Adolescenti: essere fragili vuol dire essere vivi. Non devianze ma traiettorie di vita

ragazzo finestra

Quando si parla di adolescenza, e in particolare delle fragilità e degli eccessi che accompagnano questa età della vita, accade spesso di cadere in banalizzazioni. Così accade che si trasformano in “devianze” quelle che in realtà sono traiettorie di vita, a volte tortuose, complesse, frammentate, ma sempre in cerca di un senso, di un orecchio che ascolti, di uno spazio capace di accogliere.

La pandemia ha complicato il quadro portando alla luce disagi latenti e innescandone di nuovi. Cooperativa Aeper, che da molti anni si occupa di adolescenza e di adolescenti e da sempre di salute mentale, invita ad avviare una riflessione seria su questo tema: “Non è possibile banalizzare una questione complessa”.

Stiamo vivendo un periodo di rapidi cambiamenti: ci troviamo a volte ad affrontare, come sottolinea Francesca Nilges, responsabile dell’area di Neuropsichiatria infantile della cooperativa sociale AEPER e di GEODE, centro di neuropsichiatria e di psicologia clinica per bambini, adolescenti e famiglie, “sofferenze che riemergono con forza, e l’inadeguatezza di alcune risposte ai compiti evolutivi che la vita pone, soprattutto per chi sta crescendo”. 

Sogni e desideri di futuro tra le pieghe della sofferenza

La cooperativa Aeper intercetta gli adolescenti e le loro famiglie “quando il dolore psicologico non è più sopportabile e si innestano condotte distruttive o autodistruttive. Lo facciamo senza dimenticare le opportunità, i sogni e il desiderio di futuro che nascosti tra le pieghe della sofferenza, aspettano di emergere e dare un senso alla vita. Non sono devianze. Sono traiettorie di vita. Fragili. Sapendo che essere fragili non significa né essere forti né essere deboli. Significa essere vivi”.

Verso il disagio degli adolescenti diventati ancor di più “invisibili” di questi ultimi anni, Aper manifesta l’importanza di “intervenire in maniera lucida nel recente scambio politico sul tema delle ‘devianze’ perché ci preoccupa la superficialità degli argomenti e la strumentalizzazione di una questione così critica. Questo contributo si muove quindi nella direzione del riportare la riflessione sul tema dei disturbi psichiatrici sui dati medico-scientifici e sul contesto storico attuale; su questo Aeper può portare il proprio contributo per lo specifico sapere maturato nel campo”.

Ricostruire il contesto. L’età del “cambiamento catastrofico”

Gli anni dell’adolescenza sono quelli delle grandi trasformazioni fisiche ma anche, secondo Bion, del “cambiamento catastrofico…qualcosa travolge e stravolge l’individuo che ne è soggetto impotente”. 

Dal seme all’albero: “L’adolescenza non è soltanto il passaggio da una fase infantile a una fase adulta, ma è il momento generativo di entrambe, l’organizzazione della storia del soggetto. Il processo di maturazione della pubertà mette l’individuo di fronte a mutamenti così profondi, così irreversibili e perturbanti sia nella percezione della realtà sia nella percezione di sé stesso, che gli adolescenti non si riconoscono più. Sperimentano nell’adolescenza una rottura e quel dolore, quella mancanza, quella rottura da quel momento viene riprodotta in ogni spazio” (Dal libro L’età dell’incertezza, Edizioni Gruppo AEPER, 2022).

Le richieste aumentano e la disponibilità di servizi, come sottolinea Francesca Nilges, non riesce a tenere il passo: “Da anni il sistema di cura degli adolescenti con gravi patologie limite dell’età evolutiva è in difficoltà per il continuo e costante aumento delle situazioni di adolescenti e delle loro famiglie che richiedono un intervento specialistico. Le risorse economiche sono sempre insufficienti a fronte dei costi dei percorsi di cura; le risorse umane sempre in affanno per la carenza di figure sanitarie, medici neuropsichiatri in primis. Su questo scenario, già molto complesso, denunciato dagli “addetti ai lavori”, si è innestata la pandemia Covid 19 e il suo impatto nella nostra società, non solo italiana”. 

