Papa Francesco chiede scusa ai popoli indigeni del Canada. Suor Chiara: non solo un atto formale

Papa Francesco Canada Indigeni

Buongiorno suor Chiara,
Papa Francesco durante la sua visita in Canada ha chiesto scusa per le violenze perpetrate a danni degli indigeni, definendole un genocidio. Qualcuno critica questo atteggiamento e le scuse considerandole solo un gesto formale. Lei cosa ne pensa? Perché è importante chiedere scusa? Qual è il valore di questo gesto?
Grazie e un cordiale saluto.  Filippo

Le parole e i gesti che papa Francesco ha consegnato ai popoli indigeni del Canada sono state forti e, oserei dire, persino “pesanti”, caro Filippo.

Proviamo a riascoltarle: «Giungo nelle vostre terre natie per dirvi di persona che sono addolorato, per implorare da Dio perdono, guarigione e riconciliazione, per manifestarvi la mia vicinanza, per pregare con voi e per voi. Sono qui perché il primo passo di questo pellegrinaggio penitenziale in mezzo a voi è quello di rinnovarvi la richiesta di perdono e di dirvi, di tutto cuore, che sono profondamente addolorato: chiedo perdono per i modi in cui, purtroppo, molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni. Sono addolorato. Chiedo perdono, in particolare, per i modi in cui molti membri della Chiesa e delle comunità religiose hanno cooperato, anche attraverso l’indifferenza, a quei progetti di distruzione culturale e assimilazione forzata dei governi dell’epoca, culminati nel sistema delle scuole residenziali. (…) 

Di fronte a questo male che indigna, la Chiesa si inginocchia dinanzi a Dio e implora il perdono per i peccati dei suoi figli. Vorrei ribadirlo con vergogna e chiarezza: chiedo umilmente perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene». 

Poi alcuni gesti significativi: Francesco bacia lo striscione rosso con scritti i nomi dei bimbi vittime delle scuole residenziali e vive un intenso momento di preghiera silenziosa nel cimitero. 

Gesti e parole formali? 

Credo proprio di no! Coloro che li criticano considerandoli tali, provino a fare altrettanto nelle piccole situazioni di ogni giorno, quando i risentimenti e i rancori per le piccole offese provocano divisioni e lacerazioni; verifichino “sulla propria pelle” quanta fortezza interiore e umiltà richieda tale gesto e quanta grandezza d’animo riveli. 

Con la sua richiesta espressa in “prima persona”, il papa ha dimostrato, davanti a Dio e al mondo, di aver assunto su di sé il male, compiuto da altri fratelli, per ripararlo in nome dell’intera comunità cristiana! Questo è grandissimo!

Il valore della richiesta di perdono è, dunque, indiscutibile! Non solo manifesta al fratello la nostra consapevolezza del male arrecato, il dispiacere per la sofferenza inflitta e il desiderio di riparare il male compiuto, ma sprigiona ampie possibilità di vita buona. Come una boccata di ossigeno, infatti, entra nella vita, purificandone l’aria viziata dai risentimenti e da divisioni.

Riconoscere i nostri sbagli non è mai formale, al contrario denota grande capacità di essere veri, autentici. 

Potessimo tutti assumere questo stile di vita, a cominciare da noi stessi fino a giungere ai grandi della terra! Il volto della terra cambierebbe!

Ricordiamoci che il perdono donato e quello ricevuto non appartengono “alla terra”, ma discendono dal cielo, dal cuore stesso di Dio. 

È lui la fonte e la sorgente!

È quindi in Lui che dobbiamo attingere la forza e il coraggio per ammettere e porre rimedio ai nostri errori.