare qualcosa insieme, costruire qualcosa insieme è una dimensione fondamentale per la crescita dei ragazzi in età evolutiva. Già questi aspetti, che non sono certamente gli unici, sono sufficienti per comprendere come la richiesta di un CRE di durata maggiore abbia come fondamento motivazioni davvero serie. Tuttavia, è necessario considerare alcuni aspetti che, personalmente, mi fanno optare per le quattro settimane. Io credo gli oratori possano fare molto per aiutare le famiglie: molto, ma non tutto. Pensare che gli oratori possano assumersi da soli l’impegno di offrire un mese e mezzo o addirittura due di CRE per andare incontro alle crescenti esigenze delle famiglie è un errore. È un errore perché non è pensabile che solo gli oratori possano risolvere una questione sociale così onerosa: pensare alle famiglie che hanno bisogno di esperienze educative per i loro bambini è compito di tutta la società e di tutti gli enti del territorio, non solo della Chiesa. Inoltre, mi sembra di vedere dimenticati, dietro questa prospettiva, due soggetti fondamentali non solo per il CRE, ma per tutta la vita degli Oratori: i volontari e gli adolescenti. Infatti, solitamente, a portare avanti l’esperienza del CRE sono i volontari che già sono impegnati nella vita dell’Oratorio durante l’anno; l’esperienza del CRE, di cui solitamente si vede solo la punta dell’iceberg, ossia la fase realizzativa, richiede mesi di lavoro prima dell’inizio e una mole di impegno enorme anche in fase di implementazione (parecchie ore dopo che i ragazzi sono tornati a casa oppure la sera). Questo è un aspetto importante: i volontari, che hanno il loro lavoro e le loro famiglie, necessitano anche di un periodo di riposo che deve essere loro concesso: pretendere un’estate di attività “non stop” sarebbe eccessivo nei confronti di persone grazie alle quali i nostri oratori possono garantire l’accoglienza e le attività ai nostri ragazzi per 11 mesi l’anno. Poi, ci sono i nostri adolescenti. Essi terminano la scuola l’8 giugno, iniziando quasi subito la preparazione del CRE, dopo aver già partecipato nei mesi precedenti a diversi incontri formativi; vivono l’esperienza del CRE intensamente, nei nostri oratori dalle 9 del mattino alle 18 di sera, spesso conciliando l’impegno del CRE con lo studio, per via degli eventuali esami di riparazione. In ogni caso, essi terminano l’esperienza del CRE che mancano pochi giorni ad agosto. Io credo sia giusto che, dopo un mese vissuto così, ci sia la possibilità di proporre qualche giorno esclusivamente pensato per loro e poi.. lasciarli studiare! Sì, ne sono convinto: ad agosto è bene i nostri adolescenti vengano messi nelle condizioni di riprendere confidenza con le diverse discipline scolastiche, dedicandosi ai compiti, alla lettura e allo studio, anche presso le località dove trascorrono le vacanze con le loro famiglie. È importante per il loro equilibrio: tre mesi senza scuola sono tanti e la ripresa della scuola secondaria di secondo grado richiede serietà: i docenti, dopo una prima settimana di ripasso e collegamento con l’ultimo argomento dell’anno precedente, devono poter contare su ragazzi reattivi e pronti ad affrontare subito il programma del nuovo anno. Non si tratta quindi di indisponibilità degli Oratori, ma di costruire un sano equilibrio che possa fare davvero il bene di tutti.

  1. Arguta e ardua riflessione che riguarda l’intera comunità e che dovrebbe essere ampliata alla società in toto, soprattutto per quanto riguarda la scuola, per tempi e luoghi, ma anche ad una visione delle priorità su cui essere preparati, visti i tempi dell’oggi, e che possano prevedere soluzioni diverse per necessità variegate ma essenziali nella quotidianità di vita. Dovrebbe essere essenziale fare rete senza doppioni di sorta dove il denaro conta,e molto, e che non dovrebbe essere sprecato, in rivoli e/associazionismi di favore…Insomma fare rete, che per me significa ottenere con una visuale totale, con tutte le parti sociali e agenzie educative, il meglio dei “servizi possibili” in comunione di intenti e da qualsiasi fonte provengano,amministrazioni, Chiesa o associazioni a dir si voglia….A settembre avremo le elezioni…ma mi pare che tutto si faccia fuorché fare rete per affrontare i veri problemi che ci affliggono e ci affliggeranno sempre di più… a noi credenti, non ci resta che pregare…

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