L’impatto della pandemia e delle attività “a distanza”

Non sono stati anni facili per gli adolescenti, che sono per natura “esploratori”, alla ricerca di nuovi orizzonti e nuove esperienze: “Le misure restrittive utili al contenimento della diffusione del COVID-19 – sottolinea Aeper – (chiusura luoghi pubblici di incontro, scuola a distanza con DAD, sospensione attività sportive, mantenimento delle distanze relazionali…) hanno creato per gli adolescenti delle condizioni di sviluppo anomale oltre che inaspettate

Le regole sociali che è stato chiesto loro di seguire, per prevenire la diffusione del contagio, sono del tutto in contrasto con le spinte naturali di questa fase del ciclo di vita in cui la persona è fortemente coinvolta nell’esplorazione, nella ricerca di autonomia e di nuove esperienze” (Scabini e Iafrate, 2021). 

A pagarne il prezzo sono stati, come accade sempre, i più fragili: la situazione dei soggetti più vulnerabili già in carico ai servizi si è acutizzata, sono emerse nuove emergenze, si sono manifestati sintomi causati da un’interiorizzazione della sofferenza come somatizzazioni, anoressia, autolesività, ideazione ed agiti anticonservativi. “Sono significative – osserva Aeper – le risposte di ritiro più o meno grave e di isolamento sociale, solo temporaneamente condivisi nel periodo del lockdown, ma resi ancora più evidenti e problematici nelle nuove fasi di allentamento delle misure di contenimento della circolazione del virus ed alla ripresa della scuola in presenza”.

I dati di Save the Children: adolescenti stanchi, incerti, preoccupati

“Dal Rapporto Riscriviamo il futuro – Dove sono gli adolescenti? la voce degli studenti inascoltati nella crisi, pubblicato da Save the Children lo scorso gennaio per comprendere le opinioni, stati d’animo e aspettative degli studenti delle scuole superiori – prosegue Francesca Nilges -, emerge un quadro critico che fa suonare un campanello d’allarme, anche rispetto al rischio di dispersione scolastica”. 

Secondo questi dati – come segnala Aeper – gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%), in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%).  Quasi un ragazzo su 4 (24%) pensa che l’allontanamento da scuola abbia avuto ripercussioni nel comportamento alimentare. 

In aumento accessi al Pronto soccorso e ricoveri

Riccardo Bettiga, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Lombardia ha evidenziato in una recente intervista su Corriere on line nel mese di maggio 2022 che “da una rilevazione effettuata su 5 reparti ospedalieri e 8 servizi territoriali di Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza della Regione Lombardia, riferiti ai soli mesi di gennaio 2020 e 2021, abbiamo trovato più che raddoppiato (da 45 a 96) il numero di accessi al Pronto soccorso e aumentate di quasi il 25 per cento (da 41 a 59) le richieste di ricovero relative a cause direttamente correlate ad atti di autolesionismo o tentativi di suicidio. I dati, seppure non esaustivi della realtà regionale, sono francamente estensibili nella loro lettura”. Disturbi del Comportamento alimentare, abuso di alcool, rifiuto di relazioni con i pari, abbandono scolastico sono alcuni dei segnali che emergono sempre più con maggiore chiarezza sugli esiti della pandemia e delle modalità di contenimento del virus nel mondo adolescenziale e giovanile. 

Come rispondere a queste richieste di aiuto?

“Osservare gli/le adolescenti – sottolinea Francesca Nilges – , mettersi in ascolto delle loro difficoltà e supportarli in un percorso di diagnosi e di intervento tempestivi è essenziale per poter attivare percorsi di cura appropriati.

La “comunità educante” degli adulti ha la responsabilità di considerare in maniera non giudicante e lucida la salute mentale dei più giovani.

Lavorare nell’ottica di un approccio di rete, in cui adolescenti e famiglie, scuola, servizi sanitari e privato sociale collaborano mettendo al centro i bisogni degli adolescenti, garantisce la realizzazione di una cornice strutturata e capace, dove sia possibile prendersi cura di chi ha bisogno in maniera adeguata, ognuno secondo le proprie funzioni e responsabilità.

Ma è altrettanto necessario nutrire un discorso pubblico sulla salute mentale che ne riconosca schiettamente natura e contorni, impatto culturale e sociale, complessità e delicatezza. Senza imboccare scoricatoie interpretative e strumentalizzazioni che inquinano il dibattito senza nulla apportare in termini di conoscenza, consapevolezza e solidarietà”.